L’idea oggi di Stato dovrebbe dissolversi in una organizzazione politico-amministrativa molto snella, più funzionale e rispondente all’economia. Un dirigente è un funzionario dello Stato, non del Governo pro tempore; il suo imperativo categorico è servire il Paese, la qualità della Scuola e non la coalizione partitica vincente. Affidarsi al sistema clientelare, all’estrema discrezionalità nella valutazione dei titoli, senza giusti criteri di giudizio, nonché il sorvolare su presupposti di fatto e di diritto, non rappresentano solo delle ingiustizie, ma costituiscono fattori di sfiducia per un servizio scolastico pubblico.
La scuola ospita da sempre programmazioni serie e saperi tradizionali, è un organismo magistrale, una comunità di donne e uomini di Scuola, che seguono innanzitutto non le azioni e le norme dei governi che passano, ma le indicazioni che attraversano le epoche, che costituiscono i periodi storici, che preparano al domani. Rispondere alle richieste di tutto il personale scolastico può essere l’inizio di una forte ripresa da parte dello Stato come di ogni altra attività, per riportare la cultura e la persona al centro dell’organizzazione scolastica.
Adesso Basta! Bisogna mettere fine ad un sistema clientelare che non porta da nessuna parte!
Scelte, equità e controllo dovrebbero essere garantiti dallo Stato, che non è un ente astratto e nemico, e non da coalizioni sindacali o dalla politica del momento, che decidono sulla sorte della scuola italiana e sulle nomine, soprattutto quelle dirigenziali e di staff. E pensare che secondo i dati Istat circa 2 milioni di ragazze e ragazzi abbandonano la scuola senza sapere cosa fare e purtroppo il welfare italiano non può far nulla, perché deve già rispondere a chi è disoccupato o ha perduto il posto di lavoro. Ci si impegna nella scelta dei banchi singoli, colorati o con rotelline, e si è incuranti delle disuguaglianze culturali o familiari: uno degli aspetti fallimentari vissuti dalla nostra Scuola.
L’immagine e la fiducia che una ragazza o un ragazzo sviluppa verso lo Stato dipendono anche dalla qualità dei servizi che lo Stato gli offre. Un genitore chiede per i propri figli, scuole sicure, un’istruzione adeguata ai bisogni, insegnanti motivati, professionali. La premialità introdotta con la Buona Scuola (legge 107 del 2015) è ancora a livello marginale, ma sarebbe importante ufficializzare premi per chi lavora e si impegna di più e non prevedere, come più volte ribadito dai sindacati, aumenti stipendiali “a pioggia”. I bambini e le bambine, le studentesse e gli studenti devono trascorrere a scuola molto più tempo, tante e tanti sono lasciate/i a se stesse/i senza opportunità e a rischio di criminalità in alcune zone della nostra penisola. Mi chiedo a cosa serve insegnare l’educazione civica!
Sarebbe, quindi, auspicabile una disposizione normativa più chiara sull’argomento in considerazione del fatto che le scuole dovranno organizzarsi per la riapertura, non solo in sicurezza ma che tuteli il diritto all’istruzione. Quindi bisogna prevedere norme sul dimensionamento in vista di classi piccole, reclutamento del personale scolastico, amministrativo e ATA, revisione della normativa sulla sicurezza relativa alla responsabilità penale del dirigente scolastico in merito ai rischi del Covid-19.
E’ importante inoltre considerare il ruolo pedagogico che riveste la Scuola, affinché torni ad essere al centro del sistema Stato e non affidarsi solo a tecnici sugli eventuali rischi epidemiologici.