Con chi vuoi, con chi puoi, con chi c’è, Pasqua è una festa che ha meno vincoli del Natale, non cade mai nella stessa data, a volte è alta, quest’anno è bassa. Coincide sempre con la domenica che segue la prima luna piena dopo l’equinozio di primavera. Mentre il Natale illumina l’inverno con l’immagine del fanciullo che arriva con gioia nella vita, portando uno spirito di fiducia e quasi di spensierata allegria, la Pasqua è collegata a simbologie più complesse e rimanda a misteri profondi e nascosti. È la parabola di una vita che ha conosciuto la sofferenza e la condanna: incarnazione, morte e resurrezione è questa la sequenza cristiana, con la morte finisce la storia individuale, con la resurrezione si entra in un’altra dimensione, oltre la storia, oltre il tempo.
Allora se il Natale ci ricorda la forza che si libera nel potente mistero della nascita, la Pasqua ci ricorda la potenza rigenerante racchiusa nella possibilità della rinascita. E di questa possibilità di rinascita si fa testimone anche la natura, che, proprio nel periodo pasquale, rifiorisce dopo il lungo freddo invernale, per questo la Pasqua è percepita anche come una festa della primavera.
Comunque si voglia interpretare questa festa, l’importanza di una ricorrenza religiosa risiede anche nella dimensione simbolica che può incidere a diversi livelli sul sentire umano individuale e collettivo. È chiaro che siamo spinti ad una rinascita interiore, a ripensare e a riordinare la nostra vita proprio in questo periodo, durante una festività che risuona con profondi significati spirituali e culturali e invita ogni individuo a riflettere sui temi universali della rinascita, della trasformazione e del rinnovamento. È una celebrazione che esorta all’ottimismo, alla speranza, ricordandoci che ogni fine può preludere a un nuovo e splendente inizio. Non è un caso se il simbolo di Pasqua per eccellenza è l’uovo, elemento che racchiude in sé un messaggio profondo di rinnovamento, una forza silenziosa che si dischiude dall’interno, pronta a trasformarsi in nuova vita.
Non è semplicemente un ornamento ma un simbolo potente che trascende i confini culturali e religiosi e affonda le radici in tradizioni che precedono addirittura l’avvento del cristianesimo. Regalare uova era considerato di buon auspicio per la fertilità dei terreni e per l’ampliamento delle risorse; dunque, il dono dell’uovo a Pasqua è una tradizione di origine ancestrale. La leggenda vuole che l’uovo di cioccolata sia dovuto a Rodolphe Lindt, figlio di un farmacista bernese, che realizzò per primo un cioccolato morbido adatto alla realizzazione di uova vuote. Il primo uovo con sorpresa invece, pare sia stato commissionato nel 1885 dallo zar Alessandro III di Russia all’orafo Peter Carl Fabergé per la sua zarina Maria Fëdorovna. Si trattava di un uovo cavo di platino, smaltato di bianco, che conteneva un altro uovo più piccolo in oro. Un Fabergé forse, è un lusso destinato solo a una zarina ma un uovo di cioccolato ce lo meritiamo tutti, anche da adulti, soprattutto se siamo ancora pronti ad emozionarci per ogni sorpresa.