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La Terra nostra di Antonio Bassolino

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È appena uscito, in piena campagna elettorale, il libro di Antonio Bassolino, “Terra nostra. Napoli, la cura e la politica”, Marsilio. Nella società dei Tweet e di Facebook, non è un caso che chi rivendica l’orgoglio della politica e delle istituzioni parli con il linguaggio di un libro, con una riflessione di ampio raggio che ricostruisce il tessuto di una storia individuale e collettiva, dagli anni Settanta del secolo passato ai giorni nostri.
Non è un caso, anche perché Antonio Bassolino sta affrontando questa campagna elettorale con gli strumenti consolidati di una politica antica, fatta di tanti incontri con le persone, di comizi, di scarpe consumate nelle strade della città.
Il libro restituisce al lettore un percorso che parte dalle origini di una lunga esperienza tutta politica: le prime domande nascono davanti ad un ritratto di Stalin, appena morto, e si manifestano per la prima volta nella sezione Gramsci di Afragola, tra operai e braccianti.
Antonio Bassolino diventa giovane dirigente del PCI, segretario a sedici anni di quella sezione, per poi attraversare tutta l’esperienza territoriale suggerita da Giorgio Amendola, la prima carica elettiva al Consiglio Regionale della Campania, per diventare il più giovane componente della segreteria nazionale del Partito Comunista Italiano.
E poi arrivano gli anni difficili, per Napoli e per il Paese, spesso con vicende che si intersecano: il terrorismo, prima con l’assassinio di Aldo Moro e poi con il rapimento Cirillo, l’asse tra la camorra e le Brigate Rosse, il terremoto del 1980.
La politica cerca di dare le sue risposte: dalla grande avanzata del PCI nel 1976 al compromesso storico ed alle crisi che si determinano per questa opzione proprio nel 1980. Napoli vive l’esperienza delle giunte Valenzi, che proprio nella gestione della fase successiva al terremoto trova il suo momento terminale.
Nei lunghi anni Ottanta matura la crisi della Repubblica, che poi si manifesta in tutto il suo fragore con Tangentopoli, che investe non solo la sinistra meneghina, ma poi anche il contesto napoletano. Bassolino assume nel 1993 a Napoli il ruolo di Commissario del PDS, in una fase nella quale il partito era giunto al suo minimo storico, il 12%.

Si arriva alle prime elezioni comunali con il meccanismo della elezione diretta del Sindaco: Bassolino si candida e vince al secondo turno, coronando una fase lunga di opposizione al modello di governo della città. Il primo mandato conserva ancora oggi una forza di missione radicale: la squadra è di primissima qualità, spira il vento del cambiamento, la città riguadagna ottimismo e credibilità. Sulle ali del primo mandato positivo, la seconda elezione è quasi plebiscitaria. Meno convincenti sono i risultati, anche perché il contesto è molto più complesso: la politica nazionale è in crisi, il progetto dell’Ulivo è ormai stato archiviato.
Antonio Bassolino decide di accettare l’incarico di Ministro del Lavoro: doveva essere una parentesi di sei mesi. Diventa un calvario, perché viene assassinato dalle Nuove Brigate Rosse Massimo D’Antona. Bassolino si dimette da Ministro.
Poco dopo segue anche l’assassinio di Marco Biagi: è un colpo di coda che trucida due servitori dello Stato. Per Bassolino arriva il tempo delle elezioni regionali, nel 2000: si candida e vince. Lo farà, ancora una volta per il secondo mandato.
Ma intanto arriva la lunga stagione degli avvisi di garanzia e dei rinvii a giudizio per le vicende dei rifiuti. Saranno 19 processi, tutti conclusi con la piena assoluzione. Lasceranno in Antonio Bassolino un senso di solitudine politica e di personale difficoltà.
Poi, nel 2015, la decisione di candidarsi alle primarie per l’elezione del Sindaco di Napoli: sarà l’amara constatazione del livello davvero infimo al quale era giunta la lotta politica.
Poi, dopo l’ultima assoluzione processuale, Antonio Bassolino decide di candidarsi a Sindaco di Napoli nelle elezioni del 2021. Stavolta come indipendente, visto che il centrosinistra ha deciso di affidare ai tavoli romani le modalità per selezionare la candidatura.
E ora Antonio Bassolino torna a mettere tutta la sua passione per la città: è consapevole che il confronto sarà particolarmente duro ed aspro.
Ma anche che per Napoli si tratta di un passaggio decisivo. Il prossimo sarà il Sindaco del PNRR, dovrà gestire una fase fondamentale nelle quale le risorse comunitarie e gli obiettivi per la digitalizzazione, la sostenibilità ambientale ed il futuro dei giovani costituiscono una opportunità irripetibile. È quella che Antonio Bassolino definisce come la terza sfida meridionalista, dopo quella della Cassa per il Mezzogiorno e quella affidata alle Regioni.
“Sono anche e soprattutto da tempo un uomo delle istituzioni e per me Napoli, la mia Napoli, la nostra Napoli, viene prima e sopra di ogni interesse di parte e di ogni partito. È terra nostra e noi dobbiamo lavorare per renderla migliore ed esserne sempre più orgogliosi. E andare avanti”. Con queste parole Antonio Bassolino chiude il suo libro ed apre la sua campagna elettorale.