L’augurio a Roma per il nuovo anno?
Che si svegli dal letargo nel quale è caduta ormai da troppo tempo e intraprenda un percorso capace di farla diventare una città bella, efficiente, equa, sicura e sostenibile.
Bella, come potrebbe essere grazie al suo inestimabile patrimonio archeologico- architettonico-artistico-paesaggistico, se non fosse sopraffatta da uno scempio edilizio che parte all’indomani di Roma capitale e arriva fino ai giorni nostri. La conquista della bellezza parte dal contrasto al connubio rendita fondiaria-speculazione edilizia.
Efficiente, nel soddisfare le esigenze dei suoi abitanti e dei milioni di persone che la frequentano, come deve essere una città che ha al suo interno il Centro mondiale della cristianità, dove hanno sede le Istituzioni dello Stato, che è la Capitale del suo Paese, che è il luogo di vita dei cittadini. La mobilità dolce, lo smaltimento dei rifiuti, la disponibilità di servizi e l’abbattimento dell’inquinamento sono le condizioni primarie per l’efficienza.
Equa, come deve essere una città in cui sono presenti genti diverse per razza-lingua-cultura-religione-condizione economica, alle quali deve assicurare dignità, senso di appartenenza e garanzia dei diritti civili. E’ questa la caratura di una grande città cosmopolita, multietnica, multireligiosa, poliglotta.
Sicura, anzitutto contrastando l’aggressione della grande criminalità che sempre più si impadronisce di esercizi commerciali, di imprese e di attività finanziarie, oltre ad esercitare giornalmente il taglieggiamento e l’usura. Ma anche rifiutando la falsa equazione immigrato-irregolare-diverso=criminale, che da adito alle spinte più retrive verso il razzismo e la violenza. Per la sicurezza, l’inclusione sociale è necessaria al pari del contrasto al crimine.
Sostenibile, ossia una città che cresca e si trasformi in modo attento a garantire che la qualità del suo patrimonio urbano non solo migliori ma si conservi per la sua trasmissibilità. Le regole da cui partire sono il freno al consumo di suolo e la rigenerazione urbana, che significa il ritorno ad una urbanistica consapevole della sua natura etica e della sua appartenenza pubblica.
E’ un augurio che si può avverare?
E’ possibile se si capisce che quello che occorre – ma di cui oggi non si vede traccia – è una “Idea di Roma” che parta dalla sua storia, dalla sua cultura e dai suoi luoghi e ne progetti il futuro.
Perché, come sosteneva Cederna, “senza un’idea di città e senza una buona urbanistica deperisce l’intero organismo urbano”.