Giorni fa abbiamo incontrato Francesco Emilio Borrelli, consigliere regionale e leader dei Verdi, al corteo per il FridayForFuture. Ne abbiamo approfittato per chiedergli un incontro sui temi ambientali, che saranno forse determinanti in vista delle prossime elezioni regionali.
Cosa rappresentano oggi i Verdi in Italia?
A livello nazionale oserei dire che sono dei panda. A causa del mancato cambiamento dell’impostazione ideologica del partito, che resta ancorato alle parole d’ordine di 30 anni fa. Certo, sono state fondamentali per l’affermarsi dei Verdi, ma ora il mondo sta cambiando e loro, in parte, non se ne sono resi conto. Un’impostazione fallimentare e gerontocratica, incapace di aprire a nuove generazioni. Il motivo per cui la Campania è la sola delle regioni italiane che elegge un consigliere regionale sotto il simbolo dei Verdi, che elegge i Verdi come consiglieri comunali dei capoluoghi di provincia, è l’esistenza di un gruppo con idee nuove. Non cumuliamo incarichi e lavoriamo con persone tecnicamente preparate. Per noi va sempre legata la fattibilità scientifica di un progetto alla sua sostenibilità ecologica. È facile vivere nell’estetica dell’ambientalismo dicendo: sono contrario ai rifiuti, dobbiamo fare la raccolta differenziata, ma come, quando e con quali spese non è un problema mio. L’estetica serve a poco e deve essere superata con la concretezza.
Questo significa che la Campania è centrale per i Verdi e che i voti li porta lei.
Non solo i voti, anche i tesserati. Paradossalmente, anche se sono sempre stato osteggiato dai Verdi a livello nazionale, quasi la metà delle tessere del partito vengono fatte in Campania. Ma abbiamo molti meno delegati rispetto ai voti che riceviamo. E’ un sistema che purtroppo non siamo riusciti a modificare. Spero che con il passare del tempo le cose possano cambiare, ma per farlo bisogna anche avere il coraggio di mettersi in discussione ed innovarsi come abbiamo fatto noi, pensando anche ad un nuovo modello di azione ecologista che abbia sempre alle spalle il supporto del mondo scientifico e che non si basi sulla teoria del no su tutto.
Lei in Regione è in maggioranza. Come giudica l’azione della Giunta sul tema dei rifiuti?
Quattro anni fa noi chiudemmo un accordo con De Luca, simile a quello che è stato fatto dai 5 Stelle con la Lega, che constava di tre punti. Il superamento del 50% di raccolta differenziata e siamo al 53. Eliminare i nuovi inceneritori previsti dal piano Caldoro, e così è stato. Abbiamo un problema sul terzo punto, la realizzazione dei siti di compostaggio. Sia per responsabilità della Regione che dei Comuni che sono venuti meno a causa delle proteste dei cittadini. Ma entro la fine di questo anno dovremmo riuscire a realizzare almeno due impianti.
La nuova legge regionale sui rifiuti?
Oggi la situazione è diversa rispetto al passato. La sporcizia che vediamo per strada è dovuta in parte a un problema endemico di inciviltà, di criminalità e di ignoranza, in parte al fatto che le società addette o hanno assunto soggetti poco raccomandabili o hanno lavorato a corto di personale. Detto questo, il fatto che il compost e l’umido venga mandato quasi tutto fuori Regione comporta insostenibilità ambientale perché si inquina di più e si sostiene una spesa maggiore. Domani avremo un incontro con l’assessore Bonavitacola al quale abbiamo proposto una serie di soluzioni, anche per ridurre l’impatto della chiusura dell’inceneritore di Acerra per manutenzione. Comprendo che i cittadini e i comitati siano, alle volte, sfiduciati e prevenuti. In passato sono state fatte promesse non mantenute. Ma noi ci stiamo impegnando per un piano emergenziale il cui successo è rimesso alla correttezza e concretezza delle amministrazioni.
Allora gli inceneritori servono?
Cercando di essere pragmatico, dico che il vecchio metodo ideologico dei Verdi, no agli inceneritori a prescindere e, se ci sono, chiudiamoli, non ci appartiene. Una volta realizzato, non abbiamo osteggiato il funzionamento di quello di Acerra. Pensare di chiuderlo è un errore, ma anche immaginare di farne altri. La strada da seguire è quella di utilizzarlo fino a non averne più bisogno grazie alla raccolta differenziata. Assolutamente non se ne costruiranno altri.
Ciclo integrato dell’acqua e ruolo dell’Ente Idrico Campano.
