Nuovo incontro, il settimo, con la Direzione Tecnica dell’Arpa Campania. Oggi parliamo di Sostenibilità Ambientale. Lo facciamo con Claudio Marro – Direttore Tecnico, Rita Iorio – dirigente della U.O.C. sostenibilità ambientale e controlli, e con l’architetto Paola Catapano, l’ingegnere Antonella Damian e la dottoressa Antonella Loreto.
Marro. SOAM è l’acronimo di Sostenibilità Ambientale, una struttura semplice che opera all’interno della SOAC che è la struttura complessa sovraordinata. La SOAM nasce in base al Regolamento del 2012, ma scaturisce anche da precedenti organizzazioni che prevedevano una struttura che si occupasse in linea generale di valutazioni di impatto ambientale, di valutazione ambientale strategica e altro ancora. Un’altra attività che stiamo sviluppando negli ultimi anni, in stretta collaborazione con ISPRA, è relativa al controllo del consumo di suolo. Tale attività è concentrata in pochi mesi all’anno e per questo si avvale anche del supporto di personale tecnico di altre strutture della Direzione Tecnica che collaborano alla misurazione, ogni anno, della parte di suolo che viene consumata da parte dell’uomo.
Iorio. L’Unità Operativa Semplice Sostenibilità Ambientale, formata da 8 unità di personale tutti laureati, il 60% de quali architetti, come detto si occupa principalmente di VIA e VAS. La VIA è la valutazione degli impatti ambientali che hanno i progetti o i nuovi impianti, singolarmente o cumulativamente con altri impianti esistenti. La VAS è invece una valutazione ambientale relativa ai Piani/Programmi, per esempio il Piano regionale dei rifiuti piuttosto che il Piano faunistico, che contengono una programmazione e anche singoli progetti. Poi ci occupiamo di danno ambientale: il Ministero dell’ambiente chiede all’Ispra di verificare, attraverso il sistema nazionale delle Agenzie, la concreta presenza di danni ambientali. Altra attività è quella relativa al regolamento EMAS: Ispra, che è l’Autorità competente, si rivolge a noi che attiviamo i Dipartimenti provinciali dell’Arpac per i necessari sopralluoghi volti alla verifica del rispetto da parte delle aziende, non solo delle norme ambientali cogenti, ma anche di quelle integrative volontarie, finalizzate ad ottenere una specifica certificazione ambientale. Quest’ultima, a fronte di maggiori prestazioni ambientali, assicura alle imprese maggiori punteggi per gli accessi ai finanziamenti pubblici ma anche autorizzazioni ambientali di maggiore durata.
Partiamo dalle valutazioni ambientali.
Catapano. Il meccanismo valutativo è articolato. Cercando di semplificare la questione, la “Valutazione di Impatto Ambientale” (VIA) (che si applica a progetti e loro modifiche e/o estensioni), la “Valutazione Ambientale Strategica” (VAS) (che è, invece, rivolta a piani e programmi), e la Valutazione di incidenza (VI) (che riguarda piani e progetti che interessano un’area protetta – sito Natura 2000) sono tra le principali procedure “ambientali”. Nate a livello comunitario e nazionale sono dirette ad analizzare gli impatti che la realizzazione di determinati interventi possono generare sulle risorse ambientali.
In merito alla VAS, l’Arpac in qualità di Soggetto con Competenze Ambientali, esprime osservazioni necessarie per l’integrazione di considerazioni di carattere ambientale in precisi piani e programmi ed avvia la propria istruttoria sulla base dello studio del Rapporto Ambientale, parte integrante della documentazione a corredo del piano/programma, in cui sono descritti i presumibili effetti significativi che l’attuazione delle azioni previste possono avere sull’ambiente, nonché le alternative progettuali ed il sistema di monitoraggio idonei al raggiungimento degli obiettivi prefissati.
In particolare, nell’istruttoria analizziamo e studiamo i possibili impatti che l’attuazione di un determinato piano o programma possono provocare sulle differenti componenti ambientali e territoriali (aria, acqua, suolo, energia, ecc.), e ragionando sul tipo di effetto (negativo, positivo, reversibile, irreversibile etc.) verifichiamo, in termini di sostenibilità ambientali le scelte programmatiche presentate e le soluzioni da adottare.
