“Emergenza COVID 19. Buongiorno Enzo, innanzitutto tutto grazie sempre per l’impegno che stai profondendo in nome della nostra Regione…” Inizia così la lettera che Vito Grassi, presidente dell’Unione industriali di Napoli, ha inviato ieri al presidente De Luca.
Una cosa amicale, come si vede, fra presidenti. Gli scrive addirittura dalla mail personale, per quanto nel ruolo che ricopre.
E gli scrive per rappresentargli l’incertezza che serpeggia tra gli imprenditori a causa delle misure che limitano alcune attività anziché altre. Lamenta “zone grigie di possibile duplice interpretazione”, rispetto alle quali non riesce a dare riscontro alle numerose richieste di chiarimento degli associati.
Quindi, facendo riferimento alle proposte di integrazioni avanzate da Confindustria al Governo, “per sicurezza”, le riporta a De Luca. “1. Una norma generale che consenta di portare avanti attività non espressamente incluse nella lista quando funzionali a quelle essenziali, quando non si possono interrompere per ragioni tecniche e quando strategiche (Logica di Filiera strettamente connessa). 2. La necessità di fare salve tutte quelle attività manutentive, legate a cicli produttivi e non, finalizzate a mantenere efficienti e in buono stato i macchinari e gli impianti in modo da non pregiudicare la capacità dell’impresa di essere produttiva alla piena ripresa dell’attività, nonché le attività di vigilanza. 3. Dare alle imprese i tempi tecnici per chiudere/finire le lavorazioni in corso. Quindi almeno uno o due giorni dall’entrata in vigore del dpcm”.
In realtà il DPCM di ieri sembra aver già accolto questa impostazione. Cosa dovrebbe fare De Luca?
“Una ipotesi potrebbe essere quella di declinare i singoli casi su base Regionale ed in tal senso ti garantisco la massima collaborazione da parte di tutte le nostre strutture di rappresentanza regionale di Confindustria per una mappatura reale, trasparente e tracciabile”.
Ora è più chiaro. Gli imprenditori vogliono un’ordinanza regionale scritta a quattro mani. Tra presidenti. Ma anche ora che il Governo ha dettato norme abbastanza chiare e sottoposte all’integrazione e controllo dei Prefetti?
Staremo a vedere. Intanto non sarebbe male fare quella mappatura reale, trasparente e tracciabile. E renderla pubblica, ovviamente.