fbpx
Home Recensioni IL RIFLESSO DEGLI EROI

IL RIFLESSO DEGLI EROI

by Stefano Sorvino
0 comment

E’ stato pubblicato di recente un interessante volume “Il riflesso degli eroi”, di cui sono coautori il Generale di Corpo d’Armata Andrea Rispoli, il prof. Vincenzo Cuomo ed il Capitano Marco Catizone, che richiama una galleria di figure di valorosi carabinieri caduti in servizio o comunque autori di azioni eroiche, selezionate nell’intero arco della storia nazionale – aventi comune origine nelle province meridionali ricomprese nel territorio del Comando interregionale Ogaden – dall’Unificazione ai giorni nostri.

La memoria di questi valenti militari che si sono spesi al servizio della nazione, spesso fino all’estremo sacrificio della vita, si snoda in una stimolante carrellata di episodi famosi e meno famosi, in cui si riconosce la storia nazionale e quella dell’Arma dei Carabinieri – la più antica istituzione che si identifica fedelmente nello Stato-comunità – nella varietà dei fatti e momenti storici, in una sequenza legata dal collante dello spirito di sacrificio, dell’abnegazione e del coraggio, dell’impegno civile e dei supremi ideali di giustizia e legalità.

La lettura risulta scorrevole e godibile e mai banale, senza cedere alla facile tentazione della agiografia ma piuttosto presentando obiettività di narrazione ed è corredato da interessanti immagini e documenti d’epoca che impreziosiscono la gradevole opera, introdotta da una prefazione del sindaco di Napoli Gaetano Manfredi.

Il testo esordisce con l’ingresso a Napoli nell’ottobre 1860, poco dopo un mese dall’arrivo trionfale di Giuseppe Garibaldi, del Corpo dei Carabinieri Reali – fondato nel 1814 da Vittorio Emanuele I nel Regno di Piemonte – che vi insedia un raggruppamento comandato dal generale Trofimo Arnulfi, deputato a tutelare l’ordine e la sicurezza pubblica nella capitale partenopea dopo lo scioglimento della Gendarmeria borbonica. Nel 1861, con l’Unificazione, il Corpo di origine sabauda diviene istituzione nazionale ed assume il rango più elevato di Arma dell’Esercito, con un’articolata organizzazione territoriale fondata sul modello ordinativo gerarchico delle Legioni, dei comandi intermedi e delle stazioni, strutturandosi anche nelle regioni del Mezzogiorno annesse all’Italia unita – con una presenza di valore simbolico, oltre che sostanziale – nel segno della nuova statualità unitaria. Lo stesso generale Arnulfi organizza i reparti sottordinati e ne assume l’alto coordinamento interregionale, per la cui funzione potrebbe riconoscersi come lontano precursore dell’odierno Comandante della “Ogaden”, con competenza sulla legioni della Campania, Puglia, Basilicata, Abruzzo e Molise.

Negli anni successivi all’Unificazione, proprio nelle regioni del Mezzogiorno, l’Arma dei carabinieri diviene protagonista della dura e prolungata lotta al brigantaggio che, da fenomeno politico e di protesta sociale – inizialmente di stampo legittimista e controrivoluzionario – assume le forme di banditismo criminale e violento, che incrina la percezione di sicurezza nella popolazione meridionale ed il controllo statale del territorio e la cui repressione impegna ingenti reparti militari e forze dell’ordine. Tra i carabinieri più attivi e coraggiosi nella lotta al brigantaggio, si distingue in Abruzzo – da poco annesso all’Italia unita – Chiaffredo Bergia, protagonista di numerose operazioni e conflitti a fuoco nell’arco di una straordinaria carriera coronata dal conferimento di una medaglia d’oro al valor militare.

Gli autori richiamano poi, nell’escursione storica, l’importante e riconosciuta epopea dei Carabinieri Reali nelle varie campagne militari, dall’offensiva sull’Isonzo nel primo conflitto mondiale ’15/’18, in cui i carabinieri sono variamente mobilitati in operazioni belliche ed in trincea – conseguendo la prima medaglia d’oro alla bandiera – alla guerra coloniale di Etiopia ed in Africa Orientale, con i suoi valorosi caduti.

