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Giù la Vela Verde. Salzano de Luna racconta il suo progetto

by Flavio Cioffi
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Abbattimento degli edifici denominati “Vele A, C e D”, riqualificazione della “Vela B” e sistemazione degli spazi aperti risultanti dalla demolizione. Questo è Restart Scampia, il programma di riqualificazione urbana dell’intera area delle famose Vele. E’ di pochi giorni fa l’avvio dell’intervento relativo alla Vela A, o Vela Verde, i cui lavori sono stati progettati e sono diretti da Nicola Salzano de Luna al quale abbiamo chiesto di aiutarci a comprendere meglio come si svolgeranno le attività.

Cominciamo col chiarire chi fa cosa.

Il Comune di Napoli è l’Ente appaltante e il Responsabile del procedimento è l’architetto Massimo Santoro. Il raggruppamento che si è aggiudicato la gara pubblica per la progettazione esecutiva e la direzione dei lavori di 1° stralcio – abbattimento della “Vela A” è formato dalla mia Servizi Integrati di Napoli e dalla 3TI di Roma. Io sono il Direttore dei Lavori. L’impresa esecutrice è la D&D Costruzioni Generali che ha sede a Quarto.

Cosa prevede esattamente il progetto?

Si deve procedere ad una demolizione controllata dell’edificio perché, per la sua tipologia strutturale, non è possibile demolirlo con gli esplosivi. In passato, poiché le Vele sono alte circa 50 metri e non esistevano macchinari che avessero un tale sbraccio, bisognava procedere con un sistema misto o con rampe che diminuissero l’altezza del fabbricato rispetto al piano di lavorazione. Oggi invece sono presenti sul mercato pinze demolitrici con queste altezze di sbraccio, mai usate finora a Napoli, ed è quindi possibile procedere tranquillamente ad una rapida demolizione cosiddetta controllata, senza uso di esplosivi. Per le sue caratteristiche, la Vela, se demolita con gli esplosivi, si adagerebbe su uno dei due lati e comunque, una volta a terra, si dovrebbe procedere alla frantumazione. Infatti, la struttura della Vela è alveolare e non si può farla implodere come una struttura fatta da pilastri e travi che vanno in collasso e quindi, appunto, implodono.

Prima della demolizione però c’è da fare la bonifica.

Esatto. Intanto, in collaborazione con Asia, si sta provvedendo ad allontanare e smaltire i rifiuti, cosiddetti impropri, abbandonati dagli occupanti. Il lavoro durerà una ventina di giorni. Quindi, si procederà alla rimozione dell’amianto.

Amianto? La gente viveva con l’amianto in casa?

E continua a farlo, le altre Vele sono ancora parzialmente abitate. All’epoca della costruzione l’amianto venne usato per i parapetti delle balconate di cucina che guardano all’interno e per quelli delle scale che accedono dalla passerella. Allora non era vietato. Però va precisato che nel tempo si è avuta l’accortezza di verniciare i parapetti con una pittura al minio d piombo che contiene e blocca il processo di esfoliazione. Infatti, non c’è bisogno di confinamento.

Ma non è finita qui.

No, c’è lo strip-out. Ossia la rimozione dalla struttura vera e propria di tutti i materiali legnosi, la plastica, l’alluminio, il ferro. Sarà un’attività abbastanza veloce, anche perché gli inquilini hanno smontato buona parte degli infissi e li hanno portati via.

E quando inizierà la demolizione vera e propria?

Entro luglio. Diciamo che la prima pinzata sarà data sicuramente prima dell’estate. Dopo la demolizione si eseguirà la separazione tra il materiale ferroso e gli inerti. Poi verrà montato un frantoio alla base dell’edificio, nel quale la materia cosiddetta prima-seconda verrà frantumata per essere reimpiegata per colmare i due livelli interrati esistenti sotto la Vela e realizzare nell’area di sedime un grosso piazzale da dedicare ad attività varie.

Il tutto quando finirà?

Entro il prossimo dicembre, certamente.

E poi?

Saranno demolite le altre due Vele, la C e la D, e la Vela B sarà riqualificata. Quindi sarà bandito un concorso internazionale per la nuova destinazione delle aree, che comunque, grazie alle opere provvisionali che si andranno a realizzare, avranno nel frattempo un utilizzo probabilmente migliore di quello precedente.

In che senso le scelte architettoniche originarie furono tradite nella fase esecutiva?

Il progetto di Franz Di Salvo aveva tutt’altre caratteristiche. La distanza tra i due corpi di fabbrica affiancati che costituiscono le Vele, era prevista di 30 metri. Invece, in alcuni casi, si riducono a 8 o 9 metri.

Però la filosofia urbanistica appare comunque almeno opinabile.

Certo, la scelta di base fatta negli anni ’60 ha portato a realizzare un quartiere dormitorio, senza servizi. Quasi un ghetto.

Come sta reagendo la cittadinanza?

In modo collaborativo, anche se con qualche cautela. All’inaugurazione dei lavori, le numerose autorità presenti si sono a un certo punto spostate sul terrazzo di una signora. Mi è piaciuta moltissimo una sua frase: le vanno trovando tutti quanti le Vele, ma le Vele non si vendono. Nel senso che in questo momento rappresentano una vetrina, ma gli abitanti non consentiranno alcuna speculazione politica.