Parliamo di scuola. A Napoli. Ma questa volta ne parliamo non per recriminare o evidenziare debolezze e criticità. Vogliamo illustrare un modello positivo del fare scuola oggi, di come si possano superare brillantemente tutte le problematiche, le difficoltà, le incomprensioni che esistono nel disastrato mondo dell’educazione in Italia.
Partiamo dagli ingredienti. Lo spazio. Un ex convento di suore a Montecalvario rigenerato, gli ampi spazi disponibili riutilizzati e convertiti ad usum dei piccoli prevalentemente dei Quartieri Spagnoli, notoriamente con il tasso di dispersione scolastica tra i più alti in Italia. E’ stata acquisita la disponibilità della terza corte che completava l’antico convento che cingeva un orto-giardino conventuale, da almeno un secolo abitata da alcune famiglie e piccole attività commerciali, ma nella sua maggior parte vuota e abbandonata. Il giardino, il lato nord del piano terra, porzioni del primo piano e l’intera superficie del terzo piano, per più di 6.000mq, diventano sede di un nuovo progetto con cui l’Impresa sociale Dalla Parte Dei Bambini, FOQUS, Fondazione Bolton Hope, Con i bambini e Comune di Napoli, CNR, Università di Napoli Federico II DIARCH, Ministero Istruzione-INDIRE, Liceo Genovesi, IC “A. Ristori”, Associazione Quartieri Spagnoli, Napoli Children, Lega Ambiente Campania, Open Impact sviluppano un programma educativo per 500 bambini e ragazzi, dal nido alle scuole secondarie di primo grado, incentrato sul contrasto alla dispersione e all’abbandono, sulla cultura ambientale e gli obiettivi per uno sviluppo sostenibile.
I modi. Il progetto si chiama Eduqa, educazione ed ambiente che non saranno solo temi astratti ma forma che pone le problematiche attuali più scottanti come materia della progettazione didattica. Quante volte abbiamo lamentato la mancanza di una visione globale dell’insegnamento, quante volte abbiamo lamentato che la mano destra non sa quello che fa la sinistra. Il progetto prevede che al centro del programma educativo ci siano l’ambiente e la pedagogia attiva. Ricordiamo brevemente cosa si intende per attivismo pedagogico i cui maggiori esponenti furono Dewey e Montessori. Il bambino deve essere protagonista attivo e non recettore passivo dell’azione degli adulti, il che significa adattare i contesti educativi a sua misura, utilizzando il gioco che il bambino usa come strumento di indagine della realtà. Il bambino quindi toccherà, annuserà il proprio ambiente per farlo proprio.
La novità di Eduqa è nell’inserimento nella pedagogia attiva di temi ambientali per cui tutto il personale della scuola (direttivo, docente e non docente) viene formato sui temi dell’educazione ambientale, inaugurando una nuova figura di educatore competente.
Per farsi carico della crisi ambientale significa innanzitutto educare al rispetto del pianeta in tutte le sue componenti. La scuola deve farsi carico del problema, con tutti gli attori impegnati nella sfida della sostenibilità. L’obiettivo è cambiare il punto di vista di quanti operano nella scuola, per connetterla alla realtà esterna. La scuola non può frazionare il sapere, deve diventare collettore di proposte mirate a modificare gli atteggiamenti di adulti e bambini, insieme. Questo si legge nella home page di Foqus Fondazione Quartieri spagnoli, onlus, progetto iniziato nel 2013 e che oggi porta a compimento le sue idee di rigenerazione urbana e culturale.
La formazione del corpo docente che sarà triennale, sarà affidato ad esperti e ad enti come l’Istituto di Bioeconomia del CNR e il dipartimento di economia e politica Agraria della Federico II. Ai partecipanti viene richiesto di interagire con l’ambiente con ricerche e ricerc-azioni, in sinergia virtuosa con il territorio per conoscerlo ed ambientarvi le esperienze educative. I bambini ed i ragazzi trascorreranno buona parte della giornata in un edificio ecosostenibile, alimentato da fonti alternative, antisismico e ad alta efficienza energetica. Bello! Ottimo lo spunto e più che condivisibili i principi che animano il progetto! Tuttavia, bisogna vedere il tutto alla prova dei fatti. Ma anche se ci fosse qualche sbavatura o incongruenza è molto importante che il tutto parta da Napoli e da quella zona di Napoli da sempre simbolo di degrado culturale. Se solo riuscissimo ad essere oltre che i creatori della pizza anche i creatori e i felici fruitori di una nuova realtà educativa!