L’Autore è Presidente dell’ASOIM – Associazione Studi Ornitologici Italia Meridionale
Con la Direttiva Comunitaria 2008/56/CE il Parlamento Europeo ha istituito la Direttiva Quadro sulla Strategia per l’Ambiente Marino (Marine Strategy) che, recepita in Italia con il D. Lgs. n.190/2010, ha lo scopo di proteggere e preservare il buono stato dell’ambiente marino, prevenirne il degrado o, dove possibile, procedere al ripristino degli ecosistemi.
Il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, oggi Ministero della Transizione Ecologica, in qualità di Autorità Competente stabilì che le attività fossero svolte in convenzione dalle ARPA delle Regioni costiere e così, a partire dal 15 luglio 2015, le già intense attività di monitoraggio dell’ARPAC lungo tutta la costa campana, furono ulteriormente potenziate con l’inizio del piano di monitoraggio legato all’attuazione della direttiva europea Marine Strategy.
Nel 2018 le attività hanno subito un notevole incremento, in quanto alle attività già previste dalla Direttiva Marine Strategy (MS a seguire) si sono aggiunti moduli di monitoraggio previsti dalla Direttiva Habitat e la Direttiva Uccelli.
Per assolvere a questo nuovo compito, l’ARPAC ha deciso di avvalersi della collaborazione dell’ASOIM, che oltre ad effettuare i monitoraggi a mare, ha anche provveduto a formare il personale U.O. Mare con un corso di formazione dedicato. I campionamenti a mare vengono effettuati mediante rilievi dalle imbarcazioni ARPAC attorno alle isole del Golfo di Napoli (Ischia, Procida e Capri), sulla penisola sorrentina ed amalfitana, sugli isolotti di Isca, Vetara e Li Galli e sulle coste del Cilento meridionale. Riguardano le seguenti specie di uccelli marini: Berta maggiore (Calonectris diomedea), Gabbiano corso (Ichthyaetus audouinii) e Marangone dal Ciuffo (Phalacrocorax aristotelis desmarestii). Lo scopo è quello di definire l’abbondanza e le caratteristiche demografiche delle popolazioni nidificanti mediante un monitoraggio delle colonie riproduttive.
Delle 3 specie monitorate il Gabbiano corso è l’unica che nidifica in Campania e come tale viene seguita con maggiore assiduità.
Il Gabbiano corso è un laride di medie dimensioni, più piccolo del 10-15% rispetto al Gabbiano reale (Larus michahellis), dal quale si differenzia per la corporatura più esile ed elegante e per le caratteristiche del piumaggio e della colorazione generale: il contrasto tra il grigio perla delle parti superiori ed il bianco delle parti inferiori e del capo, il becco rosso acceso con apice giallo, gli occhi scuri e le zampe grigie sono i caratteri diagnostici più significativi per distinguere il Gabbiano corso dal più comune Gabbiano reale.
E’ una specie che frequenta le coste marine, da quelle sabbiose a quelle alte e scoscese; si spinge al largo per le normali attività trofiche ma sempre nei limiti della piattaforma continentale. Risulta difficile incontrarla in corpi idrici dell’entroterra, salvo contesti uniformi con l’ambiente marino, come lagune costiere e foci fluviali. Generalmente i gabbiani corsi vengono osservati in piccoli gruppi, fino a qualche decina di esemplari, assembrandosi in grandi numeri in concomitanza di concentrazioni temporanee di cibo, nei pressi dei dormitori e ovviamente nei siti coloniali durante la stagione riproduttiva. La scelta dei siti coloniali ricade su piccole isole inaccessibili o poco disturbate, preferibilmente alte e rocciose, o isole piatte e sabbiose; preferisce nidificare tra la bassa vegetazione, su substrato roccioso o sabbioso, costruendo un nido disordinato di materiale vegetale.
É endemica del Mediterraneo, con una popolazione mondiale di circa 18000 – 19000 coppie (stima risalente all’anno 2000) delle quali oltre il 65% concentrate in due colonie spagnole: nel delta dell’Ebro e nelle isole Chafarinas. Colonie numericamente importanti si trovano inoltre in Algeria, Italia, Grecia e Francia.
Storicamente lo stato della popolazione globale non era affatto favorevole: nel 1966 si stimavano appena 1000 coppie ed il Gabbiano corso figurava tra le specie più minacciate di estinzione del bacino del Mediterraneo. Diverse le cause che hanno portato al declino di questa specie, tra le quali la distruzione e la frammentazione dell’habitat, l’inquinamento marino e la contaminazione da metalli pesanti, il disturbo antropico e la diminuzione delle risorse trofiche. A partire dagli anni ‘80 del secolo scorso si è assistito ad una ripresa della popolazione globale e ad una successiva espansione di areale; questo fenomeno, che perdura fino ai nostri giorni e che riguarda anche la popolazione italiana, è dipeso dalle mirate azioni di conservazione adottate su scala globale ed in parte dalle mutate preferenze ambientali e trofiche di questa specie.
In Campania la prima nidificazione è stata accertata nel 1993 con alcune coppie nidificanti a Capo Palinuro, nel comune di Centola. La nidificazione in Cilento è durata fino all’inizio del primo decennio del 2000. A partire dal 2006 ha iniziato a nidificare a Ischia con 8 coppie e nel 2007 alcune coppie hanno colonizzato anche gli scogli di Isca e Vetara al largo di Punta Campanella. Nel 2014, inoltre, una piccola colonia si è insediata sulla scogliera di Punta Mezzogiorno a Vivara. Nel tempo questa colonia è andata incrementando il numero di coppie fino a diventare, nel 2018, l’unica colonia nidificante della Campania.
Ed è proprio nel 2018 che, in seguito alla convenzione tra ARPAC e ASOIM, la specie è seguita con un monitoraggio regolare sulla base di un campionamento improntato su di un metodo scientifico.
Con i campionamenti effettuati nella primavera del 2021 si è concluso un primo quadriennio di ricerche che ha permesso di registrare purtroppo un decremento costante negli anni delle coppie nidificanti a Vivara, fino a giungere ad un presunto abbandono (si avrà la conferma o meno nella stagione 2022) dell’isola ed il ritorno delle coppie riproduttrici a Ischia e sugli isolotti posti al largo di Punta Campanella. Per comprendere la portata del fenomeno si tenga in conto che nel 2018 furono contati 53 nidi nell’unica colonia campana di Vivara, nel 2021 si sono contati invece 20/30 nidi in più colonie.
I motivi dell’abbandono dell’isola di Vivara, o comunque del forte calo nel numero di coppie, sono da attribuire alla espansione delle colonie di Gabbiano reale, nei confronti del quale il Gabbiano corso soccombe nella competizione, e al disturbo che arrecano gli uomini. L’affollamento estivo delle imbarcazioni da diporto proprio nel mare antistante Vivara, con tutto ciò che ne consegue in termini di disturbo sonoro, inquinamento delle acque ed eccessiva presenza umana sono fortemente impattanti sulla specie. Questo gabbiano molto elegante, ma anche molto elusivo e poco noto per la sua scarsa predilezione per gli ambienti urbanizzati, a differenza del Gabbiano reale rifugge la presenza dell’uomo, rimanendo un gabbiano dipendente dal mare pulito e pescoso per tutto il suo ciclo vitale. Un simbolo del Mar Mediterraneo e un indicatore della salubrità di questo mare.