E’ recentemente apparso sulla Rivista economica del Mezzogiorno un lungo articolo del professore Alessandro Bianchi – già Ministro dei trasporti, Direttore della Scuola Internazionale di Rigenerazione Urbana (che cura su questo giornale la rubrica Polis) – dal titolo: “La rigenerazione urbana per una nuova urbanistica”. Vi consiglio vivamente di leggerlo. Si sviluppa in vari paragrafi: Una questione ancora aperta; Il patrimonio edilizio dismesso; Il nodo della conoscenza; Il quadro normativo nazionale e regionale; Il PNRR e le risorse scomparse; Esperienze esemplari in paesi esteri; Luci e ombre nell’esperienza italiana; I relitti dell’industrializzazione mancata; Le aberrazioni dell’edilizia residenziale pubblica; Per una nuova urbanistica. Che spiegano cos’è la rigenerazione urbana, qual è lo stato dell’arte, cosa si dovrebbe/potrebbe fare. “…occorrono: regole nuove, da una Legge urbanistica nazionale ai Regolamenti edilizi comunali; un censimento nazionale del patrimonio edilizio dismesso; risorse economiche dedicate e permanenti; capacità amministrative e tecniche all’altezza del compito”. Hai detto niente.
Ma apro una finestra sul PNRR. L’Autore sottolinea come la mancanza di una normativa quadro abbia avuto come conseguenza la mancanza di risorse finanziarie dedicate. Solo il PNRR, nell’ambito della Missione 5, aveva previsto specifici finanziamenti destinati alla “rifunzionalizzazione di spazi e manufatti – esistenti e inutilizzati, pubblici e privati – con l’introduzione di nuove iniziative da una parte mirate alla qualità della vita dei residenti a partire dagli spazi pubblici e, dall’altra alla realizzazione di nuove attività originali, innovative, competitive, in tutti i settori, dall’artigianato al terziario all’industria, dalle start up alle grandi holding, fino all’agricoltura”. Il tutto per 2,8 miliardi di euro.
Ma a luglio 2023 vengono cancellati investimenti per 16 miliardi, tra cui: “Misure per la gestione del rischio di alluvione e per la riduzione del rischio idrogeologico (–1,29); Interventi per la resilienza, la valorizzazione del territorio e l’efficienza energetica dei Comuni (–6,00); Piani urbani integrati (–2,49); Investimenti in progetti di rigenerazione urbana (–3,30)”.
Tante le proteste, soprattutto da parte dei Comuni. Tante le assicurazioni che gli investimenti sarebbero stati coperti con altre risorse finanziarie. Ad oggi, però, “la rigenerazione urbana non ha alcuna dotazione finanziaria”.