La GORI è la società che gestisce il servizio idrico integrato nel distretto sarnese vesuviano della Regione Campania. E’ una società mista a prevalente capitale pubblico (i Comuni serviti ne detengono il 51%) la cui concreta operatività è però diretta dai soci privati e in buona sostanza dall’ACEA di Roma (un big nazionale dell’energia e dell’acqua).
Opera dal 2002 ed è l’unica realtà campana che si occupi veramente del ciclo integrato, ma mai come negli ultimi anni ha sofferto del caos gestionale che impera nella nostra Regione e se non si dovesse riuscire a rimettere dritta la barra del timone le conseguenze, prima di tutto per la comunità servita (circa 1,5 mil. di abitanti), sarebbero pesanti.
Per cercare di capire cosa sta succedendo siamo andati a trovare il Presidente di fresca nomina, prof. Michele Di Natale.
Professore lei viene dall’università, non è un politico, come mai ha accettato questo incarico?
La cosiddetta terza missione dell’Università prevede la realizzazione di azioni culturali e sociali finalizzate a migliorare il benessere della collettività. Ciò concretamente significa avvicinarsi al mondo reale per contribuire a risolverne i problemi, mettendo a disposizione le proprie competenze. In questo caso specifico, non si tratta solo di competenze tecniche ma anche di carattere gestionale perché il punto è quello di inserire la realtà aziendale della GORI all’interno del più articolato scenario regionale dei servizi idrici integrati.
Uno scenario caotico, nel quale addirittura la Regione stessa è gestore sia della depurazione che degli acquedotti principali.
Le cause che hanno provocato lo scenario a cui si fa riferimento sono risalenti nel tempo. Oggi si soffre, anche se con l’entrata in vigore della legge regionale 15/2015 e, specificamente, con l’istituzione dell’Ente Idrico Campano, si è finalmente avviato un processo di razionalizzazione ed efficientamento dei servizi idrici su scala regionale e, cioè, con una visione sistemica. Allo stato, infatti, il sistema è fortemente disordinato e frammentato, spesso illogico, e di conseguenza diseconomico e inefficiente. GORI con i suoi numeri – 1,5 milioni di abitanti, 500mila utenti, 5.000 km di acquedotti e quasi altrettanti di fognature, impianti di depurazione – si trova ad operare in un quadro di contorno difficile. In Campania, con la sola lodevole eccezione dell’ATO 3 (oggi Ambito Distrettuale Sarnese-Vesuviano), la legge Galli è rimasta da oltre 20 anni inattuata e viviamo ancora una situazione in cui il ciclo idrico delle acque piuttosto che integrato può definirsi disintegrato!
Nell’ultimo bilancio della GORI si parla esplicitamente di squilibrio finanziario dovuto all’alto tasso di morosità e a tariffe inadeguate.
Quello della morosità è un problema innanzitutto culturale, che si somma a una situazione socio-economica depressa presente in molte parti del territorio in cui opera la società. La morosità, inoltre, si manifesta in modo differenziato a seconda delle diverse parti del territorio dell’ambito distrettuale Sarnese-Vesuviano. In particolare, in alcune zone, dove la morosità arriva al 50%, l’atteggiamento del “non ti pago” permane nonostante tutte le campagne di informazione realizzate e nonostante si continui a spiegare chiaramente che se un utente non paga, il suo vicino di casa pagherà anche per lui. Altrove, come nel vesuviano e in penisola sorrentina, dove esistevano precedenti gestioni efficienti e consolidate (Acquedotto Vesuviano S.p.A. e ARIPS) la morosità è molto più bassa, probabilmente per una maggiore maturità e consapevolezza dei contribuenti.
Quanto al problema dello squilibrio finanziario, vorrei precisare che da neo Presidente della GORI ho subito affrontato il problema, ricorrendo anche ad una autorevole società di consulenza internazionale che garantisse indipendenza ed autonomia di giudizio, per capire in cosa consistesse tale difficoltà finanziaria. E’ emerso molto chiaramente che il problema è quello di una tariffa incapiente, che solo negli ultimi anni si sta adeguando alle effettive esigenze gestionali. La tariffa è banalmente un rapporto tra i costi sostenuti, per gestione, manutenzione, investimenti, verificati dall’AEEGSI, e il numero di metri cubi di acqua venduta, secondo il principio del full cost recovery. Quando tale rapporto non è verificato, nasce inevitabilmente uno squilibrio.
In pratica sta dicendo che bisogna aumentare le tariffe?
Non è un problema di incremento ma di squilibrio, che inevitabilmente viene a crearsi laddove i costi per la gestione e gli investimenti non trovano copertura nella tariffa o, nel caso degli investimenti, in finanziamenti pubblici. Una tariffa inadeguata genera, infatti, debiti e quando questi assumono entità rilevante bisogna onorarli. Ci sarebbe stato bisogno di aumenti graduali nel tempo, ma non è avvenuto per un lungo periodo. Solo negli ultimi anni, con l’avvento della regolazione dell’AEEGSI, la tariffa è cominciata ad essere incrementata e questo nuovo percorso potrà assicurare, certamente, la definizione della situazione debitoria creatasi.
