Lo scorso primo dicembre, a Procida, si è tenuta una tavola rotonda dal titolo: “La cura del mare”. Quello che segue è una sintesi dell’intervento del dott. Giuseppe Onorati, dirigente reti di monitoraggio e centro meteo di Arpac.
Richiamo innanzitutto il titolo di questo convegno, ovvero la cura del mare. Qual è il ruolo dell’Agenzia ambientale per la cura? In analogia con la tutela della salute, l’Arpac “misura” lo stato di malattia e raccoglie tutte le informazioni necessarie per la cura al fine di garantire un futuro sostenibile. L’attività dell’Arpac si svolge nell’ambito di un sistema nazionale che sulla base delle norme vigenti agisce in sinergia con il Ministero dell’Ambiente.
Ecco qualche numero. Abbiamo per la balneazione oltre 350 punti di misura e 2.500 analisi per anno. Per quanto riguarda la Strategia Marina, circa 50 transetti di misura e 600 prelievi, numeri simili per il monitoraggio marino-costiero. Ovviamente anche il Golfo di Napoli e le zone costiere di Ischia e Procida sono oggetto di monitoraggio. Ci occupiamo noi ovviamente anche dei temi più rilevanti rispetto alle problematiche di cui stiamo parlando, quindi a scala locale i campionamenti delle plastiche e il successivo riconoscimento in laboratorio, poi la stima dei rifiuti spiaggiati. Ci sono delle spiagge di riferimento in cui si vede qual è la quantità di rifiuti che arrivano e i tipi prevalenti classificati in modo dettagliato. Facciamo questa attività anche alla foce del maggiore fiume della Campania, il Volturno.
Localmente siamo anche impegnati in un progetto, sempre riguardante le microplastiche, proprio per la zona di coltivazione di mitili che si trovano di fronte a Monte di Procida. Noi svolgiamo con il battello oceanografico il monitoraggio delle microplastiche nelle acque marine, la professoressa Mercogliano dell’Università Federico II sta seguendo la biologia di questi mitili e poi l’Istituto Zooprofilattico misura la presenza di sostanze contaminanti, anche proprio le microplastiche.
E che cosa troviamo nel monitoraggio? A Procida per la balneazione nel 2023 l’acqua è risultata sempre eccellente in tutti i punti di misura durante l’intera stagione balneare, questo può tranquillizzare ma non è direttamente collegato allo stato complessivo dell’ecosistema. Ricordiamo che lungo le coste noi abbiamo le aree dove si devono riprodurre i pesci. Questi sono degli habitat nursey per le specie (come le nursey degli ospedali per i bambini) dove in effetti troviamo i pesci nati da poco che stanno tutti insieme per crescere. Se mancano questi spazi i pesci hanno difficoltà a riprodursi. Ad esempio, possono stare dove c’è la Posidonia o il coralligeno con la formazione di altri organismi che aiutano la crescita dell’ittiofauna. Sui cambiamenti di habitat noi abbiamo il ruolo di “termometro” quindi dobbiamo dire qual è la situazione che misuriamo. In effetti fra Ischia e Procida la situazione è intermedia: rispetto ad altre aree sono presenti praterie a Posidonia intorno all’isola verde e nel canale di Ischia, mentre nel canale di Procida le praterie sono presenti ma in sofferenza. Il Cilento è messo ancora meglio anche per le condizioni delle acque oligotrofiche. Se guardiamo il futuro tenendo conto del passato, le praterie erano molto più ampie. Con dei sensori quali side scan sonar, multibeam e con il ROV, veicolo teleguidato che riprende da vicino il fondale, oggi troviamo aree intatte, però anche delle zone dove ci sono gli accumuli, anche 2 m di Posidonia morta per una serie di ragioni, essenzialmente dovute a pressione antropica.
Parliamo anche della temperatura del mare. Abbiamo avuto quest’anno un evento assolutamente imprevedibile: il 10 di luglio il mare davanti a Napoli è diventato verde fosforescente, visibile da riva ma anche da satellite. Abbiamo fatto subito una campagna oceanografica per controllare la balneabilità e per vedere se in effetti ci fossero quegli inquinanti organici che poi determinano rischio per la salute, per fortuna non c’era inquinamento. Abbiamo controllato che cosa succedeva in tutta la colonna d’acqua: in pratica il fenomeno dell’eutrofizzazione. Ma la cosa incredibile è stata la velocità del fenomeno. In due giorni tutto il mare è diventato verde: La cosa ancora più incredibile è che uno dei fattori predisponenti è stato l’improvviso aumento di temperatura del mare, che si è protratto per tutto il mese di luglio nel Golfo di Napoli con valori di 29 °C, ma tutto il Mediterraneo è arrivato alla temperatura di 29. In estrema sintesi il meccanismo è questo: il mare è popolato dal fitoplancton che per vivere ha bisogno di nutrienti di luce, di calore, quindi l’aumento di temperatura favorisce la crescita delle microalghe. Situazioni simili vicino a riva sono state osservate anche a Procida e con una maggiore importanza nel Cilento dove sono stati effettuati prelievi straordinari insieme alla Guardia Costiera e gli esiti hanno mostrato anche qui la presenza anomala di fitoplancton ma l’assenza di inquinamento.