L’Autore è Professore ordinario di Organizzazione dei sistemi e delle aziende di trasporto al Dipartimento di Economia dell’Università della Campania Luigi Vanvitelli.
I have a dream… E’ un passaggio di un discorso che è passato alla storia per la sua forza evocativa e per aver saputo ispirare un’innovazione sociale radicale. Umilmente, io mi inserisco nel dibattito in atto su Gente e Territorio, prendendo a prestito tale incipit. I have a dream… per il nostro sistema di trasporto locale. Purtroppo, bisogna ammetterlo: il trasporto pubblico in Campania, come in Italia, perde continuamente la sfida con il trasporto privato. Alcuni dati sintomatici: nel 2000 le autovetture circolanti immatricolate in Campania erano 2,9 milioni, nel 2019 sono 3,5 milioni, i motocicli erano 286.000 nel 2000 sono 595.000 nel 2019, per ogni bambino che nasce in Campania, vengono immatricolati 2,09 nuovi veicoli (2019), una concorrenza davvero invincibile. Ma come hanno reagito in questi anni le aziende di trasporto locale, pubbliche o private che siano? Si vede che combattono ogni giorno, in trincea potrebbe dirsi, e fanno quello che possono con le armi di cui dispongono. Alcune, come nel mito del Buon Samaritano, si “struggono” nell’offrire un servizio universale in territori abbandonati, altre si fondono tra loro, inseguendo il mito del gigante Golia e delle economie di scala, altre ancora risorgono dalle proprie ceneri come l’Araba Fenice e puntano tutto sui nuovi treni e sui nuovi bus. Le aziende pubbliche devono poi essere attentissime a non cadere nella “trappola della non conformità”, vivono in un sistema di regole e controlli così pervasivo da indurre il proprio management a impegnare molto, troppo, del loro tempo a “dover dimostrare di essere stati onesti”. Le aziende private, dal canto loro, sono invece ovviamente attentissime a non cadere nella “trappola della assenza di liquidità”, che scatta non appena vi è un minimo ritardo nei pagamenti dei contratti di servizio. Non si può chiedere davvero di più. Che sogno allora per questa “breve storia triste” del trasporto locale? Ebbene, il mio è un sogno di innovazione, è un sogno di cambiamento, è un sogno di nuove opportunità. Osservando infatti il trasporto locale, in Campania ma in Italia in genere, non può non notarsi come le aziende siano impegnate in iniziative e azioni che una nota classificazione definisce strategia di exploitation. Che significa in concreto? Le aziende si sforzano di razionalizzare, efficientare, migliorare l’esistente, cioè i loro processi tradizionali e consolidati. Inseguono una condizione di efficienza che, indispensabile dati i loro minimi margini economico finanziari, sembra sempre spostarsi più in là, proprio come i frutti che, nel famoso mito, erano irraggiungibili per Tantalo. In altri settori, in simili condizioni, alcune imprese invece hanno reagito in modo diverso. Hanno stravolto completamente quelle che si chiamano “vecchie” ricette industriali, vale a dire interpretazioni del proprio modello di business da tempo consolidate, e solo per questo, ritenute indiscutibili. Sono riuscite, invece, a ridisegnare le regole del gioco competitivo, seguendo una prospettiva che, in famoso libro, W. Chan Kim e Renée Mauborgne, due professori all’INSEAD, hanno definito dell’Oceano Blu, contrapponendola a quella tradizionale, definita dell’Oceano Rosso Sangue. Ecco, il mio sogno è che anche nel trasporto locale le aziende possano abbandonare una condizione “rosso sangue” in cui il sacrificio, i tagli del personale, l’assenza di liquidità, lo sforzo di attestare di aver rispettato tutte le norme, siano l’unica “ricetta possibile”. Perché non facilitare invece l’adozione di strategie di exploration, fondate sulla ricerca di nuove esigenze dei cittadini e su una innovativa ricombinazione di servizi di trasporto e di mobilità? Per dirla in altri termini, i servizi di trasporto in Italia e in Campania non sono molto cambiati negli ultimi 30 anni. Anche se nuove linee e bellissime stazioni sono state aperte, anche se vi sono nuovi autobus e treni dotati finanche di aria condizionata e wifi, nella sostanza poco è cambiato dai tempi delle carrozze! I passeggeri aspettano in un luogo prestabilito l’arrivo di un veicolo molto capiente; salgono e sono trasportati insieme ad una folla di sconosciuti lungo un percorso prestabilito con rigidi orari; il viaggio è più lento e lungo di quello garantito da un veicolo privato; la presenza a bordo di altre persone rende il viaggio meno piacevole, anzi nel 2020 addirittura “rischioso” a causa del COVID 19. Ma si dirà, è questa l’essenza del trasporto pubblico, cosa altro si potrebbe fare? Beh, come detto, I have a dream…
Un semplice calcolo porta a dire che ogni anno i cittadini campani spendono per il mantenimento delle loro automobili circa 7,5 miliardi di €. A titolo comparativo: il fondo nazionale trasporti per il 2020 stanzia per tutta l’Italia 4,8 miliardi di euro. Ecco, i due professori Chan Kim e Renée Mauborgne definirebbero questi 7,5 miliardi un Oceano Blu, cioè un mare di opportunità da cogliere, abbandonando la rigida separazione tra trasporto pubblico e privato, e ponendosi invece questa domanda: come fare a convincere i cittadini campani, o almeno una loro parte, a rinunciare alla propria auto e a spendere tali somme in altre modalità di trasporto? In sostanza, navigare in un Oceano Blu significa analizzare e segmentare in modo innovativo il mercato della mobilità, e significa differenziare i servizi e le tariffe in funzione delle esigenze e dell’ability to pay dei diversi segmenti.
I have a dream…, dunque, un’organizzazione dei servizi della mobilità in Campania che accentri e valorizzi in ambito pubblico le competenze in termini di pianificazione, programmazione e coordinamento della mobilità attualmente frammentate fra Regione, Città metropolitana, Comuni, Agenzie, Consorzi, e aziende stesse.
I have a dream… una pluralità di imprese, ciascuna esperta nel suo ambito, scelte con le più appropriate procedure, cui vengano affidati in modo integrato e coordinato servizi di mass transit come quelli ferroviari e di light railway, ma anche servizi di mobilità con prezzi differenziati per segmento (executive, premium e base?) e che comprendano, ad esempio, servizi di car pooling, di car sharing, di taxi collettivi, di dial a bus, di shuttle bus, di scooter sharing, di bike sharing, di noleggio con conducente, di short lease, ma finanche di Tuk Tuk (ci sono a Lisbona!), presidi di mobility management, sistemi di road pricing, sistemi di gestione integrata delle aree di sosta, di parcheggi di interscambio, ecc.
I have a dream… un sistema integrato di Intelligent Transport System che acquisisca ed elaborai in tempo reale i Big Data sulla mobilità e un unico sistema di Electronic Ticketing che agevoli i pagamenti. Si sarà notato, nel mio sogno non ci sono auto volanti o il teletrasporto: non nuove invenzioni tecnologiche ma, come ci ha insegnato Joseph Schumpeter, innovazioni di mercato basate sulla ricombinazione e integrazione di servizi già esistenti.
I have a dream… ma si potrebbe iniziare con un primo passo. La legge regionale n. 3 del 2002 del trasporto locale ha 18 anni e anche se ha avuto qualche “ritocchino”, sembra proprio avere bisogno di essere rinnovata. Sarà una sfida e una priorità per la prossima legislatura regionale? I have a dream…