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Francia: aborto nella Costituzione, torna la Repubblica dei diritti

by Francesca Pica
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La Francia ha deciso che la libertà di scegliere l’aborto entrerà nella Costituzione, è una prima volta assoluta, un precedente che assicura la tutela di questo diritto al livello più alto della giustizia, in un momento in cui in diverse parti del mondo è negato o rimesso in discussione. Il testo non dice “diritto di aborto”, parla di esercizio di libertà garantita: la tutela della libertà delle donne di interrompere volontariamente la gravidanza era stata promessa dal presidente Emmanuel Macron dopo i passi indietro fatti negli Stati Uniti con il ribaltamento da parte della Corte Suprema della sentenza del 1973, in cui venne sancita la mancanza di riconoscimento costituzionale del diritto all’aborto.

«Quando i diritti delle donne sono attaccati nel mondo – aveva detto il premier Gabriel Attal – la Francia si mobilita e si pone all’avanguardia del progresso». Non è, invece, diritto costituzionale quello all’obiezione di coscienza che pure resta nella legge ordinaria per cui l’aborto è legale entro le 14 settimane dal concepimento.

La decisione più che portare implicazioni pratiche, rafforza una scelta ideologica. La Costituzione, infatti, non è una legge come le altre, è un vessillo, un patrimonio comune dei valori che guidano la convivenza sociale. Per questo, la libertà di scelta sull’interruzione di gravidanza messa lì vuol significare una sorta di trasloco dalla sede ordinaria a una sede privilegiata. Che questo avvenga in un periodo in cui le donne sono sotto attacco è ancora più importante e simbolico.

Il voto ha contato 780 voti favorevoli e solo 72 contrari; tanti, dunque, i voti delle destre, molti senatori hanno ammesso di aver cambiato idea e approvato la riforma grazie alla loro famiglia, ai figli e alle figlie. Il consenso nella società francese, ampiamente favorevole e matura in materia, ha permesso ai partiti politici, di superare le divisioni e trovare un compromesso, anche Marine Le Pen ha dovuto prenderne atto.

Ad oggi le condizioni per l’accesso all’aborto cambiamo molto tra Paesi europei, alcuni lo hanno inasprito mentre altri lo hanno esteso. Si passa dal divieto quasi totale in Polonia o Malta, alla Spagna dove è prevista la possibilità per le sedicenni di abortire senza bisogno del consenso dei genitori.

La Conferenza episcopale di Francia ha espresso «tristezza» per il voto. L’organismo episcopale si è rammaricato che «nel dibattito non sia entrato il tema delle leggi a sostegno di chi vorrebbe tenere il figlio». «L’aborto, per i vescovi, resta un’offesa alla vita al suo inizio, e non può essere visto soltanto nella prospettiva del diritto delle donne». Invece, sui diritti delle donne in Francia non si scherza e soprattutto non si torna indietro, con buona pace delle destre europee.