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Il falò napoletano della Venere degli stracci

by Pietro Spirito
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Un clochard di 32 anni è stato fermato nel tardo pomeriggio di ieri dalla polizia, a Napoli, per l’incendio nel quale è andata distrutta l’opera La Venere degli Stracci, installata in piazza Municipio lo scorso 28 giugno. All’uomo, classe ’91, vengono contestati i reati di incendio e distruzione di beni culturali. Le indagini, svolte dalla Squadra mobile della questura di Napoli e dagli agenti del Commissariato Decumani attraverso le immagini del sistema di video sorveglianza cittadina, hanno consentito di individuare il 32enne e rintracciarlo in una mensa, in via Marina.

Le fiamme si erano levate alte all’alba in piazza Municipio. L’incendio è stato appiccato alle 5.30 ed ha avvolto completamente la Venere degli stracci, l’installazione di Michelangelo Pistoletto. E’ stata subito accertata la natura dolosa del rogo, con le analisi su due barattoli trovati nei pressi dell’opera che avrebbero potuto contenere liquido infiammabile. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco allertati da alcuni cittadini. Le fiamme hanno sollevato una densa colonna di fumo visibile in diverse zone della città.

Che il rogo sia stato doloso, l’aveva confermato subito l’assessore alla Sicurezza del Comune di Napoli, l’ex prefetto Antonio De Iesu, quando ancora non si aveva una idea precisa dell’autore. Le indagini si erano mosse anche sull’ipotesi che, ad appiccare il fuoco, fosse stato qualcuno che aveva accettato la sfida lanciata sui social: «Bruciate l’opera in piazza Municipio».

Su questo fronte c’è stata anche una segnalazione della Fondazione Pistoletto, come rivelato dal sindaco di Napoli: «Dalla Fondazione Pistoletto mi hanno detto che negli ultimi giorni c’era una sorta di gara sui social di gente che invitava a bruciare l’opera». L’installazione non aveva ricevuto un largo gradimento in città. Gli stracci venivano accostati alla munnezza che aveva generato nei decenni passati una pubblicità negativa per la città. Anche dopo l’incendio, in molti sui social hanno continuato a criticare la discutibile qualità della installazione, dal punto di vista artistico e del significato.

Il sindaco Gaetano Manfredi ha subito annunciato la ricostruzione della Venere con gli stracci. Che sarà nuovamente posizionata in piazza Municipio. «Stamattina ho sentito Pistoletto – ha detto il sindaco – questo è un grande simbolo di rigenerazione, rappresenta la ripartenza della società e non può essere fermata, né dal vandalismo, né dalla violenza, ma dev’essere portata avanti. Lanceremo una raccolta di fondi, proprio per fare in modo che questa ricostruzione avvenga anche da una partecipazione popolare. Ne rifaremo tante, finché l’arte e la bellezza non prevarranno come già prevalgono nella nostra città».

La Venere degli Stracci installata in piazza Municipio, presentata per la prima volta da Pistoletto nel 1967, era la più grande e monumentale tra quelle realizzate dallo scultore. Alta circa dieci metri, traeva ispirazione dalla Venere con mela dello scultore danese dell’Ottocento, Bertel Thorvaldsen.

La figura della dea della bellezza era stata realizzata in resina e gesso. Le fiamme l’hanno completamente sciolta. Poi la mole in ferro, l’unica cosa rimasta dell’opera, era totalmente ricoperta di stracci, anche questi bruciati. L’installazione aveva un peso complessivo di circa 400 chili. Questa Venere era stata realizzata appositamente per Napoli. Le quattro versioni originali di Pistoletto del 1967 sono al Museo Madre di Napoli, alla Fondazione Pistoletto, Tate Gallery e Castello Tivoli).

Tra le prime reazioni al rogo c’è stata quella dello scrittore Maurizio de Giovanni: «Esseri inutili, infami dannati delinquenti, palla al piede di una città che cerca con tutte le forze di essere la capitale che è. Spero con tutto il cuore che esistano telecamere di sorveglianza, che vi prendano e che vi sbattano in galera. E che nessuno abbia niente da dire». E poi il ministro alla Cultura, Gennaro Sangiuliano: «A me dispiace tantissimo, perché stimo molto l’artista Pistoletto. Va capito cosa è successo, ma a questo ci penseranno gli inquirenti».

Fiori, ma anche biglietti, gli omaggi lasciati dai tanti curiosi che da stamattina si stanno recando sul posto per lasciare una dedica o un ricordo. Diversi i biglietti, tutti intrisi di amarezza. «Che dalle tue ceneri possa rinascere una città migliore» si legge in uno di questi. «La delusione e l’amarezza – recita un altro – sono mitigate dalla consapevolezza che una inutile minoranza non può inficiare la dignità di una città». Trasuda delusione un terzo biglietto: «In memoria di quella Napoli che ha partorito artisti, filosofi e poeti».

Sul gesto vandalico si è pronunciato l’autore dell’opera d’arte. Il rogo della Venere «non mi stupisce, mi spaventa perché mi mette davanti a una situazione drammatica del nostro tempo. Un tempo in cui si continua a rispondere a qualsiasi proposta di bellezza, di pace e di armonia con il fuoco e con la guerra. Mi sembra quasi l’eco di quello che sta succedendo nel mondo dove c’è gente che dà fuoco da tutte le parti» ha detto il maestro Michelangelo Pistoletto ricordando che «ci sono fuochi ben più gravi, ben più pericolosi che consumano la vita delle persone.

Questa Venere rappresenta – dice Pistoletto – la rigenerazione, rappresenta la possibilità che ci sia un’armonia tra gli estremi, ovvero tra la bellezza e la brutalità. Purtroppo vediamo che la brutalità risorge continuamente». Per contrastare questa tendenza, secondo Pistoletto, «bisogna continuare ad andare avanti con pazienza e far capire che proprio anche chi brucia alla fine viene bruciato». Pistoletto si dice «molto contento della solidarietà che viene da parte del sindaco che ha avuto delle sollecitazioni di molta gente a Napoli».