È durata oltre tre ore lo scorso 4 gennaio la conferenza stampa della nostra Presidente del Consiglio. I rappresentanti della stampa italiana le hanno rivolto in tutto quaranta domande. Di queste solo mezza ha sfiorato il tema dell’Intelligenza Artificiale, che pure è il tema chiave del futuro della democrazia, del lavoro, della cultura e dell’Europa. Ed anche del giornalismo, com’è del tutto evidente. Eppure ai giornalisti non è parso di interesse.
Il giornalista che intervista una personalità cerca sempre di interpretare i sentimenti dei suoi lettori. Le chiede ciò che crede possa interessare il suo target. Se il gotha della stampa italiana, presente alla conferenza stampa, con l’ampia disponibilità di tempo che gli è stato concesso, non ha ritenuto di affrontare la questione dell’AI, è paradigmatico di una separazione spaventosa tra l’evoluzione reale della società da una parte e la percezione del mondo che ne hanno i cittadini, i giornalisti e i politici italiani.
Chat-GTP sta già agendo nella nostra società, ne sta modificando i rapporti sociali e di potere, sta influendo sulla visione del mondo e sulla politica, ma pochi lo avvertono come un problema immediato e pressante. Eppure l’UE, attraverso i suoi organi istituzionali, sta già da anni discutendo e prendendo decisioni al riguardo. Su esse – anche su esse – voteremo il prossimo giugno. Per ora nel disinteresse e nell’ignoranza della posta in palio. Che è alta!
Tutt’al più – ma qui la mia argomentazione risente certamente della mia anagrafe – in molti nutrono sentimenti di paura: dove stiamo andando? dove andremo a finire? saremo tutti manipolati? davvero non saremo più in grado di distinguere le verità dalle fandonie? finiremo schiavi degli algoritmi? e se l’Intelligenza Artificiale finisse nelle mani di un ‘uomo cattivo’, per dirla con Bill Gates?
Immagino bene che i millennials non avvertano lo stesso sgomento di noi anziani. Loro padroneggiano con apparente sicurezza i nuovi mezzi. Eppure, a giudicare da quante distorsioni della realtà diventano ai loro occhi, nel giro di un lampo, verità incontrovertibili e di come tra essi si stia sviluppando una nuova voglia di pensiero unico, non sarei tanto sicuro che la nostra Generazione Y sia padrona dello strumento, piuttosto che ad esso subalterna.
Tornando alla conferenza stampa del Capo del Governo, l’unica mezza domanda sul tema l’ha posta Daniela Preziosi del quotidiano Domani. Eccola: <<…Alla festa di Atreju, che ormai sembra lontanissima, lei ha applaudito convintamente a Elon Musk, affettuosamente. Peraltro lei ha prima introdotto giustamente il tema dell’intelligenza artificiale che sta molto a cuore al nostro Presidente della Repubblica anche. Elon Musk dal vostro palco di partito ha chiesto di fare figli, ma lui è padre anche attraverso la gestazione per altri tecnica, che lei considera un crimine universale perché, cito le sue parole Presidente, i bambini non si vendono e non si comprano. Cito le sue parole, io non le direi mai perché ho un’altra sensibilità nei confronti dei bambini già nati, mi sembra disumano parlare così. Però la domanda è: dunque lei ha applaudito quello che lei considera un criminale che si è macchiato di un crimine universale? La ringrazio e ancora auguri>>.
