A piazza Municipio è stata installata una nuova versione della Venere degli Stracci di Michelangelo Pistoletto. Dico nuova perché l’opera, in realtà, risale al 1967 e di essa ne esistono diverse versioni conservate al Museo Pistoletto di Biella, al Madre di Napoli, al Museo d’arte contemporanea di Rivoli e alla Tate Gallery di Liverpool. L’ installazione attuale è inserita nell’iniziativa Napoli Contemporanea che consiste in una disseminazione per la città di opere d’arte moderna in un dialogo fattivo con la struttura urbana. L’obiettivo è quello di sostenere e rafforzare il legame di Napoli con il contemporaneo grazie a una serie di iniziative pensate appositamente per spazi cittadini e siti museali, coinvolgendo artisti come Antonio Marras, Michelangelo Pistoletto e Gaetano Pesce.
Pistoletto è il massimo rappresentante della cosiddetta Arte Povera, corrente artistico-culturale nata a Torino sul finire degli anni ’60 grazie al lavoro critico di Germano Celant, storico dell’arte. Opera-manifesto dell’Arte Povera. La Venere degli stracci di Michelangelo Pistoletto è il simbolo della traiettoria della società e dell’arte occidentale contemporanea che dall’equilibrio olimpico della classicità guarda al moderno, montagna di stracci e rifiuti.
Si ratta della riproduzione di una statua di gusto neoclassico, Venere con mela, che lo scultore danese Bertel Thorvaldsen realizzò tra il 1813 ed il 1816. La scultura, girata di spalle rispetto allo spettatore, ha il viso rivolto verso un enorme cumulo di stracci di vari colori, la cui altezza non è molto diversa da quella della dea. La Venere è in calcestruzzo ma ne esistono versioni anche in gesso come quella di Copenaghen.
Il primo elemento che salta subito all’occhio è, senza dubbio, la forte contrapposizione tra l’eleganza classica della statua della Venere e la banalità quotidiana della montagnetta di stracci. Dietro questo contrasto si leggono le dicotomie: il prezioso ed il comune, il colore contro il bianco della statua, l’equilibrio del blocco raffigurante la dea con la leggerezza del tessuto di cui sono composti gli stracci. L’arte povera è stato un movimento artistico che aveva come base il totale rifiuto dell’arte tradizionale e la possibilità di usufruire di materiali considerati anti artistici e poveri, da qui il nome. Nella loro “povertà”, dunque, gli stracci dimostrano la volontà di utilizzare tutti gli aspetti della vita nell’arte: l’accostamento effettuato da Pistoletto con un’opera di stile neoclassico, emblema della bellezza nell’arte occidentale, esprime ancora più fortemente la tensione tra passato e presente, lo storico ed il contemporaneo.
Anche il fatto che l’accostamento sia tra una Venere neoclassica e gli stracci non è casuale. Il neoclassicismo vedeva nell’arte la sublimazione dell’ideale, l’antichità rappresentava una tensione verso un mondo perduto e mai più raggiungibile in cui le passioni umane raggiungevano quell’equilibrio che la realtà non consente. Non a caso Pistoletto sceglie quindi la Venere di Thorvaldsen che incede, forte della vittoria nel giudizio di Paride, con la mela in mano, superba nella sua distaccata perfezione verso le miserie umane fatte di stracci, pezzi, inutili orpelli. Quanto è lontana la quiete delle passioni dal nostro povero, caotico, sovraeccitato mondo! La Venere ci guarda sorridente. Ma guarda soprattutto Napoli proprio dalla postazione simbolica più significativa, piazza Municipio sede del governo cittadino. Un messaggio per la città, i suoi abitanti, i tanti turisti che invadono la piazza e non solo. Ma è anche una rilettura della classicità per farla dialogare con il presente. Il passato non come insieme di reperti archeologici ma come insieme di giganti che ancora possono insegnare a noi nani come vivere.
I piani di lettura sono tanti, intersecantisi. Ovviamente il primo, immediato è quello visivo. Il contrasto bianco/policromia è di grande suggestione e non avrebbe bisogno neanche di interpretazioni perché davvero è potente. La lettura successiva può essere lasciata all’arbitrio del singolo spettatore. L’installazione non può non colpire ben oltre le critiche di chi magari ne fa strumento di attacco politico. Curatore del progetto Napoli contemporanea è Vincenzo Trione professore ordinario di Arte e Media e di Storia dell’Arte contemporanea presso l’università Iulm di Milano, oltre che Preside della facoltà di Arti e Turismo al medesimo ateneo. Che già nel 2013 a Roma aveva curato un’iniziativa simile, con 17 protagonisti dell’arte contemporanea le cui opere avevano dialogato con luoghi nevralgici del centro storico. Tra queste proprio la Venere degli stracci posta all’interno dell’abside del Tempio di Venere e Roma. A riprova della valenza assoluta dell’opera che qui a Napoli si offre agli occhi dei tanti ed ha il volto rivolto al mare, luogo simbolo delle contraddizioni del nostro tempo, dove oggi i nostri stracci più che mai si ammucchiano.