Anche quest’anno, nonostante il dramma della pandemia, nonostante i buoni propositi di vivere il Natale come un momento speciale di condivisione e fratellanza, ci siamo fatti irretire dalla smania del regalo. Questa volta online. Abbiamo saputo fare l’ordine? il corriere troverà l’indirizzo? abbiamo scelto uno spedizioniere affidabile? quando arriverà il pacco? il contenuto sarà integro? Insomma se ante Covid era la ricerca del regalo particolare, oggi è la ricerca della tracciabilità del pacco. I corrieri arrivano a tutte le ore, in particolare tra le 14 e le 15, quando si è pigramente sul divano ad abboffarsi di notizie sui dati ultimi dell’epidemia. Ma stiamo facendo regali o strenne?
Il termine regalo deriva dall’usanza spagnola di offrire doni al sovrano, detta appunto regalo. Il termine risalirebbe al 1543 secondo il DELI (Dizionario Etimologico della Lingua Italiana). Attraverso il regalo diamo affetto e ce ne aspettiamo, anche se il linguaggio del regalo è assai più complesso ed ha a che fare con le regole del gruppo sociale cui si appartiene.
La strena è un termine latino di origine sabina, nome della dea Strenia beneaugurante a cui i Romani avevano dedicato un tempio sulla via Sacra, circondato da un boschetto ricco di ulivi ed alloro. Alle calende di gennaio (il primo dell’anno), i Romani coglievano un ramoscello delle piante consacrate e lo inviavano come dono beneaugurante (strenus) alle famiglie senatorie ed all’ imperatore, una sorta di augurio di buon anno. Col tempo il regalo fatto di foglie consacrate cambiò in doni più ricchi e preziosi.
Allora cosa portavano i re Magi a Gesù Bambino? Forse doni?
Il dono non ha a che fare con la quantità, con il prezzo, con la dimensione, ma soltanto con la qualità, perché l’oggetto in realtà è solo un simbolo, è un segno materiale che sta per qualcosa di molto più profondo e spirituale. Che nel linguaggio comune si parli sempre di regali di Natale e mai di doni, dice tutto ciò che c’è da dire, non credete? (Isabella Tomasucci, Donare anziché regalare: una differenza non da poco, dal blog del sito “PaulMeccanico.com”, 13/11/2018).
La differenza terminologica non è solo una questione di pedanteria. Le parole sono pietre. Tendiamo ad uniformare i significati, ampliando al massimo il campo semantico. Noi regaliamo: compriamo cose per farci sentire bene accetti o semplicemente per la smania consumistica di spendere. In questo delirio di acquisti, grande importanza ha avuto l’azienda della Coca-Cola che, a metà degli anni ’30, in America, ha imposto il personaggio di Babbo Natale, lo ha collegato al proprio brand, creando il simpatico personaggio vestito di rosso, sulla slitta trainata da renne, che suscita simpatia ed empatia con i consumatori.
Per quanto si parli, nessuno neanche di questi tempi, riesce ad esimersi dal rituale. Possiamo cercare di sottrarci alla spirale del regalo? Forse no. Però possiamo offrire doni, facendo nostra la massima di Corneille: C’è chi regala a piene mani, e nessuno gli è grato; il modo di donare vale più del donato