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La Direzione Tecnica di Arpac, 4. Controlli ambientali.

by Flavio Cioffi
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Quarta tappa del viaggio nella Direzione Tecnica di Arpa Campania e prima nella Unità Operativa Complessa Sostenibilità Ambientale e Controlli (SOAC). Una struttura dalle molte competenze, articolata in ben quattro strutture semplici. Oggi ci occupiamo dei Controlli Ambientali (COAM). Siamo con il Direttore Tecnico Claudio Marro, con la dirigente della SOAC Rita Iorio, con la responsabile della COAM Annalisa Mollo e con Maria Teresa Filazzola che si occupa in particolare di controlli elettromagnetici.

Cosa si intende per controlli ambientali?

Mollo. Il coordinamento tecnico-scientifico, il controllo e la sintesi delle attività relative a svariate tematiche: emissioni in atmosfera, acque reflue, agenti fisici, autorizzazioni (AUA, AIA, ARIR), ecc. Elaboriamo procedure in qualità, quaderni tematici e linee guida, pubblicandole sul sito Arpac. Raccogliamo i dati rilevati in campo dai Dipartimenti provinciali dell’Arpac, li omogenizziamo e li rendiamo fruibili per la Direzione Tecnica e per gli organi superiori al fine di poter pianificare e prendere decisioni. Per esempio: i Dipartimenti eseguono i controlli sulle emissioni in atmosfera convogliate e diffuse da attività produttive – verificando il rispetto della normativa, della condizione autorizzativa, valutando la manutenzione dei sistemi di abbattimento degli analiti – e noi raccogliamo questi dati, li elaboriamo e creiamo delle tabelle sintetiche che pubblichiamo sul sito dell’Arpac a disposizione dei cittadini. Il dato misurato, almeno nello specifico delle emissioni in atmosfera, viene definito conforme o non conforme ai requisiti di legge: Dal 2014 al primo semestre del 2023, su 2178 impianti controllati sono risultati non conformi solamente 281, ossia l’11%.

Marro. Questo 11% va però ripartito a livello regionale. In alcune zone l’impatto dell’industria sull’inquinamento può essere anche del 30% e in altre zero.

Se dico Autorizzazione Integrata Ambientale?

Mollo. Le rispondo che nel 2019 la Regione Campania ha cambiato il sistema di controllo, per cui la scelta delle aziende da controllare non viene operata più su criteri soggettivi ma in base a criteri oggettivi. Cioè, si stabiliscono dei parametri che vengono lavorati da un algoritmo e che producono un indice di rischio relativo all’azienda che deve essere controllata con maggiore frequenza.

Aziende a Rischio di Incidenti Rilevanti?

Mollo. Si tratta di stabilimenti nei quali sono presenti sostanze pericolose che spesso ci sono familiari, come l’ammoniaca o la benzina, ma quello che fa la differenza è la quantità. Gli stabilimenti vengono differenziati in “soglia inferiore” o “soglia superiore” e le relative attività di controllo sono garantite da un Comitato Tecnico Regionale al quale partecipa un rappresentante dell’Arpac. Poiché la Regione non ha ancora dato istruzioni per gli stabilimenti di “soglia inferiore”, le ispezioni vengono effettuate dai Dipartimenti solo sugli stabilimenti di “soglia superiore”, che in Campania sono 75.

Marro. I controlli di solito sono preventivi, riguardano i cosiddetti rapporti di sicurezza e se l’azienda ha messo in atto tutte le misure per prevenire incidenti, e li eseguiamo insieme ai Vigili del Fuoco e ai tecnici dell’Inail. Sono sostanzialmente finalizzati a fornire indicazioni per migliorare la sicurezza, ma finora non ci sono ma stati incidenti.

Iorio. Questo anche perché la normativa è davvero molto rigida. Nasce con la Direttiva Seveso 1, poi sono intervenute la 2 e la 3, e le aziende sono molto controllate.

Veniamo alle acque reflue e agli impianti di depurazione.

