Dal 2020 è possibile donare il corpo alla scienza, perché la ricerca possa proseguire, conoscendo direttamente l’anatomia del soggetto. E’ quanto ha fatto Sammy Basso. Conosciamo tutti la sua storia, la sua lotta contro la malattia genetica, la progeria, che lo destinava ad un invecchiamento precoce. Il suo cuore a 28 anni era quello di un ottantenne e non ha resistito.
Eppure, Sammy ha saputo e voluto lottare contro il suo destino non solo per sé ma soprattutto per gli altri, Per tutti coloro che dovessero trovarsi nella sua situazione o in malattie genetiche rare. Il suo donare il corpo è la logica, circolare conclusione di un percorso di vita tutto rivolto ad accendere i lumi della conoscenza su quello che gli era capitato.
Tuttavia, il corpo di Sammy ha un valore simbolico che esula dall’atto generoso che pure ha compiuto. Con la sua presenza ha offerto a noi tutti la possibilità di conoscere una malattia rara ma soprattutto di capire come affrontare un dramma di tale portata. Sereno, ironico, profondo, mai rancoroso verso la vita, supportato da una grande fede, Sammy ha saputo essere con il suo corpo l’emblema di come poter vivere anche in condizioni estreme.
Del resto dal corpo non si può prescindere, perché solo così si entra in contatto con il mondo. Se Sammy non avesse dato la massima visibilità al suo corpo, forse le sue parole e la sua ricerca di soluzioni non avrebbero avuto la stessa carica emotiva. Il corpo, dunque, come veicolo di comunicazione. Specie nel nostro tempo, in cui sono le immagini ad avere tanta importanza, quella di Sammy acquista tanti significati. Coraggio, suo e della famiglia, forza d’animo, impegno, serenità, ironia e tanto altro. Il suo corpo ha svolto la funzione di accrescimento dell’anima. Per Platone il corpo è un ostacolo per la conoscenza, è una patologia dell’anima e tutto quello che inerisce alla dimensione biologica allontana dalla vera conoscenza. Nel caso di Sammy invece, come dice Feuerbach, solo la verità diventata carne e sangue è verità.
Ora che il suo corpo vivo è cristallizzato nelle immagini, pur numerose, che ci restano di lui, separazione dal corpo di Sammy non vuol dire dimenticanza o cancellazione. Proprio per questo egli ha fondato un’associazione che porta il suo nome. Quello che noi dobbiamo attuare, come dice Recalcati, è una forma di nostalgia: nostalgia – gratitudine. Recalcati la definisce una visitazione, qualcosa che ci raggiunge. Quando vediamo le stelle, la loro luce proviene da corpi celesti morti milioni di anni fa, E’ quello che accade con le perdite della nostra vita: a volte si rivelano come fossero luce delle stelle morte. Chi è scomparso può continuare dentro di noi a generare luce. Questa è la gratitudine: benedire tutto ciò che è stato, perché tutto quello che ho vissuto, nel bene e nel male, è ciò che io sono
E’ il senso di gratitudine che dobbiamo a Sammy, per essere vissuto alla luce del sole e per averci donato, in un ultimo atto d’amore, il suo corpo.