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HUB turistico di Pompei, RFI vince al Consiglio di Stato

by Federico L.I. FEDERICO
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Con queste chiare e inequivoche parole il Consiglio di Stato, riunito in sede giurisdizionale, ha pubblicato il giorno 7 di questo giugno 2024 una Ordinanza che, con una gran dose di realpolitik, ha resuscitato in punto di fatto l’Hub Turistico di Via Plinio a Pompei Scavi, smantellato precedentemente dal TAR Campania, appena qualche mese fa.

Riportiamo doverosamente per stralcio integrale il testo che riapre la partita giudiziaria per iniziativa del Consiglio di Stato, che ha accolto il ricorso proposto da Rete Ferroviaria Italiana RFI – soccombente in prima istanza – chiamando il “time out”. La vittoria di primo grado della Parte privata contro i lavori pubblici dalla Rete Ferroviaria era giunta perché, ad avviso del TAR Campania, i progetti erano carenti di alcune delle tante autorizzazioni necessarie.

I Giudici romani, gerarchicamente aditi da Rete Ferroviaria, nel testo dell’Ordinanza così scrivono con insospettata, necessitata, ma perentoria chiarezza:“(…) Considerato, inoltre, che, sotto il profilo del “periculum in mora”, nel bilanciamento dei contrapposti interessi, appare prioritario quello teso alla salvaguardia dell’interesse pubblico alla realizzazione di un’opera di interesse statale strategico, inserita nel Piano operativo Fondo Sviluppo e Coesione-Infrastrutture 2014-2020, anche in considerazione del fatto che la sua mancata realizzazione, entro il mese di dicembre 2025, implicherebbe la perdita del significativo finanziamento pubblico, dell’ammontare di 30 milioni di euro, per essa stanziato…

Il Consiglio di Stato, dunque, si è fatto portavoce essenziale per la parte pubblica e, in parole povere, anzi chiare – per chi legge e per chi scrive – avvisa gli illustri Signori dei poteri autorizzatori e dei plenipotenziari dei progetti dei lavori a farsi, che hanno un semestre di tempo – fino al 19 dicembre di questo anno 2024 – per procedere sollecitamente, in nome dell’interesse pubblico. E anche a tutela dei cospicui fondi già stanziati dal Piano operativo Fondo Sviluppo e Coesione-Infrastrutture 2014-2020, trattandosi di un’Opera strategica.

In sintesi estrema, il Consiglio di Stato dice: Procedete quanto più dannatamente in fretta sia possibile, perché la posta in gioco è elevata, molto elevata. Vale circa Trenta Milioni di Euro, i quali vanno impegnati (e spesi materialmente?) entro il 31 Dicembre 2025. Ma stavolta l’interesse pubblico è fatto salvo perché esso prevale sull’interesse privato. Insomma, datevi da fare, più e meglio di quanto avete fatto finora. Avete soltanto poco più di Cinquecento giorni di tempo da oggi al 31 dicembre 2025. Con tanti saluti all’Anno Giubilare, che al 31 dicembre 2025 sarà stato cotto e mangiato, per dirla in francese.

I destinatari del messaggio sono numerosi. Tra i principali c’è RFI Italia (con i soggetti che – in qualsiasi modo o misura – sono suoi partner nella iniziativa), poi il Comune di Pompei, il Parco Archeologico di Pompei e quegli Enti e Organismi – competenti per territorio o per settore sull’HUB – che hanno “saltato” qualche passaggio autorizzatorio, previsto per Legge. Da parte del Consiglio di Stato appare chiara quindi la scelta della strategia dilatoria, forse unica via di uscita dal cul de sac in cui si era cacciata RFI Italia.

Poi si vedrà chi siano gli organi e, per essi, i soggetti responsabili dei “salti” e, comunque dei disagi, dei ritardi e dei danni che hanno funestato l’HUB Pompeiano, tanto da autorizzarci a definirlo, su queste stesse colonne di Gente e Territorio, già da qualche anno ormai, ex-HUB o anche HUB desaparecido. Oggi reaparecido definitivamente… forse.

Nel caso di RFI Italia il vulnus più vivo sembra quello della rinuncia a ogni seria Valutazione di Impatto Ambientale. Nel caso del Comune di Pompei è evidente che permangono intatte le responsabilità di Commissari prefettizi e Dirigenti tecnici i quali, nell’ultima fase commissariale, ritennero di poter surrogare il Consiglio Comunale della Città di Pompei nelle sue esclusive – e non surrogabili – competenze urbanistiche. Nel caso del Comune di Pompei, dunque, appare necessario che l’attuale Consiglio Comunale – che esprime la Giunta Amministrativa guidata dal Sindaco Lo Sapio – debba, sia pure ex post, approvare, senza se e senza ma, il nuovo assetto urbanistico dei luoghi di Via Plinio interessati dall’HUB, affrontando consensi e dissensi, come è giusto che sia.