Inoltre, ci ritroviamo senza tariffa per l’acqua all’ingrosso.
Nel luglio dell’anno scorso l’AEEGSI ha convocato a Milano il Presidente dell’EIC, i Commissari degli Enti d’Ambito ed i principali gestori campani (Regione, Acqua Campania S.p.A., GORI), rappresentandogli la necessità di pervenire ad un equilibrio complessivo del sistema dei servizi idrici regionali. Il punto di partenza è fissare il prezzo dell’acqua all’ingrosso, quello cioè che la Regione applica ai gestori al dettaglio (tra cui ABC e GORI). Si sta lavorando per arrivare a questo “numeretto magico”, che è il primo elemento di verità. La tariffa, ripeto, deve coprire i costi di tutti i gestori, altrimenti, come successo finora, nascono debiti che aumentano sempre di più e che verranno (immoralmente) addossati sui nostri figli, incolpevoli per tale situazione.
Nel bilancio della GORI si parla anche di incapacità di far fronte agli impegni verso la Regione.
Per le ragioni che ci siamo detti, nel 2013, la GORI ha sottoscritto con la Regione un atto transattivo che prevede un piano di rientro, ad oggi regolarmente rispettato, della debitoria maturata fino a quel momento. Tuttavia, il perdurare della inadeguatezza tariffaria (seppure incrementata) continua, purtroppo, a produrre difficoltà finanziarie ed è per questo che, a partire dall’incontro con l’AEEGSI, si sta cercando di dare una svolta definitiva rimuovendo le cause che determinano gli squilibri. Peraltro, questa è l’attività che sta svolgendo con assoluto impegno l’EIC (Ente Idrico Campano), previsto dalla legge regionale n. 5/2015.
La Regione vende l’acqua attraverso il suo concessionario Acqua Campania, con la quale peraltro è in causa, la GORI ha rapporti diretti con questa?
Il rapporto di fornitura di acqua all’ingrosso è tra Regione e GORI. Acqua Campania è il concessionario alla riscossione della Regione. Per questo motivo si crea una triangolazione tra Regione, Acqua Campania e GORI.
Quali sono i rapporti tra la GORI e i Comuni soci?
I comuni sono 76 e ci sono situazioni molto diverse. Soprattutto, soffrono la grave carenza infrastrutturale laddove mancano le fognature, i depuratori, gli acquedotti sono vecchi. E’ un problema che viene dal passato e non può certo essere addebitato alla GORI, che tra l’altro non può risolverlo con i proventi tariffari. Occorre necessariamente fare ricorso a finanziamenti pubblici per migliorare la situazione infrastrutturale e, contemporaneamente, assicurare anche lo sviluppo del territorio. Però i cittadini e i Sindaci percepiscono l’effetto e incolpano molto spesso la GORI; ciò è, sotto un certo punto di vista, comprensibile, anche se le ragioni delle difficoltà vanno bene spiegate ai nostri interlocutori. Anche per questo ho voluto personalmente avviare con tutti i Comuni un’intesa diretta, fatta di incontri, di dialogo. Cerco di dare informazioni e di spiegare le cose, così che i rapporti siano molto più aperti e franchi e, speriamo, sempre più collaborativi.
Che significa avere un riferimento come Acea all’interno del sistema idrico campano?
Significa avere un soggetto con competenze industriali. Questo è fondamentale. Perché, per uscire dalla situazione attuale, occorre che le gestioni dei servizi idrici siano conformate a logiche industriali finalizzate all’efficientamento dei costi e al contestuale miglioramento dei servizi erogati. Tutto ciò va poi accompagnato da una costante formazione del personale.
Efficientare ed assumere significa investire.
L’attività principale di GORI deve diventare quella di investire. Ma l’investimento non può stare solo in capo al cittadino, altrimenti la tariffa dovrebbe crescere troppo, considerate anche le attuali contingenze economiche di gran parte del territorio in cui viviamo. Ci vorrebbe un tavolo tra persone senza pregiudizi per affrontare i problemi pragmaticamente e trovare le risorse; quelle potenzialmente disponibili sotto forma di finanziamenti statali e comunitari sono importanti. Capita spesso che tali finanziamenti vengano restituiti perché non si è in condizione di spenderli. E’ un problema di programmazione e progettazione: pianificare significa perseguire obiettivi reali. Se diciamo che l’infrastrutturazione è carente dobbiamo anche dire dove, come, quando, e quali sono le priorità.
Per risolvere i problemi dei quali parliamo, quale strategia è stata messa in campo?
Per quanto riguarda GORI, ci stiamo organizzando per presentare un parco progetti da sottoporre a finanziamenti pubblici. Attendiamo, a tal proposito, di lavorare a stretto contatto con l’Ente Idrico Campano non appena ultimerà, da qui a breve, la sua organizzazione interna. Spero di dare il mio contributo affinché la GORI possa essere un catalizzatore del sistema, un acceleratore di processi.
Un appello finale.
Chiedo l’istituzione di un tavolo permanente di concertazione tra tutti i soggetti a vario titolo interessati dei servizi idrici campani, nel quale si affronti il quadro nel suo insieme, per una condivisione reale delle cose da fare al fine di garantire ai cittadini un servizio efficiente.