Una particolare e commossa memoria merita la vicenda dell’eroico ufficiale ercolanese Dante Iovino, stimatissimo combattente nella sciagurata campagna di Russia (operazione Barbarossa), catturato ed internato dai sovietici per oltre dieci anni e sottoposto a terribili sofferenze, persecuzioni e privazioni, sino alla onorevole liberazione nel 1954 ed alla ripresa in servizio nell’Arma, prematuramente scomparso. Egli ha meritato la medaglia d’oro al valor militare dimostrando, come recita la motivazione, “che si può anche essere vinti materialmente, ma restare imbattuti, anzi vittoriosi nel campo dell’onore“.

Dopo l’armistizio di Cassibile dell’8 settembre 43, la suddivisione dell’Italia tra il Regno del Sud protetto dagli Alleati – sbarcati in Sicilia e a Salerno – e lo Stato fantoccio della Repubblica Sociale con la feroce occupazione tedesca del Paese, si determina una situazione di caos e disordine generale. Tuttavia mentre le Forze Armate vengono lasciate allo sbando, disperdendosi in assenza di ordini – con il Re ed il governo provvisorio in fuga verso Brindisi – fanno virtuosa eccezione i Carabinieri, laddove il Comandante Generale Cerica ordina meritoriamente ai circa 80.000 militi in sevizio di restare al loro posto, continuando l’attività. I Carabinieri, storicamente legati alla monarchia e meno permeati dalla “fascistizzazione” delle istituzioni nel ventennio, costituiscono un presidio per la difesa della popolazione e contribuiscono attivamente alla Resistenza ed alla Liberazione, pagando un tributo altissimo in vite umane, simboleggiato per tutti dall’eroico sacrificio del vicebrigadiere napoletano Salvo D’Acquisto.

Un intenso capitolo è dedicato alla valorosa azione dei Carabinieri nella Resistenza napoletana – culminata poi nelle eroiche “quattro giornate” del settembre 1943 con la cacciata degli occupanti tedeschi – in cui si inserisce l’eccidio a Teverola di quattordici carabinieri della stazione “Napoli-Porto”, che si sono coraggiosamente ed efficacemente opposti all’attacco germanico alla caserma Pastrengo di piazza Carità ed allo strategico Palazzo dei telefoni di via De Pretis.

Il martire più noto nella storia dell’Arma è certamente Salvo D’Acquisto, l’eroico vicebrigadiere napoletano che – dichiarandosi unico responsabile di un attentato alle SS che non aveva commesso – si consegna al plotone di esecuzione tedesco nel 1943 a Palidoro (Torrimpietra) per salvare dalla fucilazione ventidue ostaggi, oggi seppellito nella Basilica di Santa Chiara a Napoli e di cui è in corso il processo di beatificazione.

Ancora, tra gli episodi di guerra più dolorosi e raccapriccianti, viene ripercorso il tragico eccidio da parte delle truppe germaniche delle migliaia di militari italiani della Divisione Acqui a Cefalonia, costretti alla resa – nel settembre 1943 all’indomani dell’improvvisato armistizio – con il sacrificio, tra gli altri, dell’eroico sottotenente dei carabinieri Orazio Petruccelli, insignito di medaglia d’oro al Valor militare alla memoria.

Il volume poi si sofferma su alcuni dei tanti carabinieri vittime del terrorismo di destra e sinistra (i c.d. “opposti estremismi” degli anni ’70 “di piombo”), rievocando la strage di Peteano di Gorizia del 1973, in cui periscono tre carabinieri caduti nella trappola di un’auto-bomba. Ed il sacrificio dell’appuntato Giovanni D’Alfonso, ferito a morte nel violento conflitto a fuoco con un nucleo storico delle Brigate Rosse il 5 giugno 1975, presso la cascina Spiotta di Acqui Terme, quando una pattuglia di carabinieri si imbatte in un covo in cui viene tenuto sequestrato un facoltoso industriale piemontese.

