Ermanno Russo, vicepresidente del Consiglio regionale di Forza Italia, già assessore all’Urbanistica della giunta di centrodestra presieduta da Stefano Caldoro, ha proposto di utilizzare i fondi europei per riconvertire le attività commerciali campane proiettandole su spazi all’aperto. Ci è sembrata una proposta interessante e gli abbiamo chiesto di dirci di più.
“Aver riaperto è una condizione necessaria ma non sufficiente per i tanti piccoli imprenditori ed esercenti della Campania. Serve uno shock fiscale per ripartire sul serio, un azzeramento delle tasse e dei canoni regionali per tutto il 2020, ad esempio, ma anche qualche idea nuova per garantire a chi non può adeguarsi alle prescrizioni rigide del COVID di continuare a fare impresa. Ecco perché ho lanciato l’idea di affidare spazi esterni, all’aperto, agli esercenti. In comodato d’uso gratuito. Senza costi aggiuntivi. Ci sono tante aree dismesse o abbandonate nella nostra regione. Un programma di trasformazione urbana potrebbe essere una soluzione per adeguarsi ai tempi e dare una speranza a chi è in difficoltà.
Il COVID ci sta costringendo ad estrovertere tutte le nostre attività, portando all’esterno, al di fuori degli spazi chiusi, abitudini e prassi prima ancorate indissolubilmente a perimetri circoscritti e magari angusti. Se da un lato questo ci consente di guardare con occhi nuovi all’ambiente che ci circonda, dall’altro crea ulteriori ostacoli alla ripresa di attività commerciali svolte storicamente al chiuso di locali ed edifici. Penso al mondo della ristorazione, a bar, pub o ristoranti ma anche a luoghi di arte, spettacolo ed intrattenimento. Una azione di trasformazione urbana che possa concedere agli esercenti spazi esterni con la formula del comodato d’uso gratuito potrebbe rappresentare una valida alternativa per chi attualmente svolge la propria attività al chiuso”.
Chi dovrebbe farlo?
“Il Governo e la Regione possono fare una verifica sulla possibilità di normare in tal senso. Il mondo è cambiato con questo lockdown e i piccoli esercenti non potranno riconvertire le loro attività se hanno già canoni di locazione onerosi da dover pagare per la sede in cui attualmente si trovano. Servono misure straordinarie per una crisi che rischia di trasformarsi al Sud e in Campania in una ecatombe socio-economica”.
Quindi a costo zero per gli esercenti?
“Non si può chiedere ad un piccolo imprenditore, al titolare di un’attività di ristorazione di pagare oltre al fitto del locale anche quello di un eventuale spazio esterno da allestire, seppur con tutte le prescrizioni del caso, ad area per consumare pasti o bevande. Sarebbe un danno che si va ad aggiungere alla beffa dei mancati incassi di questi mesi.
Con un programma regionale di riqualificazione delle aree dismesse e di spazi inutilizzati, con risorse magari a valere su fondi europei, si potrebbe immaginare di destinare superfici oggi abbandonate ad attività commerciali di questo tipo. Sul gestore ricadrebbero i costi della manutenzione ordinaria e della tutela del bene ma non anche il canone di affitto”.
Quali i rischi concreti per l’economia campana se non cambia qualcosa nelle politiche a livello nazionale e regionale?
“Come Istituzioni, siamo chiamati ad una grande prova di coraggio. Le misure ordinarie non possono essere applicate all’attuale situazione di crisi profonda che l’economia sta vivendo e continuerà ancora di più a vivere dopo l’estate. Occorre ripensare il territorio, le sue risorse, le opportunità che offre. Altrimenti saremo condannati ad una selezione darwiniana delle attività e delle imprese, con costi altissimi sia in termini di patrimonio di esperienze e di storie imprenditoriali che sotto il profilo dell’assistenza sociale. Perché è chiaro che per ogni azienda fallita ci saranno almeno tre-quattro bocche in più da sfamare per lo Stato, tra familiari e dipendenti ritrovatisi dalla sera alla mattina disoccupati”.