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Il mondo diviso in fazioni

by Carlo Gnetti
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Il contenuto di questo articolo è estremamente serio. Ma, prima di entrare nel vivo dell’argomento, vorrei proporvi un giochino: se siete tifosi di calcio, provate a fare un esperimento (difficilissimo, mi rendo conto) quando vi capiterà di vedere una partita, magari il derby con la Lazio se siete tifosi della Roma. Provate a gioire per un gol dei vostri avversari, a immedesimarvi per un istante nella felicità del calciatore che ha fatto gol alla Roma e in quella dei tifosi avversari, senza investirli dell’odio che normalmente provereste per loro. Naturalmente vale anche il contrario, in caso di gol della Roma se tifate Lazio. Bene, se riuscirete a superare questa prova, che non comporta alcuna rinuncia duratura al sostegno della vostra squadra del cuore, vi sarete guadagnati un posto in paradiso.

La metafora del calcio, che come sappiamo non è altro che una rappresentazione sublimata della guerra (e della vita) senza spargimento di sangue, serve a introdurre un discorso su due fenomeni che, prima dell’attuale conflitto in Israele, erano già emersi con tutta evidenza nella guerra tra Russia e Ucraina e prima ancora nella pandemia da Covid 19: la polarizzazione delle opinioni e la manipolazione delle informazioni. Ma, prima di chiudere il discorso del calcio, vorrei ricordare che una volta il tifo non era così estremizzato: negli anni 60 e 70, nelle coppe euro le squadre italiane che giocavano regolarmente nelle coppe europee, cioè Juventus, Inter e Milan, rappresentavano l’Italia intera e tutti tifavano a loro favore e non contro come avviene oggi tra i tifosi avversari. Il che indica un forte peggioramento della nostra serenità di giudizio e una deriva verso la polarizzazione, che con ogni evidenza non riguarda solo il mondo del calcio.

Che siate o no tifosi di calcio, provate ora a fare un esperimento affine al giochino di cui sopra nel caso augurabile che seguiate con apprensione gli sviluppi della guerra in Medio Oriente. Se sostenete le ragioni dei palestinesi, provate a mettervi per un istante nei panni di un parente delle vittime del massacro perpetrato da Hamas lo scorso 7 ottobre, oppure in quelle del parente di un ostaggio rapito e detenuto da Hamas nella Striscia di Gaza. Se al contrario ritenete che Israele abbia tutte le ragioni per scatenare un attacco nella Striscia di Gaza per distruggere Hamas, destinato però a mietere migliaia di vittime civili, provate a mettervi per un istante nei panni di un bambino, di una donna o di un anziano che subisce un bombardamento incessante dall’aria, dalla terra (e forse dal mare), che ha avuto 24 ore di tempo per abbandonare la propria casa ed è stato costretto a fuggire nella parte meridionale della striscia di Gaza. Il tutto senza considerare da una parte e dall’altra i torti o le ragioni di una questione che si trascina da quasi ottant’anni.

Se avete seguito il filo del mio ragionamento vi propongo un altro test, scegliendo alcuni temi tra quelli che hanno diviso il pubblico in due opposte fazioni negli ultimi anni. Temi che a mio avviso dimostrano l’incapacità, ormai prevalente nel discorso pubblico, di ragionare con la propria testa e prendere posizione in base al semplice raziocinio e non al tifo di parte. Ad esempio il referendum voluto qualche anno fa da Matteo Renzi, che ne ha segnato il declino politico. Se non fosse stato per una questione di simpatia o di antipatia nei confronti del personaggio, non pensate che valesse la pena ragionare a freddo sull’utilità del bicameralismo perfetto vigente in Italia (era l’oggetto principale del referendum) o sulla funzione del Cnel di cui pochi conoscevano l’esistenza fino a poco tempo fa? Secondo me sull’esito del referendum ha prevalso una scelta irrazionale ed emotiva, tanto più alla luce del progressivo e innegabile esautoramento del ruolo del Parlamento da parte dei governi che si sono succeduti da allora in Italia. E stendiamo un velo pietoso sul Cnel, specie di cimitero degli elefanti per dirigenti sindacali, industriali e politici a fine carriera, la cui utilità non è mai stata presa da nessuno in seria considerazione tranne dal governo vigente per stabilire la validità o meno del salario minimo in Italia. Viene quasi da ridere a pensare che la motivazione del Cnel contro il salario minimo, fatta propria dal governo, è la difesa della contrattazione collettiva. Ora, la contrattazione collettiva in Italia è gestita in misura prevalente dalle tre confederazioni Cgil Cisl e Uil di cui almeno la prima – che è anche quella maggioritaria – è considerata da una parte dell’attuale governo tra i più irriducibili avversari politici. Inoltre è opportuno ricordare che la rappresentatività dei sindacati è stata fortemente indebolita da un altro referendum, voluto da Marco Pannella nel 1995, che ha avuto l’effetto di moltiplicare le sigle sindacali al tavolo delle trattative e di favorire i contratti pirata.

