Giovedì scorso alla Commissione Contenzioso del Senato è stato accolto il ricorso dei Senatori che avevano impugnato la decisione presa nel 2018 sul taglio dei vitalizi agli ex parlamentari. Oltre al ripristino del vitalizio, il Senato, pertanto, dovrà anche restituire gli arretrati dovuti dalla differenza calcolata col metodo contributivo rispetto a quello retributivo. A detta dei tre membri (su cinque) della commissione che hanno votato per l’accoglimento del ricorso, si sarebbe applicata la legge e ripristinato un diritto, ma non è chiaro di quale diritto si stia parlando. Se il metodo contributivo è applicato per tutti i cittadini italiani (quelli che lavorano davvero), non si spiega perché per ex parlamentari che per una manciata di anni hanno avuto l’onore di sedere nei banchi del Parlamento, oltre a maturare il diritto alla “pensione” (cosa che avviene nel mondo “normale” dopo almeno 35 anni), per loro il calcolo non debba neanche rispettare il metodo usato per tutti i lavoratori (sempre quelli veri) che accedono a questo diritto in base ai contributi versati. Al di là di ogni disquisizione tecnica, è palese quanto sia ingiusto e vergognoso quello che è accaduto. In un periodo in cui tanti italiani stanno soffrendo una crisi economica inaudita, il tasso di disoccupazione aumenta, e i dati economici parlano di una recessione che potrebbe continuare ad incalzare nei prossimi mesi; da chi ci rappresenta, tutto ci dovremmo aspettare tranne che il ripristino di un PRIVILEGIO, altro che diritto, perché di questo stiamo parlando.
Che poi a votare a favore di questa “disonorevole” decisione sia stato uno, piuttosto che un altro, e che per dovere di cronaca diciamo che il provvedimento è passato in commissione con tre voti a favore (uno da parte del Presidente forzista e due da parte di tecnici nominati dalla Presidente Casellati) e due voti contrari (da parte di due membri leghisti), diventa davvero un dettaglio.
Come sempre accade in Italia davanti a decisioni così ingiuste e palesemente impopolari, il mondo politico unanime si indigna, quasi si indignano pure coloro che hanno preso la decisione, ma il risultato è sempre lo stesso. Mentre molti cittadini attendono ancora di ricevere poche centinaia di euro di Cassa Integrazione, oltre 700 ex senatori, otterranno la restituzione di circa 22 milioni di euro all’anno per gli arretrati dal 2018 e toneranno a ricevere assegni impensabili per normali lavoratori.
Noi intanto ci consoliamo con le parole della seconda carica dello Stato: “… a me dispiace molto che questa decisione sia intervenuta in un momento così difficile per gli italiani, ma comunque la sentenza è appellabile”
Dispiace anche a noi; attendiamo l’eventuale appello!