Come si può facilmente constatare la domanda tocca il tema intelligenza artificiale solo di striscio, un po’ come il cavolo a merenda. La risposta di Giorgia Meloni, restando nel campo dell’AI e lasciando quindi da parte la questione della maternità surrogata, è stata onesta. Della serie, io poco ci capisco e parlo con chi ne sa più di me: <<Ad Atreju abbiamo invitato Elon Musk perché Elon Musk è una persona che ha delle cose da dire, che ha una sua rilevanza nell’attuale contesto, anche sul tema dell’intelligenza artificiale. Lei saprà che Elon Musk, che è una delle persone che hanno sviluppato l’intelligenza artificiale, ha chiesto una moratoria sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale proprio perché persona che la conosce meglio di noi e che su questo può aiutarti. Io sto parlando con tutti i grandi responsabili – chi oggi detiene la tecnologia, chi la sta sviluppando – per capire, temo che altrimenti noi non riusciamo a capire quali sono i possibili sviluppi. Elon Musk è uno di questi, è stato uno dei primi, da persona che conosce molto bene l’intelligenza artificiale, a dire ragazzi attenzione, qui rischia l’impatto di essere molto più pesante>>.
Dunque l’approccio del nostro Capo del Governo al tema è di estrema cautela, se non proprio di paura. Espressione di un generico allarme per la minaccia distopica di una dittatura delle macchine, che nasconde da una parte l’indifferenza per il dominio sul settore dei gruppi proprietari, dall’altro una vaga agitazione contro le élites ‘demo-plutocratiche’.
E la Sinistra? Non attacca, più esattamente: non saprebbe farlo! La Schlein continua ad ignorare completamente il tema e le poche voci interne che se ne occupano si limitano a vaghe richieste di trasparenza nei sistemi digitali, esorcizzando completamente l’aspetto di contesa sull’idea che dati e algoritmi siano ‘beni comuni’.
Per parte loro i 5Stelle, che hanno nella loro base sociale figure medio basse del ciclo informatico, ogni tanto si affacciano per ammonire contro i rischi di una delega in bianco alle grandi piattaforme. Tutto qui.
Intanto l’UE sta andando avanti con una sua legislazione al riguardo. L’obiettivo dichiarato è quello di colmare il gap con Cina e USA, ma anche con i gruppi proprietari, e di difendere la ‘civiltà europea’. Dalla privacy ai diritti d’autore, dalla cybersecurity alla tutela dei diritti individuali. Così il Parlamento e il Consiglio Europei hanno varato un pacchetto di leggi per regolamentare e affrontare in modo consapevole lo sviluppo del settore dell’AI. È l’AI Act approvato lo scorso 9 dicembre.
Vi sono contemplati impegni di riforma dei sistemi educativi e dell’istruzione ed esigenze di investimenti in ricerca e sviluppo ed in infrastrutture. Elencati obiettivi puntuali e divieti. Con corrispondenti salatissime sanzioni. Tra questi il divieto di procedere alla profilazione biometrica finalizzata: al riconoscimento legato a convinzioni politiche, religiose e razziali; alla raccolta delle immagini tramite internet e videogame di sorveglianza per creare database senza alcuno specifico obiettivo; al riconoscimento sul luogo di lavoro o negli istituti educativi delle emozioni; all’analisi dei comportamenti e delle caratteristiche fisiche al fine di manipolare il comportamento degli individui; allo sfruttamento della disabilità o della vulnerabilità delle persone.
Alcuni nodi restano però elusi: chi ha la forza per negoziare regole e diritti con i gruppi proprietari? e con quali procedure attivare tale negoziazione? di quali mezzi e poteri devono dotarsi le istituzioni pubbliche per poter governare i processi?
Pur con questi limiti, l’UE assegna comunque alla transizione digitale un ruolo strategico di assoluto rilievo ed ha deciso di investirvi cospicue risorse, la cui relativa programmazione della spesa passa per gli Stati nazionali. Nel nostro caso il PNRR assegna alle diverse misure sulla transizione digitale circa dodici miliardi di euro. Spetterà al nostro Governo, sotto la vigilanza della Commissione Europea che dopo il voto subentrerà all’attuale, dimostrarsi all’altezza del compito. Ed a noi elettori spetterà quello di esigere, in tutte le occasioni in cui potremo esprimerci e confrontarci con i candidati, chiarimenti e garanzie, sulla base dei quali orientare la nostra scheda elettorale.