Altro esempio che include i due fenomeni, polarizzazione e manipolazione, ostacolando la visione della realtà senza pregiudizi e filtri ideologici: il caso del giudice di Catania Iolanda Apostolico. Dopo avere respinto la norma relativa al trattenimento dei richiedenti asilo, la magistrata è divenuta oggetto di una campagna di denigrazione orchestrata dal vice primo ministro Salvini per avere partecipato anni prima a una manifestazione contro i provvedimenti dell’allora ministro dell’Interno, cioè lo stesso Salvini. Così si è perso di vista il merito della questione, la decisione presa dalla magistrata giusta o sbagliata che sia, e si è spostata l’attenzione sui suoi orientamenti politici. Ancora a proposito di giustizia: quanta influenza ha sul vostro giudizio a favore o contro la magistratura l’immagine che ne proviene dalle campagne di stampa e dalle decisioni dei singoli magistrati che talora destano scandalo (e magari non sono altro che l’applicazione pedissequa della legge) e quanta da una serena valutazione del loro operato, fatto salvo ovviamente che non abbiate un conto personale da regolare con la giustizia?

A questo punto, come avrete capito, gli esempi sarebbero centinaia. Ne citerò alcuni alla rinfusa tra i più controversi. Bonus 110 per cento: difficile negare che se da una parte è servito a rilanciare il settore edilizio, dall’altra la misura è destinata a pesare in maniera spropositata sul debito pubblico degli anni a venire, a tutto svantaggio della popolazione più povera e delle generazioni future. Idem per il reddito di cittadinanza, che per com’era congegnato si è prestato a una serie di abusi e ha tolto risorse alle politiche attive del lavoro (che servivano cioè a favorire l’ingresso o il rientro nel mercato del lavoro). Pensioni: come è possibile prendersela con la legge Fornero, e con la stessa ex ministra sul piano personale, per avere posto un limite alla spesa previdenziale alzando l’età pensionistica? Possibile non considerare che la previdenza pubblica si stava (e ancora si sta) avviando al disastro perché non teneva conto dell’allungamento della speranza di vita e dell’invecchiamento della popolazione? Alta velocità: va bene opporsi all’insostenibilità ambientale di certi tracciati (considerando che il movimento anti Tav ha preso di mira reti di comunicazione su scala europea) e proporre – se vi sono – percorsi alternativi, ma chi rinuncerebbe oggi ad andare in meno di tre ore da Roma a Milano in treno per tornare ai vecchi accelerati o direttissimi che ne impiegavano dieci? Ponte di Messina, su cui vi chiedo uno sforzo ulteriore di obiettività: al di là della fattibilità tecnica dell’opera, dei rischi ambientali e della sua utilità ai fini del miglioramento dei collegamenti tra il continente e la Sicilia, quanto pesa sulla vostra scelta a favore o contro il fatto che a sostenerla sia stato prima Berlusconi e oggi Salvini?

Se avrete risposto con sincerità a tutte queste domande non solo vi sarete guadagnati un posto in paradiso, ma avrete fatto un passo fondamentale a favore del dialogo e delle ragioni dell’avversario. Rinvio a un prossimo articolo la ricostruzione storica del perché siamo arrivati a questo punto.