Mollo. In Campania, a quello che ci risulta dalle richieste di controllo, ci sono 613 impianti pubblici di depurazione che controlliamo con periodicità diversa in funzione della dimensione. Dagli esiti dei controlli eseguiti nell’ultimo quinquennio, ad accezione della provincia di Benevento, si registra una tendenza al miglioramento dell’efficienza dei depuratori, specialmente quelli di Napoli e Caserta. Questo perché sui grandi impianti sono stati eseguiti interventi migliorativi che invece non sono stati effettuati sui piccoli impianti, molto numerosi specialmente nelle province di Avellino e Benevento.

I controlli effettuati tra aria e acqua sono sufficienti?

Marro. Dovrebbero essere incrementati. Abbiamo fatto recentemente la valutazione del personale tecnico necessario: almeno 70/80 nuove unità per le Aree territoriali, un congruo numero per i laboratori di analisi e un minimo per la Direzione Tecnica. Da poco abbiamo avuto dalla Regione un finanziamento importante, che dovrebbe consentirci di assumere 20/30 tecnici all’anno per tre anni.

Iorio. Su 217 aziende sottoposte ad AIA, dovremmo controllarne 90 all’anno da Piano regionale. Ma riusciamo a controllare circa il 60% in condizioni ordinarie e ne facciamo altre 50 in condizioni straordinarie. Rispondiamo alle Procure, ai Carabinieri, alle istituzioni ma alle istanze magari generiche del cittadino no.

Come funzionano i controlli elettromagnetici?

Filazzola. Noi raccogliamo i dati prodotti dal lavoro dei Dipartimenti, che svolgono principalmente due attività: una valutazione preventiva delle istanze presentate di gestori di telefonia e le misure di campo delle emissioni elettromagnetiche. Quindi redigono il parere per i Comuni che rilasciano le autorizzazioni. Una volta raccolti i dati, noi li sintetizziamo e li pubblichiamo. I superamenti riscontrati finora sono molto bassi. Non ci sono problematicità ma c’è molta preoccupazione da parte dei cittadini, soprattutto sui 5G. Negli ultimi anni ci sono arrivate molte richieste di accesso agli atti per sapere quante sono le installazioni, tanto che abbiamo aperto una pagina sul nostro sito internet proprio dedicata al 5G.

Marro. Nel 2023, su 231 controlli effettuati sulle antenne, 29 hanno dato dei superamenti. E tengo a precisare che negli ultimi due anni l’Arpac ha reclutato personale specializzato addetto a rilasciare i pareri e fare le misurazioni in campo.

Iorio. I limiti sono stabiliti dalla normativa nazionale in base a sudi epidemiologici e da maggio 2024 i limiti si alzano da 6 volt/metro a 15. Si tratta di una materia relativamente nuova e finora gli studi non danno evidenze di saturazioni del campo elettromagnetico. Quindi, per me tecnico che analizzo l’istanza, se non c’è saturazione l’antenna può essere emessa.

Tutto questo lavoro solo per i controlli ambientali, ma la SOAC fa molto altro. Come ci riesce?

Marro. La SOAC ha circa 50 dipendenti, dei quali circa la metà lavora alla Unità Operativa Mare. La COAM in particolare ha un dirigente e 3 unità di comparto, insufficienti per processare le molteplici attività di cui si occupa, che andrebbero almeno raddoppiate. Anche perché, oltre alla raccolta, elaborazione e pubblicazione dei dati, dovrebbe anche elaborare procedure, linee guida, vademecum e così via, ma non ci riesce.

Iorio. Sostenibilità Ambientale e Controllo significa quattro Unità Operative: Controlli Ambientali, Mare, Rifiuti, Sostenibilità Ambientale. Di queste solo una ha il dirigente mentre le altre sono rette ad interim, di cui due da me. Abbiamo le maggiori competenze trasversali: Aia, Aua, campi elettromagnetici, rumore, scarichi, emissioni in atmosfera, balneazione, monitoraggio marino costiero, Via, Vas, consumo di suolo, rifiuti in generale, Terra dei Fuochi, reflui zootecnici, reflui oleari, compostaggio, terre e rocce da scavo. Quindi la maggior parte delle tematiche dell’Agenzia. E, come detto, il compito principale è quello di proporre procedure.

 

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