La foto in alto è perfetta per rappresentare il dilemma nel quale ci troviamo. Oddio, dilemma. Dubbio, perplessità, punto di domanda. Per chi votare alle prossime europee? E prima ancora: dobbiamo andare a votare? La foto è perfetta perché ritrae un cantiere in corso in uno dei più iconici monumenti nazionali, nell’unica città d’Italia veramente europea, Milano, con la Madonnina ai cui piedi sventola la bandiera della Ue. Un segno?
Alla domanda se andare a votare mi sento di rispondere tranquillamente di si. Perché no? Perché magari siamo antieuropeisti o vetero populisti antisistema corrotto? Ma il non voto di protesta, storicamente, non ha mai funzionato. Anzi, lascia la palla nel campo avversario. Meglio che i questuanti, ossia i candidati, debbano fare i conti anche con noi. E poi è un rito, un’occasione di incontro-confronto, una gradevole opportunità per dire la nostra: quello in Europa ce l’ho mandato anche io, accidenti a me.
Per chi votare è tutt’altra questione. Se non siamo convinti sostenitori a prescindere di un partito, scegliere è difficile. Se siamo di destra, abbiamo a disposizione un’offerta davvero variegata. Ultradestra, destra-destra, destra, destra-centro, centro-destra. Sovranista, antieuropeista, diversamente europeista, semi-europeista, decisamente europeista. Se siamo di sinistra, qualunque genere di sinistra, non abbiamo la sinistra. In Italia non c’è più da una vita. A meno che non pensiate, che so, che il democristiano Prodi sia di sinistra. O che lo sia il democristiano Franceschini. O addirittura l’armocromica Schlein. O il duo Renzi-Bonino. Però, e questo gli va riconosciuto, sono tutti convintamente europeisti. Qualunque sia l’Europa. A guida socialdemocratica, popolare o conservatrice, magari variamente mischiati tra loro. Comandata dalla Germania o dalla Francia. Per la guerra o contro. Se non siamo né di destra né di sinistra, nel senso che siamo andati al governo sia con la destra che con la sinistra pur di starci, possiamo votare la qualunque.
E allora che si fa? Forse, invece degli schieramenti, si potrebbe guardare ai candidati. Nell’ambito delle nostre sensibilità di principio, potremmo valutare le persone che ci chiedono il voto. Quelle che girano casa per casa, alle quali possiamo dare del tu, che ci conoscono e si ricordano di noi. Invece di seguire il divo di turno, il cantante che insegue il televoto, il leader di chissà quale nuovo Risorgimento, potremmo stringere un’alleanza con chi guarda al territorio e alla gente che lo abita. Uno che ci conosce, insomma, e che poi ci renda conto.
Non è una garanzia, per carità, ma è un tentativo onesto. L’alternativa? Affidarci alla Madonnina.