Alla vigilia dell’inizio della Fase 2, nel dibattito in Senato che ha seguito l’informativa urgente resa dal Presidente del Consiglio Conte al Parlamento, abbiamo udito le testuali parole pronunciate dal leader di Italia Viva, fino a prova contraria, gruppo appartenente all’attuale maggioranza che sostiene il Governo: “Quando diciamo di riaprire, pensiamo di onorare quella gente di Bergamo e di Brescia che non c’è più, che ci avrebbe detto, se avesse potuto parlare, ripartite anche per noi”.
La gestione dell’emergenza da Coronavirus è già caratterizzata da un dibattito a dir poco acceso tra le varie forze politiche divise praticamente su tutto e, per la gestione della fase 2, su ogni punto del DPCM del 26 aprile del 2020. Assistiamo inoltre, ogni giorno, allo scontro anche aspro tra le innumerevoli, ancorché legittime, posizioni delle varie categorie economiche, sociali e produttive del Paese. Anche un occhio distratto si renderebbe conto della complessità della situazione da affrontare, tanto che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella non perde occasione per lanciare auspici di coesione ed unità, vista l’eccezionalità della crisi che stiamo attraversando.
Il Presidente del Consiglio riferendo in Parlamento, ha rivendicato un’azione di Governo ispirata “all’episteme e non alla doxa” ed ha confermato che la Fase 2 non sarà un “liberi tutti”, richiamando al senso di responsabilità dei cittadini e degli amministratori locali. Anche la decisione, certamente discutibile, di non aprire alle cerimonie religiose che (almeno per quanto concerne la celebrazione della Messa) avverrebbero in spazi mediamente ben più ampi di tanti esercizi commerciali, consentendo in modo agevole di adottare protocolli di sicurezza efficaci, ha suscitato una reazione decisa della CEI ed ulteriori critiche e polemiche a dire il vero molto placate dalle parole di Papa Francesco. “In questo tempo nel quale si comincia ad avere disposizioni per uscire dalla quarantena preghiamo il Signore perché dia al suo popolo, a tutti noi, la grazia della prudenza e dell’obbedienza alle disposizioni perché la pandemia non torni”.
In realtà il punto cruciale della fase 2 è proprio questo: “il rischio possibile di un ritorno” che, si può facilmente intuire, sarebbe molto più grave e complicato da affrontare. Posto che per un vaccino i tempi sono relativamente lunghi, e pertanto è indubbio che occorre una gestione della convivenza col rischio contagi ancora per molto, non ci meraviglia la diversità di opinioni e di vedute sulle possibili soluzioni contingenti, ma, francamente, riportare in un intervento in Parlamento, ciò che avrebbero detto da vivi nostri concittadini che sono venuti a mancare all’affetto dei propri cari, ci sembra un po’ troppo!