Con Raoul Casadei se ne va un altro pezzo di storia italiana. Il Covid si è portato via il testimone del liscio, della balera, insomma un frammento della storia del costume dell’Italia settentrionale.
Da noi, al Sud, fino all’ingresso del liscio nella grande distribuzione discografica, questa musica, connessa all’usanza di andare a ballare nelle balere, non esisteva (e non esiste neanche ora). Mio padre, veneziano per lavoro a Napoli, si meravigliava che il pomeriggio non ci fosse modo di andare a ballare. Gli veniva risposto che le signorine per bene non frequentavano luoghi così promiscui dove magari danzavano in coppia persone dello stesso sesso, per la pura gioia di volteggiare al ritmo di polche o mazurche.
La balera nasce come struttura mobile, stiamo parlando della fine dell’800 e per tutta la prima metà del ‘900, montata per feste o sagre o semplicemente come luogo di ritrovo. Forse le temperature basse, la nebbia, le difficoltà logistiche per i paesi di montagna, favoriva il formarsi di luoghi di incontro riparati dalle intemperie. Al Sud ci si incontrava all’aperto per un caffè, per una passeggiata.
Soprattutto i ballerini erano di tutti i tipi: quando non si era in sintonia in fatto di danza, le coppie si scambiavano, in un rimescolamento che avrebbe fatto inorridire padri e mariti del profondo Sud
Nella festa, il profondo Nord fino agli anni ‘50 dimostrava una libertà ed una promiscuità ancora per noi lontana. Le donne avevano assistito a due guerre, una dittatura, avevano lavorato nelle risaie o nei campi magari sotto un duro mezzadro, volevano divertirsi.
Le nostre giovani donne si incontravano in casa, sotto gli occhi vigili dei genitori, ovviamente si seguiva la musica, forse più in dimensione regionalistica. Nel ’44 uscirono Tammuriata nera e Simmo ‘e Napule paisà; e nel ’45 Dove sta Zazà e Munasterio ‘e Santa Chiara. A Roma, Claudio Villa, lanciò nel ’48 Vecchia Roma; in Romagna Raimondo Casadei, dopo avere composto migliaia di balli lisci, produsse nel 1954 la canzone-simbolo di quel genere: Romagna mia.
Oggi la balera, pur resistendo al nord per le persone più avanti negli anni, ha perso valore come luogo di aggregazione. Molti giovani frequentano scuole di tango, ballo anch’esso popolare in Argentina ma che sottende tutta una serie di valori sentimentali ed emozionali universali, oltre che tecnici.
Perché poi Raoul Casadei è diventato così nazional-popolare? Forse perché liberato dalla dimensione strettamente locale, la musica allegra e spensierata che evoca l’industria riminese del divertimento, coinvolge indistintamente ogni parte della penisola, senza contare gli italiani all’estero. Con il lissio la Romagna di Casadei è diventata la Romagna di tutti. Faccio mia l’osservazione di Pupi Avati: Odiavo il liscio, ma ha vinto lui