Quando si parla della Russia come impero multietnico, cosa si intende precisamente? Quali sono effettivamente le componenti che hanno costituito il tessuto etnico di questo territorio?
Per rispondere a tali domande è necessario partire da una breve analisi della storia della Russia prima dei russi e della nascita e della disfatta della Rus’ di Kiev. Infatti, pur non essendo l’etnia slava discendente delle popolazioni che saranno elencate in seguito, ed avendo anzi una sua origine autonoma più o meno chiara, quando si parla di Russia non si comprende solo l’etnia di maggioranza e che abitualmente viene connessa all’identità del paese, bensì ci si riferisce a tutte le comunità del territorio.
Posta questa premessa, e tenendo anche conto del fattore dell’influenza esercitata dai diversi dominatori sulle comunità slave, bisogna fare una sintesi dell’epoca precristiana, in particolare concentrandoci sull’area geografica delle rive settentrionali del Mar Nero.
In questi territori, infatti, si sono susseguiti per secoli i domini di diverse popolazioni, la maggior parte delle quali proveniva dall’Asia Centrale, era di lingua iranica, insediò dei semplici stati militari e permise la diffusione della cultura greco-iranica. I domini più duraturi sono quelli segnati dalla presenza prima degli Sciti e poi dei Sarmati, che contano tra le fila delle loro tribù quella degli Alani, di cui gli odierni osseti sono i diretti discendenti.
Dal 200 d.C. per circa un secolo, i territori del meridione russo furono dominati dai Goti, i quali a loro volta furono conquistati e rimpiazzati da un’etnia di lingua turca, comprendente anche elementi ugri e mongoli, gli Unni. Ben presto però, a causa della morte del suo unificatore e condottiero Attila, quest’orda perse la sua compattezza, per frammentarsi in movimenti minori di bulgari, utiguri e kutriguri.
Con l’emergere dello stato cazaro nel VII secolo d.C., gli utiguri e i kutriguri si arroccarono nei pressi del mare d’Azov e i bulgari insediatisi nella Russia meridionale si divisero in due gruppi: chi scappò verso ovest, e si stabilì definitivamente nei territori dell’attuale Bulgaria, e chi si ritirò verso nordest, rifugiandosi nel punto in cui i fiumi Volga e Kama confluiscono.
A differenza dei predecessori, i cazari lasciarono un’impronta significativa, fungendo da baluardi alla diffusione dell’Islam, da costruttori di numerose città e da esportatori del modello degli eserciti permanenti.
Più o meno in contemporanea all’insediamento dello stato cazaro, nasceva lo stato di Kiev, composto da quell’etnia che prese poi il nome di “russa”, discendente non da sciti o cazari bensì dagli slavi orientali. Questa etnia abitava dal primo millennio a.C. i territori della Russia settentrionale, e si ha testimonianza della loro presenza nella Russia centrale e meridionale dall’epoca della dominazione sciita. È inoltre noto che gli slavi combatterono i Goti e subirono le dominazioni delle diverse popolazioni che si susseguirono nei territori russi.
La denominazione “slavi orientali” fa riferimento alla lingua parlata da queste comunità, una varietà appunto orientale delle lingue slave, che a sua volta prese diverse forme: il russo, anche definito grande russo, il piccolo russo, coincidente con l’ucraino, e il russo bianco, ossia il bielorusso. Una vera e propria distinzione tra le comunità che adottavano un dialetto piuttosto che un altro non è tuttavia possibile, a causa dell’assenza di censimenti attendibili, della natura puramente linguistica e non quindi razziale della divisione, e della tendenza a matrimoni tra membri di diverse tribù.
Si vedrà come questo problema dell’impossibilità di una distinzione forte e chiara tra le diverse comunità slave sarà un problema ricorrente nella storia russa, le cui contraddizioni e strumentalizzazioni sono ancora oggi protagoniste del conflitto in corso.
Come è noto a molti, il problema dell’origine dello stato di Kiev, quello che è considerato essere il primo embrione dello stato russo, è complesso e controverso, anch’esso soggetto a rivendicazioni politiche e storiche.