Intanto di certo si sa solo che non sarà più un HUB di interscambio ferro/ferro, ovvero tra Rete RFI Italia e Rete EAV. Nel pacchetto urbanistico dovrebbe entrare pure, in Variante al PRG vigente, il già realizzato, angusto e discutibile cavalcaferrovia della rete RFI Italia di recente realizzato. Noi da queste colonne lo battezzammo la Variante di Roccapipirozzi, senza offesa per il grazioso paesino molisano, che deve essere stato la Musa ispiratrice per il Progetto del Cavalcaferrovia – largo poco più di otto metri, difficile già per due Bus che si incrocino – ma destinato ai tre milioni di visitatori degli Scavi di Pompei e non ai trecento abitanti roccolani.

Per quanto riguarda invece il Parco Archeologico di Pompei, in sigla ormai PAP, il problema si limita forse a una migliore valutazione della coazione di vincoli di natura archeologica e paesistica, che potrebbe avere indotto in errore materiale il tecnico valutatore nella prima fase del Progetto dell’HUB, risalente al biennio 2019-2020.

Il fatto in sé, peraltro, risulta poco rilevante, rispetto al cocente e patente Vulnus al Piano Territoriale Paesistico-PTP dei Comuni Vesuviani che si verificò con la realizzazione, nell’anno 2014, della Palazzina Uffici del Parco. Noi su queste colonne la definimmo Archeomostro, perché troppo vicina alla antica Porta Stabiana e in violazione della Zona di Protezione Integrale P.I. del detto Piano paesistico. Ma rimanemmo inascoltati.

Infine, diverse e variamente distribuite sono le residue responsabilità dei ritardi e degli errori degli altri Enti e Organismi pubblici, competenti per altri versanti e aspetti della ingarbugliata matassa tecnica amministrativa, mal gestita e mal condotta per l’ex HUB turistico Pompeiano.

D’altra parte questa matassa, stando ai rumors ricorrenti, non brilla per qualità e tempestività degli attori protagonisti e coprotagonisti. Circolano infatti voci sui ritardi e sulla cervelloticità degli espropri e dei rimborsi relativi, nonché sulla esattezza e cantierabilità dei progetti rispetto all’effettivo stato dei luoghi e alle quote stradali dei progetti che prevedono l’ulteriore scavalco delle rete ferroviaria RFI Italia, all’altezza della Via Stabiana della Città nuova di Pompei.

Essa è una antichissima direttrice tra Pompei e Stabia, in origine fluviomarina e retrodunale, ripristinata dall’uomo dopo la catastrofe Pliniana. Ma la Via Stabiana, intanto, nelle more del confronto giudiziario tra Pubblico e Privato, è stata già chiusa e sbarrata, perché dotata di un sottopasso pedonale, come riconoscimento “peloso” per un passaggio a livello soppresso. Quel sottopasso, già fatiscente per il disuso, ora è là, mai discusso o avversato da alcuno, diversamente dai sottopassi del Progetto EAV, esecrati e osteggiati al limite della legalità. E oltre. Ma anche il Progetto EAV ha i giorni contati, perché il Giubileo già oggi bussa alla porta dell’imminente 2025. Per gennaio 2025, forse soltanto Piazza Bartolo Longo sarà pronta. Insomma, i prossimi Cinquecento giorni di tempo, saranno da vivere senza soste.

Infatti nel 2027 potrebbe arrivare il riconoscimento di Pompei come Capitale della Cultura.

E poi, nel 2028, avremo il Centenario della nascita della Città nuova.

Intanto il Comune di Pompei è chiamato a dare risposte chiare e definitive sui due grandi Progetti delle Reti ferroviarie EAV e RFI Italia, che potranno cambiare volto e ruolo alla Città nuova e al Comprensorio. Ai tempi della farina fluente e delle feste appaganti, seguono sempre i tempi delle forche delle decisioni. Popolari o impopolari che siano. Altrimenti, sarà l’ennesima occasione perduta per Pompei, quella dei Vivi, perché quella dei Morti veleggia a vele spiegate verso i quattro milioni di visitatori, trainando anche l’intero Comprensorio, compresa la stessa Città nuova, che intanto macina numeri di presenze turistiche come mai prima.

Ma ci premono un paio di quesiti, prima di chiudere l’articolo. Eccoli: a fronte delle scadenze che ci attendono, può bastare una fermata settimanale dell’Alta Velocità Frecciarossa? E possiamo ancora fare a meno di un nuovo assetto urbanistico, per una accoglienza turistica adeguata?