Le visite agli scavi di Pompei nell’anno 2021 sono risultate per numero totale al terzo posto dopo Roma e Firenze. Quindi Pompei ha perso una prestigiosa posizione nel quadro del Turismo nazionale e Internazionale, complice il Covid e l’esaurimento della politica dell’Annuncio “di scoperta in scoperta”.
Però due recenti comunicazioni del Parco Archeologico di Pompei, che riguardano fatti concreti, meritano lo spazio che si sono già conquistati presso i Media nazionali e internazionali. Il primo riguarda una prossima Mostra che, dopo una iniziale incertezza sulla data – trasferita, per motivi non comunicati, da prima a dopo la Pasqua 2022, cioè dal 14 al 21 Aprile – è stata annunciata dal Parco Archeologico di Pompei, che ha diffuso le notizie essenziali che riguardano questa mostra per certi versi insolita alle nostre latitudini vesuviane, aperta a partire dal prossimo 21 Aprile nella Palestra grande.
“Arte e Sensualità nelle case di Pompei” è il titolo netto e accattivante della Mostra, con una bella locandina. L’oggetto della mostra e, quindi il protagonista, sarà l’Eros antico o meglio: la Sensualità e l’Erotismo nell’arte del “quotidiano” dell’antica Pompei, come emergono in molti affreschi e sculture presenti nelle domus più ricche – ma anche in quelle meno ricche – dell’antica città di Pompei.
I protagonisti sono divinità famose e personaggi mitologici come, tra gli altri: Arianna e Dioniso, oppure Selene ed Endimione o ancora Venere e Marte, tutti rappresentati nudi o seminudi negli affreschi che erano il “decoro” della quotidianità delle Domus. E non soltanto questi ovviamente. Le scene sono tratte da affreschi di pareti domestiche di Domus che si ispiravano ai miti greci o semplici bozzetti in cui il soggetto maschile guarda la Dea addormentata in posa involontariamente provocante o lasciva. Ma sono adeguatamente numerose anche scene in cui la Dea, o anche la donna, è la guardona d’occasione del bel pastore dormiente. In qualche caso invece sono divinità dell’Olimpo che si uniscono in un abbraccio amoroso, prodromico di più pieni e audaci amplessi.
Ma diamo spazio alla penna del nuovo direttore generale del Parco Archeologico Gabriel Zuchtriegel che scrive così: “Il tema della sensualità è onnipresente a Pompei ma non è né scandaloso né banale. Abbiamo deciso perciò di offrire una mostra su questo aspetto di Pompei, in una esposizione allestita nella Palestra Grande. La mostra sarà dedicata ai numerosi nudi artistici presenti negli spazi pubblici delle domus”.
Poi, aggiunge Zuchtriegel: “Spesso l’argomento erotismo ha creato imbarazzo, ma va spiegato storicamente (…) Anche sul carro della Villa della Civita Giuliana abbiamo trovato rappresentate scene erotiche sui medaglioni. Come spiegare questa sensualità ripetuta nelle quotidiane scene di vita? Ebbene, queste immagini non avevano una funzione scandalistica, ma richiamavano aspetti sociali che prendevano origine dai privilegiati rapporti di Roma con la Grecia. Infatti, a Roma, e qui a Pompei, le autorità, gli uomini di potere, parlavano il greco e anche l’arte veniva rappresentata a teatro in lingua greca”.
E qui ci sembra opportuno precisare ai lettori che questa affermazione del Direttore Zuchtriegel, per quel che riguarda Pompei, sembra potersi dedurre da una iscrizione trovata recentemente nella tomba di un ex schiavo inumato (da qui la sua fama particolare che lo indicherebbe come di origine osca), Marcus. La tomba è stata ritrovata nei mesi scorsi vicino Porta di Sarno, già detta Porta di Iside.
Infine, Zuchtriegel conclude così: “Il mito greco del corpo nudo era quindi un tema considerato raffinato. Queste rappresentazioni erotiche sono quindi di cultura greca o grecizzante, elementi quindi che avevano una funzione sociale, che rappresentavano un codice culturale. Tutti questi aspetti saranno presenti in un percorso nuovo che rivelerà quanto ancora è molto nascosto e da scoprire nella cultura risalente a circa duemila anni fa e cristallizzata dall’eruzione del Vesuvio del 79 dopo Cristo.”
L’altro evento, che appartiene alla sfera del controllo dei lavori e della sicurezza, riguarda la prossima messa in funzione della guardiania notturna da parte di un “cane robot”, che il Parco Archeologico ha preannunciato come prima assoluta nel campo archeologico, destando molta curiosità tra il pubblico e anche tra gli addetti ai lavori, che attraverso i social non si sono detti convinti ed entusiasti di una tale “concorrenza”, a loro dire inefficace, oltre lo scoop. Noi non siamo esattamente schierati con loro, ma diciamo pure – avendone la competenza – che il prototipo di “cane” sciolto nelle strade di notte, andrebbe integrato con un servizio di Droni, pacifici ma utili, volanti ad altezze che il cane non si può permettere.
Nel “Piano della conoscenza” del Progetto Pompei ci fu chi offrì una soluzione di controllo attraverso i droni, ma non se ne fece nulla in fase di gara – la prima in assoluto dell’intero Progetto, quindi ben oltre tre anni orsono – per il malfunzionamento in fase della piattaforma allestita da Invitalia per la raccolta delle offerte. E molti restauri, di conseguenza, si sono effettuati senza il previo accurato rilievo dei luoghi. Una occasione persa e senza riparo, tra le tante.
Completando però il nostro articolo non possiamo non dire, ad onor del vero, che già in due occasioni – proprio recentemente e in questi giorni – la RAI-TV nazionale ha mandato in onda le immagini dei cani robot già utilizzati a Shangai, in conseguenza del lockdown imposto per il Covid, per diffondere le istruzioni di sicurezza ai cittadini, con altoparlanti a pieno volume. E Sigfrido Ranucci l’altro giorno ha fatto vedere altri di questi cani robot già utilizzati nelle gare sperimentali di “Formula 1” senza pilota a bordo dell’auto. Insomma anche stavolta Pompei, se non è prima, è però ottima terza.