Un altro capitolo è giustamente dedicato ai molti carabinieri vittime negli ultimi decenni – come anche poliziotti e magistrati – nella lotta alla mafia ed alla criminalità organizzata, tra cui emblematicamente in Sicilia il giovane e valente capitano Emanuele Basile, comandante della compagnia di Monreale – acuto e coraggioso investigatore in un territorio a forte caratterizzazione mafiosa – barbaramente trucidato, o in Calabria il comandante della stazione di San Luca Carmine Tripodi ucciso in un agguato tesogli dalla ‘ndrangheta.

Un martirio recente ed ancora impresso nell’opinione pubblica è quello dei dodici carabinieri periti, assieme ad altri militari e civili, nel pesante attacco dinamitardo alla base italiana di Nassiriya in Iraq nel 2005, impegnati nella meritoria operazione internazionale “Antica Babilonia” di ripristino dell’ordine e sicurezza a sollievo della popolazione di quella tormentata regione.

L’ultimo paragrafo è giustamente dedicato ai meno noti ma non meno valenti e meritevoli “eroi del quotidiano”, cioè ai numerosi militi caduti in coraggiose operazioni di polizia o talvolta, anche banalmente, nella preziosa attività di controllo del territorio. Tra essi Luciano Pignatelli e Carmelo Ganci, vittime di uno scontro con malviventi a Castelmorrone nel Casertano nel 1987; Cosimo Miccoli, ucciso nel 1987 in una rapina al casello autostradale di Pomigliano d’Arco o il carabiniere radiomobilista Antonio Santarelli, barbaramente ed inaspettatamente massacrato a sprangate nell’aprile 2011 nel tranquillo Grossetano dalla furia di quattro minorenni alcolizzati e drogati, fermati per un controllo dopo un rave party.

La pregevole pubblicazione si conclude presentando una galleria di immagini dei volti degli eroi, espressivi dei diversi caratteri e personalità ma accomunati dalla stessa virtuosa ispirazione. Queste figure – selezionate per criterio storico e territoriale – ovviamente costituiscono solo una pattuglia rappresentativa in sintesi di una ben più vasta platea di militari eccellenti, che si sono significativamente spesi o sono caduti nell’adempimento del dovere e nella fedeltà ai valori del giuramento e della bandiera.

Mi viene di citarne tanti altri, sulla base della memoria personale e territoriale, alimentata in qualche caso anche dalla meritoria toponomastica o dalla estensione degli episodi citati nel libro. Ad esempio, il carabiniere montellese Filippo Bonavitacola, morto partigiano in Slovacchia nel 1944 ed insignito di medaglia d’oro al Valor militare o il capitano Raffaele Aversa, di formazione avellinese, che procedette per ordine del Re all’arresto di Mussolini a Villa Savoia nel luglio 1945, poi partigiano, catturato e seviziato dalla polizia tedesca, una delle vittime dell’eccidio delle Fosse Ardeatine del 1944 a Roma. Ed ancora la memoria, oggi quasi sconosciuta, del maresciallo Francesco Paolo Vicari della compagnia di Avellino, ucciso a colpi d’arma da fuoco da uno squilibrato nel luglio 1975 nella tranquilla Grottolella, oppure il maresciallo Felice Maritano, collaboratore del generale Dalla Chiesa, ucciso nel 1974 alla periferia di Milano, a Robbiano di Mediglia, nel corso di un’operazione antiterrorismo da uno dei capi storici delle nascenti Brigate rosse nel corso di un’operazione antiterrorismo.

Vanno annoverati tra i valorosi il giovane carabiniere beneventano Elio Di Mella, ucciso il 7 ottobre 1982 presso il casello autostradale di Avellino Est nella coraggiosa resistenza ad un agguato camorrista ad un servizio di traduzione per liberare un pericoloso detenuto cutoliano, in trasferimento dal carcere di Campobasso a quello di Avellino.

