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La marcia degli agricoltori contro i governi europei

by Pietro Spirito
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Da diversi mesi le strade d’Europa sono occupate dai trattori degli agricoltori europei. Hanno cominciato i francesi, seguiti dai tedeschi. Berlino è stata invasa due volte dagli agricoltori, mentre in Francia si sta preparando una grande manifestazione di assedio a Parigi.

In vista del Consiglio Europeo di questo fine settimana, gli agricoltori europei stanno preparando una accoglienza vivace per i leader europei. Intanto la protesta da qualche giorno è arrivata anche in Italia, in diversi punti del Paese, con blocchi stradali, cortei, sit-in.

A Orte, nel Lazio, a bordo dei loro trattori, gli agricoltori hanno percorso la strada statale 675 fino al punto di inversione di marcia, creando una fila lunga oltre un chilometro di mezzi pesanti commerciali che procedevano in direzione di Terni, paralizzando la circolazione.

I mezzi agricoli, circa 40, stavolta invece di fare la solita spola partendo dalla rotatoria davanti al casello fino all’imbocco della superstrada, hanno deciso di cambiare percorso marciando a velocità bassissima sulla strada statale 675 che, partendo dal casello porta fino a Terni.

Dietro i mezzi pesanti in pochi minuti si è creata una lunga fila di camion che, normalmente uscendo dall’autostrada percorrono quella tratta per arrivare alla città umbra. Sul posto gli agenti della polizia stradale, intervenuti per cercare di ripristinare il normale flusso veicolare.

In Lombardia si sono verificati blocchi sia a Brescia, dove il casello ostruito dai mezzi agricoli ha creato una colonna che impedisce il passaggio dei mezzi in uscita e in entrata, sia a Melegnano in provincia di Milano, dove gli agricoltori del coordinamento Riscatto Agricolo in protesta hanno bloccato il traffico sulla strada Binasca nella zona del casello dell’Autostrada del Sole sfilando in corteo con i trattori per un’ora.

Oltre 200 i trattori a Novara. Trattori in strada anche ad Alessandria, dove da sabato scorso gli agricoltori hanno aperto un presidio nella centrale piazza d’Armi e lunedì hanno marciato a piedi fino alla Prefettura.  Sui trattori visibili bandiere tricolori, ma anche alcune bandiere nere con il teschio e le tibie incrociate. Numerosi i cartelli che riportavano gli slogan della protesta: “No farmers No food”, “senza agricoltura niente cibo e niente futuro”, “coltiviamo il nostro e vostro futuro”.

Non mancavano anche gli avvisi funerari che annunciavano la morte dell’agricoltura. Imponente lo schieramento di Polizia, Carabinieri e polizia locale che ha accompagnato il corteo cercando di gestire con ordine la disposizione dei mezzi nel piazzale.  Trattori in centro anche Cuneo: 40 i mezzi arrivati in città dove il corteo ha sfilato su corso Nizza fino a piazza Galimberti. La protesta degli agricoltori ha raccolto qualche applauso da chi era in strada e la curiosità degli abitanti.

Già provati dai rincari del costo della vita, gli agricoltori stanno protestando contro misure pensate per rendere maggiormente sostenibile il settore agroalimentare, ad esempio imponendo la sospensione delle attività per permettere al terreno di riposare.

Il malcontento degli agricoltori è spesso dovuto alle politiche UE: il settore agricolo ha sempre guardato con sospetto le misure da 55 miliardi di euro introdotte per rinnovare la Politica Agricola Comune (PAC) e renderla più sostenibile.

Le misure prevedono l’obbligo di destinare almeno il 4% dei terreni coltivabili a funzioni non produttive, nonché l’obbligo di effettuare rotazioni delle colture e di ridurre l’uso di fertilizzanti di almeno il 20%. Ma secondo molti agricoltori, queste misure non faranno altro che rendere il settore agricolo europeo meno competitivo rispetto alle importazioni.

Ai vincoli delle politiche comunitarie si sono aggiunti i contributi pubblici calanti che i governi nazionali stanno adottando per incentivare comportamenti più aderenti alla sostenibilità ambientale: in particolare la cancellazione dei sussidi al gasolio agricolo, che è uno dei più significativi costi di produzione. Cumulato con l’aumento che si è determinato negli anni recenti per le crisi dettate dalle guerre, questa componente energetica dei costi di produzione è sfuggita dal controllo e sta mettendo in crisi molte aziende.

Tra i motivi delle proteste ha un ruolo fondamentale l’import di prodotti agricoli, soprattutto cereali, a prezzi più bassi dalla vicina Ucraina, che secondo gli agricoltori starebbe rovinando il mercato interno. Gli agricoltori denunciano infatti che produrre alcuni prodotti in Ucraina, come il pollo, costa la metà che in alcuni Paesi europei, tra cui la Francia. Secondo gli agricoltori, non è una partita equa: le aziende agricole ucraine media misurano circa mille ettari; gli equivalenti europei solo 41.

I focolai accesi dalla collera degli agricoltori si moltiplicano in tutto il continente. I blocchi nelle strade sono ormai decine. E la mobilitazione diventa un assedio non più soltanto a Parigi ma all’Europa intera. Dopo giorni di azioni muscolari in Francia, le proteste dilagano dal Belgio alla Germania, dall’Italia alla Grecia, fino a raggiungere la Spagna.

Dove le principali sigle del settore hanno annunciato la loro discesa in campo, convocando una mobilitazione nazionale. Un grido unico di protesta per chiedere “un cambio nelle politiche europee”. E al quale l’Ue – bersaglio di accuse incrociate al suo Green Deal, ai nuovi requisiti della Pac e all’accordo con il Mercosur – è pronta a rispondere con nuove misure che saranno presentate giovedì, quando il dossier planerà anche sul tavolo del vertice straordinario dei leader Ue. A precedere il confronto a Ventisette ci sarà però un faccia a faccia tra Ursula von der Leyen ed Emmanuel Macron cruciale per le sorti dell’intera protesta.

Simbolicamente parcheggiati a Square de Meus, a pochi metri dal quartier generale del Parlamento europeo, i primi trattori belgi – impegnati nel Paese con azioni di ostruzione culminate nel blocco del porto di Zeebrugge sul Mare del Nord – hanno raggiunto la capitale delle istituzioni Ue ventiquattro ore prima dell’arrivo dei Capi di Stato e di governo.

Redditi migliori, più flessibilità sugli standard ambientali, aiuti per rispondere agli effetti del cambiamento climatico e alle epidemie come l’aviaria, aumento dei prezzi del carburante e dell’energia, dazi zero sulle derrate dall’Ucraina: i fattori comuni del malcontento sono molteplici. E sotto i riflettori è finito anche l’accordo di libero scambio Ue-Mercosur, da anni al centro delle trattative con Brasile, Argentina, Paraguay, Uruguay e ora a rischio di saltare sotto i colpi delle critiche di Parigi.

Le norme, è l’attacco frontale di Macron, “non sono omogenee” rispetto agli standard europei. Anzi, il chiodo fisso francese è che l’intesa, aprendo il mercato ai prodotti provenienti da oltreoceano, danneggi le produzioni locali e contribuisca al disboscamento in Amazzonia. Ma a suscitare la rabbia degli agricoltori sono anche i nuovi requisiti della Politica agricola comune, quella Pac riformata nel 2021 che ora impone, ricordiamolo, agli agricoltori di mantenere il 4% delle superfici a riposo per avere accesso ai fondi.