Tra Regione Campania e Governo Meloni siamo ai ferri corti nell’allocazione dei fondi europei di coesione. Ricorsi al Tar, sentenze del Consiglio di Stato, spietati scambi dialettici tra il Governatore De Luca, il Presidente del Consiglio e il Ministro per la coesione.
“Le guerre puniche non servono a nessuno, spero che sia la fine e ci sia una mediazione, perché questa situazione non serve alla Campania”. L’auspicio di Clemente Mastella, tra i sindaci partecipanti all’incontro promosso da Anci Campania svanisce pochi minuti dopo l’inizio del discorso di Vincenzo De Luca. Il Governatore informa le fasce tricolori di aver interessato direttamente il Quirinale della questione legata all’accordo con il Governo per i fondi di sviluppo e coesione, augurandosi una moral suasion da parte di Sergio Mattarella.
Ma De Luca va oltre e invoca una mobilitazione degli amministratori degli Enti locali in occasione della visita a Bagnoli della Presidente del Consiglio Meloni, per la firma dell’accordo che prevede l’utilizzo di 1,2 miliardi di euro (attinti proprio dal bacino dei fondi di coesione) per la riqualificazione e la bonifica dell’area ex Italsider. In un’ora di discorso De Luca ha ripercorso tutto l’articolato braccio di ferro tra Palazzo Santa Lucia e Governo, che nemmeno la Giustizia amministrativa è riuscita a risolvere. La distanza con l’esecutivo resta enorme, De Luca immagina una seconda mobilitazione a Roma, poi critica chi invoca il “dialogo istituzionale”, forse alludendo a Gaetano Manfredi. Ma il Sindaco aveva annunciato il proprio forfait all’evento. In rappresentanza di Palazzo San Giacomo c’è Teresa Armato.
Il Governatore riepiloga tutti i progetti che la Regione ha dovuto eliminare dall’originale stesura del piano di allocazione dei fondi (risalente a ottobre) e poi passa a menzionare tutte le richieste di rimodulazione di utilizzo delle risorse avanzate dal Governo, a cominciare dal miliardo e duecento milioni di euro per Bagnoli. “Un calvario di un anno, nonostante stiamo dialogando con pazienza francescana – dichiara De Luca – hanno sottratto fondi alla Campania per operazioni finte, costringendoci a eliminare progetti cantierabili domattina, come il parco a Napoli Est, lo stadio Collana, l’ospedale degli Incurabili. Con sei miliardi di euro avremmo potuto avere i cantieri aperti e invece è tutto bloccato, è una cosa irresponsabile”.
Ha proseguito De Luca: “Serve chiarezza, ci sono 180 Comuni in Campania che rischiano il dissesto finanziario e 280 che non riescono a chiudere la vecchia programmazione. Siamo a luglio del 2024 e la programmazione 2021-2027 ancora non parte. Sappiamo già che avremo dei ritardi, il blocco dei fondi ha costretto alla cancellazione anche di tanti eventi culturali negli oltre 500 Comuni della Regione”.
E intanto proprio durante l’incontro a Napoli, da Roma e dal Ministro per la Coesione territoriale e il Pnrr, Raffaele Fitto, arriva un annuncio: via libera del Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (Cipess) all’assegnazione alla Campania di 388,5 milioni del Fondo sviluppo e coesione 2021-2027, per consentire ai Comuni e agli altri beneficiari di risorse del Programma Operativo Regionale Fondo Europeo Sviluppo Regionale 2014-2020 di completare gli interventi non conclusi entro il 31 dicembre 2023, termine ultimo per l’ammissibilità della spesa dei fondi comunitari.
Onestamente, la posizione del Governo è davvero difficilmente giustificabile. Per la allocazione dei fondi europei di coesione è necessario un accordo tra la Regione e lo Stato. Nel corso di questi mesi il Governo ha cominciato a sfogliare i petali della margherita procedendo ad allocare su tutta una serie di iniziative le risorse del patto di coesione. Come si concili questo approccio con le spinte governative verso l’autonomia regionale differenziata nessuno lo sa. A meno che le Autonomie valgano solo per le regioni settentrionali, mentre verso il Sud si deve applicare il paternalismo. Questo è il quadro che si delinea da questa vicenda.