La Rus’ di Kiev nasce alla fine del IX secolo d.C. nella zona del fiume Dnepr, corso che storicamente definisce il confine tra l’Ucraina occidentale e quella orientale. La sua storia ha origine con la conquista, semileggendaria, della città da parte del normanno Oleg, il che pone il problema della “teoria normanna” a lungo sostenuta dagli storici; questa, rifacendosi alle testimonianze delle Cronache di Nestore, sostiene l’origine finnica del termine “rus” con il suo significato di “uomo venuto da oltre il mare”. Negli anni però diversi studiosi hanno confutato l’origine scandinava del termine e quindi la portata dell’influenza vichinga sulla storia di Kiev, sostenendo l’effettiva impossibilità di reperire in Scandinavia un gruppo che portasse tale nome. Inoltre, lo stesso Nestore, parlando delle lingue slave e russe, sosteneva che queste fossero un tutt’uno, e tale tesi sarebbe confermata dai trattati stipulati con Costantinopoli che venivano redatti unicamente in greco e in slavo. Stando poi alle testimonianze arabe, i rus’ sono addirittura definiti una tribù slava totalmente autonoma da alcun legame scandinavo. Inoltre, è bene ricordare che il principe Oleg conquistò Kiev ma non ne fu il fondatore; difatti, la città, insieme a quella di Novgorod, faceva parte dei numerosi insediamenti di fondazione slava. La questione comunque continua tutt’oggi ad essere intricata e sostanzialmente irrisolta.
Quello che è necessario evidenziare in tale sede è però di altra natura e si riferisce all’espansione territoriale del neo-Stato e della sua organizzazione, elementi necessari alla comprensione degli eventi storici che seguirono la fine della Rus’ di Kiev.
Il già citato principe Oleg, e il suo erede il principe Igor, furono i protagonisti dell’ascesa di Kiev in quanto estesero il dominio della città a diverse tribù slave nei dintorni, che riconoscevano la supremazia di Kiev attraverso il pagamento di tributi. La massima espansione dello stato non si raggiunge però prima dell’anno Mille quando i confini si dilatano fino a comprendere parte della moderna Ucraina nordoccidentale, la Bielorussia, una piccola striscia dei territori polacchi e sloveni ad est, e una fetta importante dei territori della Russia nordoccidentale.
La Rus’ di Kiev vantava anche una rilevanza internazionale grazie ai numerosi trattati con Costantinopoli, perlopiù inerenti a trattative di pace in seguito ai tentativi di espansione russa verso i Balcani e la Crimea. Il ruolo della capitale dell’impero bizantino fu cruciale per la tradizione kievana, in quanto fu il motore che portò all’adozione del cristianesimo come religione ufficiale di stato nel 988, portando non solo ad un netto e definitivo allontanamento russo dall’islam, ma anche ad un isolamento del paese dalle dinamiche dell’Europa occidentale, in quanto l’eredità cattolica non provenne dalla chiesa di Roma.
Il declino dello stato kievano si ha con la morte del sovrano Jaroslav, nel 1054, che aveva assegnato ai propri figli la gestione di diversi principati all’interno dello stato. L’obiettivo del sovrano era quello di mantenere unita la Rus’ di Kiev attraverso il principio ereditario della rotazione da fratello a fratello, che non teneva conto però delle residenze dei diversi principi. Questa modalità comportò infatti una crescita esponenziale di principi che rivendicavano il potere, portando ad un collasso del sistema caratterizzato da continue guerre civili.
Insieme all’oramai scarsa compattezza dello stato, ad accelerare la caduta di Kiev fu l’avanzata dei mongoli che determinò la frammentazione dello stato in principati indipendenti.
Seppure eredi del retaggio kievano e del suo concetto di un’unica e comune “terra russa”, le diverse realtà che emersero dalla dissoluzione dello stato sperimentarono influenze e dominazioni differenti, che portarono alla formazione di molteplici coscienze popolari e alla polarizzazione delle diversità linguistiche.
È proprio dalla frammentazione dello stato di Kiev che emergerà la potenza di Mosca, il primo principato che sfiderà l’occupazione mongola e riunificherà le comunità slave sotto un unico grande stato. Sarà proprio da questo momento, come si vedrà nei prossimi articoli, che il principato moscovita inizierà ad assumere le caratteristiche di quello che passerà alla storia come Impero zarista.