Faccio una premessa. Ho un pregiudizio nei confronti degli assunti nella pubblica amministrazione senza concorso, in particolare nei confronti degli ex detenuti. Ciò che passa è che se sei un delinquente, all’uscita della galera lo Stato si fa carico di darti un posto di lavoro fisso. Detto ciò, è chiaro che l’Ente Idrico di fatto non è partito. Sicuramente non rappresenta la punta più alta dell’azione amministrativa della Giunta. Diverso il discorso sulla depurazione. Con tutti i limiti, quantomeno non si è più verificato che i depuratori sversassero tutto a mare. Ci sono state situazioni gravi, ma sono state gestite. E’ importante ricordare che i problemi legati alla depurazione derivano anche dalla miriade di allacci abusivi al sistema fognario. Bisogna potenziare i depuratori e non affidarli però a soggetti ricattabili da sindacati, cialtroni o ex galeotti.
Un giudizio sull’attività dell’Agenzia regionale per l’ambiente.
Nel complesso positivo. Molti valutano l’ARPAC come fanno col proprio medico. Se dice quello che si aspettano, bene. Altrimenti pensano che ci sia qualcosa sotto. L’ARPAC in molti casi è stata fondamentale per affrontare i problemi dell’inquinamento. Infatti, sostengo il suo potenziamento. A patto che vi lavorino sempre persone scelte per merito e con bandi pubblici. L’ARPAC ha lavorato bene e anche se bisogna migliorare le sue performance resta uno strumento indispensabile per la Regione Campania.
Passiamo all’Autorità di sistema portuale.
Sul presidente Spirito avevo un giudizio ottimo. Però, aveva accolto con entusiasmo il progetto di elettrificazione del porto e non si è attivato per realizzarlo. Aveva parlato della sistemazione del Molo Beverello e niente ancora. Non è in carica da moltissimo tempo. Se le iniziative messe in campo verranno realizzate, almeno in parte, il mio giudizio sarà certamente ancora positivo.
Bonifica di Bagnoli.
Mi avvarrei della facoltà di non rispondere, ma alcune cose devo dirle. Nei secoli saranno maledetti i protagonisti di questa vicenda a tutti i livelli, compresi gli ambientalisti che non hanno capito quale fosse la vera posta in gioco. E’ stato detto che l’Italsider ci ha dato lavoro, ci ha dato una classe operaia straordinaria. Ed è vero. Ma in un’ottica predatoria del territorio. La stagione straordinaria di Bagnoli ha tolto la salute ad alcuni dipendenti, ha gettato il costo della bonifica sulle spalle della collettività e ha desertificato l’area. Se a suo tempo, invece di una grande industria, si fosse realizzato uno straordinario sito turistico, oggi gli operai che sono dovuti andare a lavorare altrove forse starebbero ancora lavorando lì. Un errore che paghiamo senza che ci abbia insegnato nulla.
E’ di pochi giorni fa la notizia che Ischia è divenuta “plastic free”. Ci sono altri Comuni che addirittura precorrono i tempi stabiliti dall’Europa?
Casoria aderirà al “no more plastic” dal prossimo aprile. Noi abbiamo mandato una nota a tutti i Comuni per consentirgli di attivarsi emanando ordinanze in tal senso. Anche il Comune di Napoli aveva fatto un’ordinanza per impedire l’uso dei i bicchieri di plastica agli esercizi commerciali, ma penso che sia decaduta. La plastica è la prima tra le cause d’inquinamento e la sua abolizione è una cosa per cui non mi stancherò mai di lottare.
È noto il suo impegno nel combattere il fenomeno dei parcheggiatori abusivi. Ritiene che le sanzioni previste nel Decreto Sicurezza siano idonee?
La norma approvata è stata introdotta, con alcune modifiche, a seguito di una petizione popolare dei napoletani sulla quale noi abbiamo raccolto oltre 10mila firme. L’onorevole Cantalamessa mi ha detto che il decreto è già esecutivo e non necessita di decreti attuativi. Se è vero, mi deve spiegare perché da quando è entrato in vigore non c’è stato un solo arresto in tutta Italia. Evidentemente, sono necessari decreti attuativi che spieghino alle forze dell’ordine come procedere. Se la norma non produce effetti, rafforza il senso di impunità dei parcheggiatori abusivi che invece devono essere puniti con tutta la rigidità possibile. Purtroppo, nei loro confronti non può che esserci repressione. Sono persone che vivono nella delinquenza di ogni genere. Bisogna sfatare il mito che siano poverelli che non hanno da mangiare. Alcuni di loro, che gestiscono la sosta abusiva davanti al ristorante “Giuseppone a mare”, hanno guadagnato tanto da acquistare alle figlie due negozi del valore di 500mila euro a Posillipo. Spero che la Finanza faccia un intervento forte.
Vista la grande eco che ha avuto in Campania, qual è la situazione processuale della vicenda “Ciottolo”?
Per il titolare del bar e il parcheggiatore abusivo è stato stabilito l’obbligo di firma per sei mesi. Dopodiché, il magistrato sta valutando il rinvio a giudizio per lesioni, rapina aggravata e violenza privata. La storia non finisce qui.