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I tecnici Arpac premiati per le indagini sulla Terra dei Fuochi

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Gli Autori sono i tecnici del Dipartimento Provinciale di Napoli dell’Arpac premiati dal MiTE: Teresa de Majo, funzionario tecnico con incarico di funzione organizzativa per il coordinamento delle attività richieste dall’Autorità Giudiziaria e dai corpi di Polizia Giudiziaria; Sergio Nardò, funzionario tecnico afferente alla U.O. REMIC; Francesco Russo, funzionario tecnico afferente alla U.O. SUSC.

 

Emozione e tanto orgoglio nel ricevere gli attestati di benemerenza e le relative medaglie per l’impegno profuso alla salvaguardia dell’ambiente conferitici dal Ministro della transizione ecologica il 20 settembre scorso (consegnati da Fulvio Mamone Capria, capo della segreteria del ministro Roberto Cingolani, ed Emma Stea, direttrice generale risorse umane e acquisti del Ministero).

Ci è stato riconosciuto l’incessante impegno, la tenace abnegazione e l’incondizionata dedizione al dovere per le attività svolte in completa sinergia con il personale del Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale e Forestale (NIPAAF) del Corpo Forestale dello Stato, coordinato dal Comandante Provinciale Sergio Costa, nei territori a cavallo tra la provincia di Napoli e Caserta, noti ai più come “Terra dei Fuochi”.

 

 

È stata riconosciuta l’attività di supporto dell’ARPA Campania all’azione investigativa attraverso il massiccio utilizzo delle strutture laboratoristiche per le prestazioni analitiche sulle matrici ambientali e vegetali indagate. Questo grazie anche alla disponibilità del Direttore Generale e del Direttore Tecnico dell’Arpac, tenuto conto del carico di lavoro in capo alle strutture tecniche agenziali, delle sempre numerose richieste di supporto da parte delle Autorità Giudiziarie e delle forze di Polizia e della strutturale sottodotazione di risorse e personale tecnico.

L’importante riconoscimento istituzionale ha riacceso in noi il ricordo del grande spirito con il quale abbiamo operato per dare sviluppo ad indagini tecnico-scientifiche nell’arco di tempo 2013 – 2017, finalizzate ad accertare non solo lo sversamento ed interramento clandestino di rifiuti tossici nei terreni destinati all’agricoltura, ma anche quanto queste condotte criminali possano aver danneggiato l’ambiente e di conseguenza gli ortaggi e la verdura.

Un lavoro di indagine accurato iniziato nel gennaio del 2013, quando a seguito di un esposto fummo attivati per un sopralluogo presso un fondo di circa 25.000 mq. coltivato a cavolfiori e interessato da un singolare “fenomeno” di ingiallimento del fogliame e di avvizzimento degli ortaggi, in due ampie zone circolari.

Da qui i primi sospetti che questo scempio fosse opera di organizzazioni criminali e di conseguenza, con la collaborazione del Comandante Provinciale del CFS – al tempo, Sergio Costa – già attivo sul territorio della Terra dei Fuochi per indagini legate alle rivelazioni del pentito Carmine Schiavone, furono eseguiti campioni di terreno e di ortaggi. Ebbene i risultati delle analisi mostrarono abnormi concentrazioni di metalli pesanti, diossine e PCB (policlorobifenili) mentre gli ortaggi presentavano piombo e cadmio.

 

 

Alla fine delle indagini si arrivò a scoprire che il fondo era stato oggetto di un traffico di rifiuti nel quale sarebbe rientrato lo sversamento e il recupero del rame da tonnellate di cavi elettrici rubati, mediante combustione delle guaine che lo ricoprono.

Questa grave situazione emersa fu l’impulso ad avviare nuove indagini su tutto il territorio della Pianura Felix. Indagini che hanno compreso lo studio di dati territoriali ed analitici, della possibile contaminazione della falda acquifera utilizzata per irrigare le colture, mediante campagne di prelevamento delle acque da numerosissimi pozzi. Furono elaborate ad hoc procedure investigative per l’accertamento degli effetti di contaminazione nel suolo, pur in mancanza di una legge per la caratterizzazione dei terreni agricoli e di analisi per specifici parametri in aggiunta a quelle previste ex lege sui prodotti ortofrutticoli.

Non sono mancati momenti di forte pressione. Questo perché nel nostro ordinamento all’epoca dei fatti non erano stati ancora introdotti i regolamenti sulla caratterizzazione delle aree destinate all’agricoltura e sull’utilizzo delle acque per uso irriguo. In altre parole, non erano stati ancora determinati i limiti di concentrazione degli inquinanti, oltre i quali vietare i terreni per la coltivazione di alimenti e impedire che le acque di falda vengano usate per irrigare le colture.

Ma anche di soddisfazione. Questo lungo periodo di attività ha infatti richiamato l’attenzione delle Istituzioni sul fenomeno dei roghi e dei tombamenti di rifiuti nei nostri territori.

Il Governo ha ritenuto necessario ed urgente emanare disposizioni per l’esecuzione di indagini tecniche dei terreni della Campania destinati all’agricoltura (DL c.d. “Terra dei fuochi”). Una norma nazionale che attribuisce direttamente compiti ad una singola Agenzia ambientale regionale. L’Arpa Campania ha sempre collaborato e continua a lavorare al campionamento e al censimento dei terreni agricoli a rischio, fornendo quei dati che in alcuni casi portano a vietare l’uso dei terreni per le coltivazioni di prodotti agroalimentari.

L’ISS – Istituto Superiore della Sanità – ha reso noto come l’inquinamento delle falde, seppur assolutamente non a livello diffuso, sia un problema concreto e misurabile, così come lo stato di salute della popolazione locale rispetto a quella nazionale.

Infine il Tribunale di Napoli ha riconosciuto il nesso causale tra camorra e discariche abusive, con la confisca di 10 milioni di euro per lo smaltimento abusivo di rifiuti (ivi compresi rifiuti tossici) di ingente quantità, anche con impatto sui terreni agricoli che sono nelle vicinanze delle discariche abusive.