L’Autore è Direttore Generale dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Campania.
Il nostro è un singolare Paese se considerato per le caratteristiche del suo dibattito mediatico, che talvolta si sofferma solo sugli aspetti effimeri della (apparente) notizia. Ne abbiamo fatto stupita esperienza a causa della pubblicazione da parte dell’Arpac di un avviso per la formazione di un elenco di rinoanalisti, di significativa utilità in ambito specialistico ma non di tale rilievo da meritare la risonanza che ha avuto.
L’Arpac ha infatti progettato la realizzazione di un moderno laboratorio di olfattometria dinamica, approvato e finanziato dalla Regione con i fondi del POR-FESR 2014/2021. L’obiettivo è quello del monitoraggio e prevenzione dell’impatto olfattivo causato dagli impianti ambientalmente sensibili (trattamento dei rifiuti, depuratori ed altri). A tal fine, in uno all’attivazione di nuove procedure e strumentazioni, ha pubblicato un bando per la selezione di una short list di esaminatori da chiamare a rotazione e a titolo di servizio occasionale (non assunti), retribuiti con modico gettone a prestazione, per integrare le analisi chimiche e strumentali con quelle olfattivo-sensoriali sulle concentrazioni di odori.
I rinoanalisti sono soggetti idonei, in gruppo, grazie alla loro normale capacità olfattiva, a giudicare i campioni di gas odoroso prelevati presso le presunte fonti (biofiltri, vasche di stoccaggio, camini di impianti, ecc.). La tecnica olfattometrica (normativa europea EN 13725) disciplina sia i criteri di selezione degli esaminatori che la modalità di valutazione delle emissioni. In effetti la misura degli odori è di notevole complessità, rilevandosi sia una componente oggettiva – quantificabile in intensità, durata e frequenza – che una soggettiva: quella del fastidio. Ecco perché, nella prassi, le metodiche di misurazione scientifica prevedono necessariamente l’integrazione della tecnica strumentale con quella sensoriale-olfattiva di misura diretta dell’odore. Il procedimento di analisi sensoriale, praticato da più di venti anni nei più avanzati Paesi d’Europa, si basa sulla percezione olfattiva media di un gruppo di persone (panel o commissione di valutatori umani) circa la concentrazione degli odori sgradevoli loro sottoposti.
Perciò nello stesso laboratorio Arpac, in allestimento a Caserta, è stata prevista sia la parte di strumentazione ed analisi chimica – con supporto di gascromatografia e spectometria di massa – che la sala panel dove opereranno gli annusatori, mediante olfattometro. Oltre all’acquisizione di un moderno naso elettronico (a cui si aggiunge quello già in dotazione ad ARPAC Multiservizi), nell’ambito di dispositivi e protocolli integrati.
Fin qui nulla di straordinario, se non l’impiego da parte dell’Arpac di metodiche, tecniche e procedure all’avanguardia ma comunque consacrate nella prassi tecnica in tutta Europa.
A causa di un precedente avviso risultato infruttuoso, l’Agenzia ha ritenuto di pubblicarlo nuovamente veicolandolo anche a mezzo stampa e il termine tecnico di “rinoanalisti” è stato tradotto, per semplicità, in “esaminatori di odori”, alla stregua di avvisi simili. Niente di particolarmente originale ma piuttosto l’applicazione di una pratica tecnica ben nota agli operatori, anche se è comprensibile che il riferimento ad annusatori di cattivi odori o “puzze”, possa strappare qualche facile battuta ironica persino tra gli stessi addetti ai lavori.
Eppure, la notizia dell’avviso ha acquisito inusitato rilievo nell’informazione, persino nazionale. Riportata in modo corretto dalla maggior parte delle più qualificate testate, sia pure con qualche titolo ad effetto e sorprendenti richiami in prima pagina, in alcuni casi dal comprensibile approccio scherzoso si è passati ad una sorta di ridicolizzazione e disinformazione.
Vale la pena ricordare che la normativa tecnica europea sulla determinazione della concentrazione di odori in un campione gassoso mediante l’utilizzo dell’olfattometria dinamica, che si avvale anche di valutatori, risale addirittura al 2003 (EN 13725/2003). E’ stata recepita in Italia l’anno successivo (UNI-EN 13725/2004), aggiornata nella 13725/2022 e attualmente applicata da enti, agenzie e strutture universitarie e di ricerca. In sintesi, l’olfattometro diluisce i campioni di aria prelevati alle sorgenti e li sottopone alla percezione dei rinoanalisti, consentendo così di integrare le informazioni ed i risultati determinati dalle analisi chimiche. Tuttavia è bene evidenziare, per non ingenerare aspettative esagerate, che l’olfattometria dinamica si limita a fornire elementi sulla concentrazione di emissioni odorigene alla presunta fonte.
A questo punto entrano in gioco considerazioni più generali. Le molestie olfattive, anche se non tossiche o nocive, incidono pesantemente sulla qualità della vita e sulla psicologia collettiva. I disturbi odorigeni contribuiscono anche ad alimentare la sindrome localizzativa “NIMBY”, ossia la pregiudiziale ostilità delle comunità all’insediamento di qualsivoglia pur necessario impianto – soprattutto se inerente al ciclo dei rifiuti – ancorché progettato con criteri di piena sicurezza ambientale.
Ecco perché il tema dei miasmi va affrontato, più che con il generico monitoraggio dei cattivi odori diffusi nell’aria, di difficilissima tracciabilità, con l’incisivo controllo degli stabilimenti produttivi potenzialmente impattanti. Le Agenzie ambientali si stanno progressivamente attrezzando in tal senso e il laboratorio Arpac per l’olfattometria si pone all’avanguardia in questo settore. Ma la nostra non è la prima né l’unica Agenzia ambientale a dotarsene in Italia. Sono già strutturate o prossime ad esserlo le ARPA Piemonte, Emilia-Romagna, Friuli, Lombardia e Puglia.
In Italia non sono stati ancora definiti dalla normativa valori limite di emissione, salvo le normative anticipatrici di poche Regioni, per cui attualmente – come per altri parametri ambientali – ci si riferisce a soglie indicative elaborate dalla comunità scientifica. Tuttavia, si sta predisponendo una normativa nazionale sulle molestie olfattive che impegnerà le agenzie ambientali ad eseguire i necessari controlli delle attività potenzialmente impattanti, con l’obbligo di disporre delle attrezzature adeguate. In alcune recenti esperienze la nostra Agenzia, storicamente sottodimensionata rispetto alle consorelle del Nord Italia, ha dovuto rivolgersi a centri specialistici del Settentrione (come il polo di Pavia) per svolgere delicate indagini olfattometriche, come ad esempio per i miasmi dell’area industriale del Giuglianese-Napoli Nord.
Ora, come detto, seguendo gli indirizzi prioritari e con il supporto finanziario della Regione, Arpac sta per dotarsi di una propria struttura a servizio dell’intera Campania. Si aggiunge ad @ArpacOdorBot, che consente a chiunque di segnalare fenomeni di maleodoranze avvertite sul territorio, consentendo la formazione di un database utile all’analisi dei contorni del fenomeno e delle possibili cause.
Si tratta di un progetto di sicura valenza strategica a costi peraltro molto contenuti. In particolare, la spesa prevista per i rinoanalisti è addirittura irrisoria: 38 euro per sessione di circa tre ore, con un presuntivo impegno di spesa di 30.000 euro annui.
Un ulteriore, concreto, contributo alla tutela ambientale del nostro territorio.