Planet Life Design è il corso di studi magistrale promosso dall’Università degli Studi di Perugia – Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale e dall’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli, grazie al supporto tecnico ed esperienziale dell’Istituto Serafico di Assisi, che punta a realizzare prodotti di design adatti alle persone con disabilità.
In particolare, il workshop ‘Interior_Safety_Emergency for Kids’ ha visto il coinvolgimento dell’Istituto Serafico di Assisi, Centro d’eccellenza per la riabilitazione di ragazzi con disabilità grave e gravissima, al fine di sviluppare e progettare prodotti di design che possano rappresentare un elemento importante della riabilitazione delle persone con disabilità.
“Il corso di laurea magistrale in Planet Life Design – spiega la prof.ssa Benedetta Terenzi – ha l’obiettivo di formare designer specializzati nel design applicato alla risoluzione dei problemi emergenti e nella progettazione di scenari complessi, intelligenti e sostenibili per definire nuove modalità di vita sul pianeta. Per questo il corso ha un approccio fortemente interdisciplinare, andando a integrare la cultura del progetto con una serie di altre competenze imprescindibili per un designer che vanno dalla psicologia all’economia circolare, dalla etica e l’estetica, all’antropologia all’etnografia. Il designer che uscirà da questo percorso sarà un designer consapevole, responsabile ed evoluto, in grado di inserirsi nel contesto economico e prodotto nell’immediato, spendendo una preparazione fondata sulle richieste attuali, in linea con le direttive europee”.
“Prendersi cura significa garantire ambienti e oggetti sicuri, ma anche dare bellezza. – ha spiegato Francesca Di Maolo, la Presidente dell’Istituto Serafico – I bambini e i ragazzi disabili, così come tutti i bambini del mondo, hanno bisogno di sognare, di sentirsi bambini, di giocare. E quindi c’è chi ha bisogno di vestiti speciali, chi di giochi speciali. L’attenzione alla progettazione è importante per chi si trova in una condizione di disabilità: perché non è giusto prendersi cura di una persona in ambienti brutti e sciatti, senza dare la giusta attenzione al gusto. Attraverso questo nuovo modo di progettare e di sperimentare si aprono nuove ‘finestre’ che la disabilità ha chiuso. In Italia sono ancora poche le progettazioni fatte in questo modo, spesso noi le prendiamo all’estero. Quindi lancio l’invito a progettare, a provare, a sperimentare: perché è solo tramite la progettazione atta a diventare strumento di benessere e di miglioramento della qualità della vita che si crea un ponte verso la giustizia e l’inclusione sociale”.