Siamo arrivati all’Esame di stato, la riforma Bussetti si è avviata, tra polemiche e critiche.
La riforma, come sappiamo, è partita dalla fine e in corso d’opera: non una riforma globale dell’istruzione secondaria, ma come al solito un emendamento sulla parte finale, dove è, in effetti, più facile intervenire perché nella sostanza nulla cambia. E’ sembrata già da subito un infelice tentativo di mettere il proprio nome su una riforma che fa seguito ad infinite altre che hanno mortificato e continuano a mortificare non solo gli insegnanti, lasciati soli a gestire novità che non condividono ma anche gli studenti, sottoposti a continue variazioni, per giunta ad anno scolastico già iniziato. Era quindi importante che le prove non fossero difficili, perché altrimenti le polemiche sarebbero arrivate alle stelle e l’insofferenza sarebbe esplosa. Ci sarà una percentuale altissima di promossi il che metterà a tacere le insoddisfazioni che hanno caratterizzato quest’anno scolastico, che passerà alla storia come l’anno delle tre buste.
La filosofia del tenere il carro per la scesa ha, perciò, ispirato la scelta delle tracce. Nulla di nuovo. Anzi, tutto dal sapore antico e rassicurante. Tracce facili, direi scontate. Ungaretti e Sciascia per l’analisi del testo (tipologia A). Montanari, con la riflessione sul patrimonio artistico. Sloman,e Fernbach, con le considerazioni su ricerca scientifica e tecnologia. Stajano con il brano sull’insicurezza e lo sconcerto degli uomini del ‘900, per l’analisi e produzione di un testo argomentativo (tipologia B). La commemorazione di Dalla Chiesa e il rapporto tra sport, storia e società a partire dalla vicenda di Bartali per il tema di attualità (tipologia C). Tutte tracce guidate. Al brano proposto fa seguito un corredo di domande che indirizzano il candidato sulla comprensione del testo e sulla produzione di riflessioni personali o sull’argomentazione di una propria tesi.
Per quel che riguarda Ungaretti, è un autore consolidato nelle scelte scolastiche. Nei programmi del quinto anno c’è sempre e forse per questo il Ministero dimostra di apprezzarlo, dato che è tra quelli usciti più volte negli ultimi 20 anni. Già nel 1999 fu proposta ai maturandi “I fiumi” di Giuseppe Ungaretti per l’analisi del testo. Poi ancora nel 2006 Ungaretti è uscito con il brano di prosa “L’Isola” dal “Sentimento del tempo”. Nel 2011 è tornato con “Lucca” tratta da “L’Allegria”. Dopo 8 anni, nel 2019, la scelta è ricaduta di nuovo su Ungaretti con l’analisi del testo di “Risvegli”, lirica del 1916 tratta da “Il Porto sepolto”. Meglio di lui ha fatto solo Eugenio Montale, che dal 1999 ai nostri giorni è uscito ben 4 volte alla prima prova dell’esame di Stato.
Leonardo Sciascia con un brano tratto dal romanzo ‘Il giorno della civetta’, consente di parlare di mafia come del resto la riflessione sulla figura del generale Dalla Chiesa. Quale docente di italiano e storia non ha affrontato almeno una volta questa dolorosa tematica nel suo piano di lavoro? Tralasciamo Corrado Stajano con la sua “Eredità del Novecento” che è forse il testo più arduo, ma il brano di Tomaso Montanari consentiva di parlare dell’importanza del nostro patrimonio artistico, il nostro oro, argomento anche questo di grande attualità e di continua riflessione. Il brano dello scrittore Philip Fernbach aveva come obiettivo quello di favorire una riflessione sul paradosso del genere umano, capace di ideare e sviluppare incredibili innovazioni tecnologiche, ma che allo stesso tempo è ignorante e gretto. Anche qui un deja-vu. Forse l’unica novità è stata la traccia che citava Bartali e il suo eroismo antifascista, certo un nome nuovo nel panorama degli assidui della maturità.
A ben vedere è stata tenuta fuori la scottante attualità: l’ambiente con l’ingombrante presenza di Greta o l’Europa con l’altrettanto ingombrante problema dei migranti.
La maturità più facile di sempre: tutti contenti. Primo fra tutti il ministro che, pochi minuti prima dell’apertura dei plichi telematici con le tracce scelte dal Miur, ha twittato (che terribile abitudine!) il suo personale in bocca al lupo ai maturandi. E lo ha fatto con una frase bellissima che il ministro ha attribuito a Seneca. “La fortuna non esiste: esiste il momento in cui il talento incontra l’opportunità”, parole però che il filosofo latino non ha mai detto. L’errore, o meglio la falsa attribuzione della frase a Seneca nasce con ogni probabilità dalla dubbia interpretazione di un passaggio del De Beneficiis. la frase non è mai stata detta nella forma che il Ministro ha citato. Che bell’esempio per i ragazzi! Perché non documentarsi e verificare le fonti? Ma questo è un metodo antiquato meglio i tweet veloci.
Riflessione conclusiva a mò di sigillo: neanche una donna tra gli autori citati nei testi. Vi dice qualcosa sul presente?