In alcuni casi la Regione o altri Enti ci hanno chiesto di redigere il Rapporto Ambientale, cioè la relazione che accompagna il piano/programma in tutto l’iter autorizzativo – dalla scelta degli indirizzi strategici alla realizzazione – evidenziando i rapporti e le connessioni tra le azioni del Piano e le componenti ambientali. Quando, per esempio, abbiamo redatto il Rapporto Ambientale per il Piano rifiuti della Regione Campania, abbiamo individuato sulla base della tipologia dello strumento di pianificazione e della scala territoriale di influenza: lo stato di contesto, le azioni previste, i presumibili effetti significativi e cumulativi sulle diverse componenti ambientali, le mitigazioni degli eventuali effetti e un piano di monitoraggio. A questo proposito è importante evidenziare il grande peso che il piano monitoraggio ha all’interno della procedura di valutazione VAS, in quanto l’individuazione di idonee “misure di monitoraggio ambientale”, permette il tempestivo riconoscimento di eventuali effetti negativi imprevisti ed alla conseguente adozione di opportune misure correttive.
Passiamo dalla prevenzione alla repressione.
Damian. Più precisamente all’attività a valle di un danno ambientale. Che cos’è un danno ambientale? Qualsiasi alterazione/deterioramento significativo di una risorsa naturale. Il danno può essere temporaneo, definitivo, parziale o anche totale su determinate matrici ambientali, che possono essere aree naturali protette quindi specie e habitat, qualità di corpi idrici superficiali e sotterranei, caratteristiche di terreni con individuazione di contaminazioni. Sono referente del Sistema nazionale di protezione ambientale e il mio è un lavoro di sinergia tra i vari Dipartimenti dell’Arpac, le componenti all’interno della Direzione Tecnica e il Sistema nazionale delle Agenzie con Ispra, per individuare un possibile danno ambientale causato da un evento. Tutto parte da una indagine dell’Autorità Giudiziaria che attiva un procedimento. L’Avvocatura dello Stato invia quindi gli incartamenti al Ministero dell’ambiente, che si avvale di Ispra che gira a sua volta le carte alle Agenzie regionali. Inizialmente c’è proprio una fase di analisi del contesto, perché le tipologie di danno sono le più svariate e bisogna individuare le strutture dell’Agenzia più idonee. Lavoriamo su due fronti: nella fase di screening, cioè per cercare di capire se esiste un danno causato da quella azione, e poi nella fase di determinazione della quantificazione del danno. Nel corso degli anni il lavoro è andato ad aumentare. Molto diffusi sono i danni causati dagli smaltimenti illegali di rifiuti. Ultimamente stanno aumentando i danni causati da una non corretta gestione degli impianti di depurazione comunali. Quindi lo smaltimento di frantoi oleari di aziende zootecniche, qualche caso di gestione illecita di raccolta mitili, e poi vari casi sporadici non classificabili.
Concludiamo con la biodiversità.
Loreto. La Campania può vantare una notevole biodiversità con una discreta percentuale di endemismi, quindi di specie che vivono esclusivamente nel nostro territorio, sia vegetali che animali. La Primula Palinuri, per fare un esempio, è diventata il simbolo del Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Monti Alburni. La norma, fortunatamente, ci impone di indagare anche sulle connessioni ecologiche che si creano e che insieme costituiscono l’integrità dell’ecosistema. La biodiversità viene tutelata attraverso un’attività di valutazione a 360 gradi e di presidio, con la presenza nella rete tematica biodiversità del Sistema nazionale protezione ambiente, che è costituito da Ispra e da gran parte delle Agenzie regionali. La rete tematica “Biodiversità” è una rete molto articolata composta da cinque linee di attività: 1) Tutela specie e habitat, 2), Carta della Natura, 3) Aree protette 4) Specie aliene invasive 5) Infrastrutture verdi e soluzioni nature based. Ognuna è contraddistinta da una attività peculiare. In particolare, Carta della natura è un sistema informativo territoriale che ha visto il coinvolgimento di diversi Enti. Noi abbiamo concluso il progetto nel 2018 con la mappatura completa del territorio regionale e con l’identificazione di porzioni di territorio con specifici codici habitat. Adesso stiamo provvedendo periodicamente ad aggiornarlo. Poi su questa carta sono state derivate altre carte che sono il valore ecologico, la sensibilità ecologica, la fragilità ambientale e la pressione antropica. La linea di attività “Tutela specie e habitat” si è invece prefissata un arduo obiettivo, cioè quello di individuare un indice di biodiversità per rappresentare la biodiversità stessa. E’ stato un lavoro piuttosto complicato, perché chiaramente la biodiversità ha un insieme di fattori al suo interno e quindi individuare un unico indice che la rappresenti non è semplice.
Puntate precedenti:
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- https://www.genteeterritorio.it/la-direzione-tecnica-di-arpac-2-aria-e-meteorologia/
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