Oggi, a Strasburgo. Immagine surreale di un’aula semideserta dell’Europarlamento. Come si può vedere dalla foto, per l’Italia solo gli onorevoli Fulvio Martusciello di Forza Italia e Giosi Ferrandino del PD.
Eppure, si dovrebbe affrontare il tema del maxipiano di investimenti per fronteggiare l’emergenza Coronavirus. Non una cosa da niente. Una seduta fondamentale in vista del Consiglio Europeo del 23 aprile che deciderà sui primi 500 miliardi di euro di aiuti, dai quali dipende il futuro di milioni di famiglie. La battaglia è qui. Eppure, i presenti si contano sulle dita di una mano. Da questo non possono non scaturire un paio riflessioni.
La prima: si può davvero accusare l’Europa di essere sorda e matrigna, se ci si rifiuta di parlarle? Se non ci si alza in piedi a prendere posizione? Il suono del silenzio non convince mai nessuno e urlare in patria serve assai meno che parlare a Strasburgo. Certo, andare a Strasburgo non è (più) una passeggiata. E qui si fatica. Ma è per questo che ce li abbiamo mandati i nostri europarlamentari. O no?
La seconda: si può essere antieuropeisti se non si va all’europarlamento? E a maggior ragione: si può essere europeisti se non si va all’europarlamento? Non giudichiamo i singoli. Ma l’atteggiamento sì, e quello è deprecabile. Si rischia di dare ragione a chi non crede più, non solo all’Europa, ma alla politica. La qual cosa è pericolosa, perché tende a travolgere tutto.
Comunque, grazie a chi c’era.