Massimo Giannini, direttore de La Stampa, ha intervistato, nell’ambito del festival internazionale di Torino, Paolo Gentiloni, Commissario all’Economia della Unione Europea. Il tema del confronto è stato “L’Europa e la slowbalization”. Dalla pandemia in poi, sino ad arrivare alla guerra ucraina, lo slancio deciso della globalizzazione su scala mondiale ha perduto forza trainante ed i sistemi economici stanno cercando un nuovo equilibrio su base macroregionale.
Secondo le parole di Paolo Gentiloni, è cominciato un processo di accorciamento delle catene del valore, per rendere più sicuri e più controllabili gli approvvigionamenti. La globalizzazione, che giocava tutta la sua forza competitiva nella ricerca delle soluzioni più convenienti dal punto di vista economico, deve fare i conti con la storia, con gli assetti della geopolitica, con le politiche della sicurezza, in particolare nella delicata area degli approvvigionamenti energetici.
Eppure, la globalizzazione, sia pure in una versione rivista e corretta, resta un interesse della comunità internazionale. Inseguire il mito dell’isolazionismo o accentuare le politiche protezionistiche sarebbe un grave errore, capace solo di acuire le tensioni internazionali e di aggravare le prospettive di crisi economica. Da parte dei Paesi di nuova industrializzazione emerge intanto la richiesta di una riforma dell’ordine economico internazionale che va ascoltata con estrema attenzione.
Il sistema di Bretton Woods, frutto degli equilibri geopolitici della Seconda guerra mondiale, non può continuare a reggere il funzionamento delle istituzioni finanziarie internazionali. L’area dei Paesi Brics (Brasile, Russia, India e Cina) si sta allargando in termini di alleanze e chiede un maggiore equilibrio che tenga conto degli attuali rapporti di forza. La stessa costituzione da parte loro della New Development Bank (NDB) segnala la volontà di contare in modo equivalente al peso diverso con il quale si presentano al mondo. Sarebbe un errore, sostiene Paolo Gentiloni, adottare la retorica “The West and the Rest”, perché un atteggiamento di tale natura finirebbe per cementare ulteriormente una alleanza contro il potere occidentale nel governo delle istituzioni internazionali.
Per questa ragione, l’Unione Europea ha adottato un indirizzo strategico basato sul “derisking not decoupling”, con l’obiettivo di gestire le nuove insicurezze che derivano dallo scenario internazionale senza per questo abbandonare un atteggiamento aperto alla cooperazione ed al commercio internazionale. Il recente vertice G7 di Hiroshima ha mutuato questo indirizzo di scelta strategica per la politica commerciale internazionale. Come si riscriveranno i principi di funzionamento delle istituzioni internazionali sarà parte fondamentale delle soluzioni indispensabili per la pace e per la cooperazione.