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Il nuovo (ma non tanto) conservatorismo futuristico

le categorie per decifrarlo

by Bruno Gravagnuolo
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Lo ripetono in tanti. La destra si sa è corporativa e prende ai più poveri per dare ai meno poveri. E però, si dice, c’è una novità: i tecno capitalisti, la tecnica etc.

No, non è affatto una novità, fatte salve le inaudite possibilità di algoritmi e informatica. Che rendono capillare e ubiquo il controllo su natura e società. Da sempre, infatti, la destra moderna è modernismo reazionario. Adam Scharf la definì così. Oppure fu rivoluzione conservatrice. Secondo Armin Mohler, segretario di Carl Schmitt.

Proseguiamo. Romanticismo della tecnica, era in molti futuristi nazionalisti italiani. Inoltre: regime reazionario di Massa, secondo il Togliatti di metà anni Trenta. Rivoluzione passiva di massa. Secondo Antonio Gramsci, almeno nella fascistica variante, nei Quaderni. E ancora: Anticapitalismo romantico con signoria sulla Tecnica per Heidegger. Julius Evola a sua volta, avanguardista esoterico, consulente del Duce sulla razza, proclamava la necessità del Cavalcare la tigre del Moderno!

Potremmo continuare. Ma la conferma di questa verità sta oggi proprio nel binomio Trump Musk.

E dunque ecco i mitologemi atavici del possessive individualism anglo sassone – studiati in Hobbes da Mcpherson – e l’avvenirismo distopico di Starlink. Sta quel binomio, nella fantascienza anglosassone, nel mid cult delle strip, Flash Gordon contro Ming, in Philip Dick. Ma stava anche nel biologismo nazista e nel mito del Reich millenario, con le tecno scienze al suo servizio. Con le grandi industrie e i più grandi scienziati al suo servizio. Come Heisenberg e Von Braun, poi pentiti. C’è dunque da meravigliarsi che moderno e post-moderno – che non sono per forza progressisti – si pieghino o possano piegarsi alla reazione? Al conservatorismo futuristico?

Niente affatto. E per capirlo occorre fare un giretto in soffitta. O in cantina. Alla ricerca di scartafacci perduti. Come fa Indiana Jones. In quei testi polverosi e ormai desueti, specie nella provincia mass mediatica italiana, se cercate bene troverete un paio di dritte. La prima è che non la tecnica come potenza naturale è il primum movens delle umane cose, bensì i rapporti di produzione entro cui essa si genera. La seconda sta invece nel fatto che la politica come concentrazione immaginativa dell’economia, assembla, guida, anticipa e guida i processi. Marcandoli con un segno ideale, reazionario, progressivo, ibrido con varianti diverse. E mescolando così i ceti, plasmando una gerarchia precisa al loro interno. Ecco, Musk organico al liberismo reazionario trumpista può spiegarsi così. E’ il nuovo sogno americano e avvenirista della competizione esterna e del controllo interno. Oltre che l’affermarsi del nuovo eroe stellare del sogno americano, che esalta la Roma imperiale e progetta Tesla low cost per Italia ed Europa, al riparo dai dazi. Musk è figura del tutto integrata nel Make America Great Again, un suprematista del futuro con armi stellari. Antico e iper-moderno.

Perciò novità c’è senza dubbio nella neo-destra planetaria occidentale, ma abbiamo eccome le categorie per decifrarla! Basta andare in soffitta o in cantina. E rispolverare quei volumi con gli autori abbandonati e sepolti dalle mode corrive post ideologiche.