In tragica associazione con il collega Basile, può ricordarsi il capitano dei carabinieri Mario D’Aleo, comandante della compagnia di Monreale e suo immediato successore, anch’egli trucidato nel 1983 a Palermo con i due carabinieri Bommarito e Morici, medaglia d’oro al Valor civile. E, soprattutto, la figura più rilevante in assoluto nella lotta alla mafia ed al terrorismo, il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, da pochi mesi insediato come prefetto di Palermo, trucidato in un vile agguato la sera del 3 settembre 1982 in via Isidoro Carini nel capoluogo siciliano, assieme alla moglie Emanuela Setti Carraro ed all’autista Domenico Russo.

Ed ancora tra i carabinieri vittime del terrorismo si ricorda il tenente colonnello Mario Varisco ucciso in un agguato sul Lungotevere dalle Brigate Rosse a Roma nel 1979 e medaglia d’oro alla memoria; il colonnello Emanuele Tuttobene, ucciso il 25 gennaio 1980, con il suo autista appuntato Antonino Casu, dalle BR a Genova; il generale Enrico Galvaligi, stretto collaboratore di Dalla Chiesa, ucciso a Roma dalla stessa formazione terroristica l’ultimo dell’anno 1981. Ed ancora i tanti carabinieri e poliziotti rimasti uccisi in servizi di scorta a magistrati e personalità, oppure in servizi di traduzione detenuti, in posti di blocco e controlli stradali oltre che in operazioni di arresto ed inseguimento di malviventi.

In tempo più recente, il vicebrigadiere campano Emanuele Reali, morto in servizio a Caserta il 6 novembre 2018, investito sui binari da un treno in corsa mentre inseguiva i ladri ed insignito della medaglia d’oro al Valor civile.

L’elenco potrebbe proseguire all’infinito, la lista risulterebbe lunghissima, le citazioni potrebbero apparire retoriche e di rito ma invece – oltre le liturgie e convenzioni formali – si deve riflettere in profondità sul valore davvero prezioso ed infungibile di queste concrete testimonianze, considerando quanto esse abbiano contribuito alla conservazione del bene (mai scontato) della nostra sicurezza individuale e collettiva, spesso pericolosamente a repentaglio per le minacce criminali e le più svariate insidie.

Il riflesso degli eroi” è una testo semplice nell’impostazione e pregevole per il penetrante messaggio etico ed educativo di passione civile che intende trasmettere al pubblico, tra cui soprattutto – ci si augura – siano tanti i lettori più giovani da formare e motivare sul terreno, oggi spesso deficitario, dei valori e degli ideali.

In definitiva i sentimenti di storia e di memoria – espressi nelle pagine degli autori Rispoli, Catizone e Cuomo – non sono mai inutili e fini a se stessi ma, al contrario, servono a sottrarre al rischio della dimenticanza (sempre incombente) segmenti quanto mai preziosi di vite che hanno contribuito a meglio orientare il tessuto etico e valoriale della nostra convivenza sociale.

La trama positiva degli eventi storici non è infatti solo dovuta ai protagonisti di notoria visibilità ma anche – o forse soprattutto – ai tanti eroi meno conosciuti e visibili, ma non meno incisivi, del quotidiano lavorato e vissuto, e cioè a quei fili tenaci che consentono di contenere il dilagare del male e del negativo e di tracciare, al contrario, un disegno costruttivo e responsabile di profili valoriali e di etica pubblica di stimolo per la parte migliore della società.

È questo l’esempio tangibile e prezioso, situato nelle più diverse circostanze di tempo e di luogo, di importanti o umili servitori dello Stato che hanno testimoniato con il loro coraggio ed abnegazione – persino con il sacrificio della vita nei frangenti più drammatici – il valore del servizio alle istituzioni ed alla società con autentico e profondo senso del dovere e della solidarietà umana.

Si tratta, se non di eroi, di uomini veri e di spessore che popolano e rendono possibile una polis ideale – senza cui alcun Pericle sarebbe possibile – ed i cui riflessi (“I riflessi degli eroi”, appunto) risultano oggi più che mai benefici e vitalizzanti per dare ossigeno ideale ad un contesto sociale e culturale forse troppo appiattito sulla materialità ed impoverito di riferimenti etici e valori civili.