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Il 25 Aprile e le donne

Donne, partigiane, misconosciute ma fondamentali

by Piera De Prosperis
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Foto by UISP – Nazionale

 

E’ stata una settimana densa di emozioni, in un’alternanza di lutto e sobria gioia politica.

Quest’anno mi è sembrato che la Festa della Liberazione sia stata particolarmente sentita, forse perché il tondo anniversario (80 anni) ha reso ancora più convinta la partecipazione al ricordo della liberazione dal nazifascismo e dall’occupazione tedesca. E forse più che mai quest’anno si è dato spazio alla importante presenza delle donne a quella straordinaria stagione di lotta e libertà. A partire dall’intervento, nella trasmissione di Propagandalive su la 7, di Francesca Mannocchi che ha iniziato il suo monologo con questa definizione: Resistenza, sostantivo femminile. Donne, partigiane, misconosciute dalla storiografia ufficiale, ma fondamentali nella lotta antifascista. Combattenti, staffette, supporto medico e logistico furono costrette da una società di stampo fortemente maschilista a rimanere nell’ombra. Ma avevano fatto il loro dovere e questa era la migliore soddisfazione per la loro coscienza di italiane. Solo negli anni ’60 a partire dal documentario RAI di Liliana Cavani La donna nella Resistenza del 1965 le donne, protagoniste o semplici comprimarie, uscirono allo scoperto e parlarono. Data l’ostilità dell’ANPI per cui la Resistenza doveva rimanere cosa da uomini, il documentario ebbe scarsa circolazione ma è una pietra miliare nel riconoscimento dovuto.

La Cavani dice Furono le partigiane le prime a lottare per le donne. Fu in quello straordinario e doloroso crogiuolo di idee e di confronto che cominciò a rafforzarsi, dal basso, la coscienza politica del proprio genere. Ci vorranno decenni perché il percorso segua una linea sempre più consapevole e condivisa, e non è ancora finita.

Consentitemi un volo pindarico di carattere storico. Ho assistito allo spettacolo Eleonora Pimentel Fonseca con civica espressione di cuore a Palazzo Serra di Cassano, di cui Gente e Territorio ha dato notizia il 24 aprile. La rappresentazione fa parte di un dittico che si intitola Donne estreme in cui la Lenor del Resto di niente di Enzo Striano viene accostata a Medea, l’eroina euripidea. Era certamente estrema per i suoi tempi Eleonora, giornalista del Monitore Napolitano, intellettuale e combattente non solo con le sue idee ma anche fisicamente dagli spalti di Castel Sant’Elmo. Vittima come gli altri rivoluzionari del 1799 del sanfedismo e delle alleanze conservatrici degli stati europei. Ma avrebbe potuto combattere tranquillamente durante la seconda guerra mondiale, essere staffetta, partigiana, intellettuale di riferimento. Eleonora nel 1799 era tra le poche, il 25 aprile 1945 sarebbe stata tra le tante. Se la rappresentazione è stata coinvolgente, discutibile il titolo della manifestazione. Nessuna donna vuole essere considerata estrema, come non lo sono stati i rivoluzionari e i partigiani.

Piuttosto domandiamoci tutti, indistintamente: Spesso, in prossimità del 25 aprile, quando il canto Bella ciao risuona nell’etere con maggior frequenza, mi domando: ma io… Io. Metti che una mattina mi sveglio e trovo l’INVASORE. Che cazzo faccio? (Valerio Aprea).

 

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