“Il bosco non ha bisogno dell’uomo, è l’uomo che ha bisogno del bosco”. Lo afferma quasi con veemenza Italia Nostra che, insieme a molte altre Associazioni, la settimana scorsa ha firmato una protesta contro la RAI. Rea di aver diffuso sul TG1 del 14 aprile scorso: “affermazioni antiscientifiche”. Sostenere, infatti, che i boschi abbiano bisogno di manutenzione sarebbe un’assurdità.
Questo ci ha stupito. Pensavamo invece che, per evitare gli incendi, la manutenzione boschiva fosse necessaria. Ci avevano detto, per esempio, che i devastanti roghi sui versanti del Vesuvio, anche se presumibilmente dolosi, non si sarebbero verificati se si fosse fatta un’adeguata manutenzione.
Allora abbiamo cercato di capire meglio. Le affermazioni antiscientifiche pronunciate da alcuni addetti al taglio possono riassumersi in questa: “La manutenzione dei boschi è assolutamente indispensabile, non si può assolutamente fare a meno di coltivare il bosco come se fosse un campo ordinario…”
Le Associazioni, dal canto loro, ci ricordano che le prime foreste risalgono a 400 milioni di anni fa, mentre l’homo sapiens a poco più di 200mila. Ergo, sarebbe lapalissiano che le foreste non hanno alcun bisogno dell’intervento dell’uomo. Anche se non crediamo si tratti delle stesse foreste di oggi e che il bosco in Val di Susa sia come quelli frequentati dai dinosauri.
Ma andiamo avanti. “Il bosco è un ecosistema, e come tutti gli ecosistemi è autosufficiente e … al suo interno crea un equilibrio perfetto”. Ma esistono davvero ecosistemi in equilibrio perfetto? Neanche il Paradiso Terrestre si è rivelato equilibrato.
Continuiamo: “…l’uomo non si ferma dopo aver prelevato il necessario … e … ha un potenziale distruttivo sconosciuto alle altre specie…” E’ davvero solo l’uomo a comportarsi così? Pensiamo agli insetti, alle locuste magari, per rimanere in ambito biblico. Oppure ai virus, al Coronavirus.
Ma la critica di Italia Nostra diventa più pragmatica e pregnante quando definisce la presunta manutenzione come sfruttamento intensivo: “…sovente una vera e propria devastazione”. Il prelievo di legname deve essere posto “al di sotto dei limiti di tolleranza (resilienza) della foresta”.
E su questo non si può che essere d’accordo. I boschi coltivati come campi ci fanno rabbrividire. Restano però due questioni. Quella relativa agli incendi, alla quale non si fa cenno. E quella di una controinformazione, doverosa e benemerita, che se fosse meno apocalittica, soprattutto di questi tempi, sarebbe più efficace.