A 211 anni dalla sua istituzione, Marcella Marconi è la prima direttrice dell’Osservatorio Astronomico di Napoli. Succede a Massimo Della Valle e assumerà la carica di direttrice dell’Osservatorio dal 16 gennaio, diventando il diciannovesimo direttore della specola partenopea.
Ma di che si occupa l’Osservatorio? Di fare ricerca sul Sole, i corpi del sistema solare, le stelle, le galassie, la cosmologia, lo sviluppo di tecnologie innovative per osservazioni da terra e misure nello spazio. Fra l’altro si deve proprio all’ente napoletano la costruzione di uno dei più grandi telescopi al mondo, in Cile.
Di origini pisane, 46 anni, Marconi, laureata in fisica nel 1994 e dottorato in Astronomia due anni dopo, lavora nell’Osservatorio dal 1998. I suoi interessi scientifici sono strettamente legati allo studio delle stelle: l’asterosismologia, ovvero l’analisi della struttura interna delle stelle pulsanti, le popolazioni stellari, in particolare le stelle variabili che consentono di misurare alcuni parametri cosmologici attraverso la stima delle distanze delle galassie che le ospitano e di comprendere meglio i meccanismi di formazione ed evoluzione stellare e galattica.
Attualmente Marconi guida un team napoletano, in stretta collaborazione con altri astronomi italiani e ricercatori di importanti istituti scientifici internazionali, che studia le stelle variabili, elaborando i dati raccolti da strumenti astronomici di rilevanza mondiale come il Telescopio Nazionale Galileo situato sull’isola di La Palma alle Canarie, i telescopi dell’ESO collocati sulle Ande cilene, il telescopio spaziale Hubble, nonché la sonda GAIA (acronimo di Global Astrometric Interferometer for Astrophysics), una missione spaziale dell’ESA dedicata alla compilazione di un catalogo di oltre un miliardo di stelle con misure di altissima precisione che permetterà la creazione di una mappa tridimensionale di estrema accuratezza delle stelle della Via Lattea più vicine a noi. Tra i suoi progetti più ambiziosi c’è Gaia, che lei spiega così:
Con Gaia la precisione delle distanze stellari che riusciremo a stimare sarà paragonabile alla capacità di individuare l’unghia di un astronauta sulla Luna, e questo ci consentirà di fornire una mappa 3 D della Via lattea con una accuratezza mai raggiunta prima. Ma riusciremo a misurare distanze anche oltre la Via lattea.