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La strage di Brandizzo e le regole del neoliberismo

by Pietro Spirito
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La tragedia di Brandizzo, nella quale sono morti cinque operai addetti alla manutenzione di una tratta ferroviaria, testimonia il tempo del neoliberismo. Le procedure erano antiche, ma certamente solide. Sino a quando un convoglio deve ancora percorrere quella sezione di rete, i lavori non possono iniziare. Il coordinatore della attività, un ferroviere di RFI, deve attendere la completa liberazione della linea per poi consegnare un modulo scritto che sancisce l’interruzione della circolazione e la possibilità di operare in sicurezza.

Il discrimine tra errore umano e sistema marcio sta nella ripetitività delle operazioni sbagliate in violazione del regolamento ferroviario. Pare, dalle prime informazioni che emergono dalle indagini e dalle dichiarazioni di alcuni lavoratori, che fosse divenuta prassi abbastanza consolidata quella di consentire l’avvio dei lavori anche in assenza della certificazione, da parte del dirigente di circolazione, che effettivamente la linea fosse sgombra di treni ancora operativi.

La dirigente movimento della stazione di Chivasso ha testimoniato che per tre volte ha ripetuto al caposquadra RFI presente nella stazione di Brandizzo che doveva transitare ancora un convoglio. Ciononostante, la squadra della ditta esterna aveva cominciato ad operare sui binari semplicemente sulla base di una disposizione verbale, in piena violazione del regolamento, sia perché l’ordine doveva essere scritto sia perché l’interruzione sulla linea non era ancora stato disposto. Sulla base di queste premesse, si è giunti al tragico epilogo delle cinque vittime, che segna uno dei più gravi incidenti manutentivi sulla rete ferroviaria italiana.

Perché sostengo che questa tragedia è frutto del neoliberismo? Innanzitutto, Rete Ferroviaria Italiana ha esternalizzato, ormai da tempo, la manovalanza delle attività manutentive e lo ha fatto per risparmiare sui costi di produzione. In secondo luogo, le ditte esterne, per assicurarsi un profitto, da un lato minimizzano sul costo del lavoro e dall’altro spingono per forzare il sistema delle regole di sicurezza, per evitare di pagare penali imposte se non si raggiungono gli obiettivi di produzione in un determinato tempo.

Il sistema è diventato malato. Si crea una complicità tra committente e fornitore che pone le condizioni per superare, per aggirare, le regole di sicurezza. Pare che questa fosse diventata con il tempo la prassi: si comincia a lavorare sui binari, realizzando le attività propedeutiche, e se un treno deve transitare si interrompe rapidamente il cantiere, sino a riprenderlo per poi completare successivamente le lavorazioni.

Questo è il neoliberismo: risparmio sui costi, massimizzazione del profitto privato, disprezzo per la vita. Questi incidenti sul lavoro non sono un caso. Sono figli di un sistema. Nascono da una precisa cultura economica e si alimentano di comportamenti convergenti da parte di tutti.

Pare che i più rigorosi capi squadra di RFI, che pretendevano un rispetto rigoroso della procedura, fossero molto poco graditi a tutti. Le ditte esterne cercavano operatori comprensivi delle ragioni del profitto, l’azienda committente convergeva sulla volontà di completare tempestivamente le lavorazioni per non intralciare la circolazione ferroviaria.

Spesso negli incidenti sul lavoro accade così: si cominciano a violare le procedure cercando di adattarle alle convenienze. Per molto tempo non succede nulla, ed i comportamenti tendono a diventare ancora più laschi. Poi una circostanza non prevedibile innesca la miccia che genera il disastro. In questo caso il ritardo consistente del treno vuoto, che tornava in deposito, ha cerato una situazione di equivoco e l’investimento si è svolto mentre il caposquadra era al telefono con il dirigente movimento.

In casi come questo non c’è da rivedere una procedura. C’è da rivedere un metodo di lavoro, una filiera di attività che oggi converge oggettivamente per costruire un sistema fondato sul rischio per i lavoratori. Questo non è più accettabile. La strage di Brandizzo non mette sul banco degli imputati soltanto chi ha sbagliato nel non rispettare le regole. E’ deragliata l’umanità.