Abbiamo visto nella storia dal ‘700 in poi gli agrari divenire premier o cancellieri o presidenti. Politici Imprenditori. Washington, Cavour, i Dogi, i Medici, molti presidenti USA, Rathenau a Weimar, e gli stessi gerarchi fascisti lo erano defilati o meno. La politica è sempre un concentrato dell’economia. E poi, certo, Berlusconi e i Bush petrolieri e Trump immobiliarista e infine Musk in ruolo di punta. Magari cambiano la legge e lui diventa presidente. Il che spiega perché vuole la cittadinanza per stranieri Smart come lui sudafricano e non candidabile, contro Bannon etnofobo, la faccia più feroce di Trump.
Ma ciò che accade, oltre ad aver precedenti ab origine, è nella natura stessa del capitalismo: governo politico come comitato d’affari della borghesia. Il che mostra che la democrazia divisa non è nel codice automatico del modo di produzione capitalista. Ma è frutto di lotte, conflitti e domesticazione dell’economia con buona pace di Von Mises, Hajek, Popper e compagnia. Ci vuole la sinistra di massa, democratica o utopista che sia, per imporre la democrazia moderna che di per sé sarebbe censitaria e classista. Come all’inizio. Quella dei capitasti politici non fu del resto l’unica previsione di Marx. Anche la mutazione del capitalista in manager previde Marx: terzo libro del Capitale, ruolo misto, mero tecnico, stock option. Managerial revolution di Burnham, ex trotzkista, l’aveva già scritta molto meglio Marx.
Ovvio che in regime imperiale di Capitale monopolistico, con la sinistra asservita al liberismo e l’insicurezza del ceto medio impoverito dalla global age, economia e politica tendono a compattarsi e a coincidere. E come è chiaro l’economia è sempre tecno economia, e anche Ford era un tecno economista, illuminato e pure filonazista!
Ora, dunque, c’è Musk capofila delle reti geo spaziali. Raduna tutta la blogsfera attorno a sé. Poi la finanzia. Poi l’industria militare, perché possiede algoritmi e software dual use. E perché mai non dovrebbe entrare in politica dall’alto e dalla porta principale? Nient’altro che la pressione selettiva delle circostanze, perché il Capitale è sapere, visione, potere. E non delega ma gioca da titolare e non si contenta di fare lobby. A stupirsi sono solo i timorati e perbenisti liberal, virtuosi custodi dell’etica civica e dei diritti. E dimentichi, con il loro individualismo metodologico, della natura ferina dei rapporti di produzione. Insomma dell’essere sociale che determina le coscienze. Ivi comprese quelle dei deboli in cerca di protezione, immigrati recenti o ceto medio precarizzato.
In sintesi, il Trumpismo è la fase suprema del capitalismo occidentale: Impero ben piantato in una identità territoriale e delocalizzato. Da lontano. Terra, Mare, Cielo, Spazio. Il Capitale nelle sue varie forme non manca mai all’appuntamento politico con se stesso.
Non pervenuta dal 1989 è la sinistra. Che ancora si balocca con l’ariete dei diritti civili anni ‘60.