Bella serata mercoledì scorso 24 aprile alla Treccani di Roma. In piazza Paganica angolo Botteghe Oscure. Con Giuliano Amato, Mons. Vincenzo Paglia, Giancarlo Bosetti direttore di Reset – autori del Sogno di Cusano Baldini & Castoldi – e Luigi Zanda e Agostino Giovagnoli. A tema il libro a tre voci di cui sopra. Di che si tratta? Della funzione del religioso e della religione. Nel nutrire vita individuale, politica e rapporto tra civiltà e culture. Un argomento importante. Rilanciato nel 2006 da Jurgen Habermas. Poiché come scrisse anche Togliatti nel 1963, la religione è radicata nelle angosce dell’umano e può essere veicolo di solidarietà e valori civili. Altro sono il clericalismo e l’intolleranza. Poi certo il ponte verso le altre culture. L’ecumenismo. E la ricerca di quel qualcosa di eticamente comune nelle genti e nella condizione dei mortali che può emergere in una religiosità universale non alienata e non esclusivista. Il sogno di Cusano appunto, prelato filosofo e umanista della famosa Coincidentia oppositorum, che è il titolo del libro presentato. E che allude a una ricomposizione cosmopolita fondata sui diritti universali. Da Cusano al Kant della universale “dignità umana” nel mondo insocievole eppur globale e condiviso come una sfera vera e propria, scriveva Kant nel 1794 nel famoso Progetto per una pace perpetua”. Attualissimo sia per l’esigenza valoriale dentro la politica. Sia per il ripudio di Leviatani e Imperi.
La religiosità secolarizzata infatti – perché col Croce non possiamo non dirci cristiani- può nutrire una politica orfana di valori. Senonché tutti i relatori ieri sera convenivano su di una percezione: dopo il fatidico 1989 il sogno cosmopolita e conciliarista si è capovolto in incubo. E quindi populismo, guerre di religione e Civiltà, etnonazionalismo. Di qui la domanda e l’appello dei convenuti: come rilanciare la forza coesiva e solidale dell’ispirazione religiosa, nel fare pace, tolleranza e solidarietà? E soprattutto, a chi rivolgere quella domanda visto che la politica è ormai rinsecchita, trasformista e senza valori? O peggio, intollerante e autoritaria? Ancor più di quanto non denunciasse Habermas nel 2006. Certo incide il magistero di Francesco che si batte contro la Babele tecnologica di guerra e la barbarie contro la natura. E incide l’associazionismo solidale cattolico in Italia, nel curare la coesione sociale sempre più lacerata.
Ma la vera risposta l’altro giorno in verità non è venuta. E aleggiava sospesa come un senso di frustrazione. Proviamo noi a rispondere. E cioè. Mancavano e mancano oggi due cose in questa importante discussione. In primo luogo la critica della globalizzazione capitalistica specie nella sua proiezione imperiale del tipo “secolo americano”, almeno dal 1997 in poi e che salda neocon e dem Usa in una comune visione egemonica ed economica. Nonché antropologica. Utilitaristica. Individualistica e feroce. Disegno e tendenza che hanno generato il contraccolpo delle guerre di civiltà preconizzate da Samuel Hungtinton nel 1993. Fino all’attuale confronto geopolitico e assedio Euro Nato ad est, che ha attivato la reazione atavica slavista imperiale.
In secondo luogo mancava nel dibattito un elemento chiave: il ruolo dei partiti. Dissolti da ideologie civiche, populiste e “pseudo deliberative” – vedi Pd – che ne hanno distrutto radici e ruolo identitario in una con la democrazia interna. Ebbene solo partiti veri, laici e fidelizzati possono raccogliere e trasformare le istanze religiose in azione politica, depurandole da ogni intolleranza. Solo i partiti possono dar senso ai movimenti di opinione e far da sponda ad essi. Partiti che abbiano una loro religione civile. Strutturati e radicati in culture politiche robuste. In assenza di partiti veri e seri, di tal tipo, certi appelli etici per intensi che siano, rischiano pertanto di restare come delle telefonate a un abbonato che non esiste più. Ed è per questo che occorre rifondarli. Proprio per raccogliere laicamente la sfida delle insopprimibili domande religiose, oggi sospese tra anelito ininfluente e fanatismo.