Le città della Campania non sono Green e la regione è tanto, davvero troppo, indietro nella sfida ecologica. E’ la fotografia scattata dall’ultimo rapporto Ecosistema Urbano 2021 stilato da Legambiente in collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore. Il dossier prende in esame 105 capoluoghi e tiene conto di 18 indicatori riguardanti sei macro-aspetti: aria, acque, rifiuti, mobilità, ambiente urbano ed energia.
“Città ferme, con poco coraggio, performance ambientali che non decollano. Tante chiacchiere che rimangono proclami di carta”. Parola di Legambiente che fa il punto sulle città campane. Nella classifica generale, rispetto allo scorso anno, quasi tutte le province peggiorano, ad eccezione di Caserta che scala di 29 posizioni attestandosi al 66esimo posto e Benevento, che rimane la prima città della regione in classifica, posizionandosi al 57esimo posto e scalando di tre posizioni. Napoli scende al 91esimo posto, restando stabilmente nella parte bassa della graduatoria. Crolla Avellino che perde ben 43 posizioni e si attesta alla 74esima. Ma la maglia nera va a Salerno che precipita al 94esimo posto contro il 77esimo dello scorso anno, ultima in Campania.
Non c’è stata nessuna evoluzione, anzi, si è tornati indietro. Pessimi i risultati sulla qualità dell’aria: la concentrazione nell’aria di biossido di azoto (NO2) costituisce, insieme al particolato sottile e all’ozono, uno dei maggiori problemi con cui le amministrazioni devono confrontarsi. In nessun capoluogo campano nel 2020 il valore medio delle concentrazioni misurate dalle centraline in ambito urbano è superiore al limite di legge di 40 pg/mc. A Salerno il valore peggiore con una media di 38,4 pg/mc.
Disfatta anche sui rifiuti, solo Avellino e Benevento superano l’obiettivo di legge del 65% di raccolta differenziata. Salerno porta a casa “solo” il 60,4%.
Ma guai a chi dice “un anno da dimenticare”. Il dossier stilato è infatti tutto da analizzare per capire quali sono i punti più critici, quali quelli dove intervenire subito. Ne abbiamo parlato con Elisa Macciocchi, per sei anni alla presidenza del circolo di Legambiente Salerno “Orizzonti” e adesso parte del direttivo.
Siamo in zona retrocessione. Salerno si posiziona al 94esimo posto, debacle un po’ in tutti i campi. Cosa è successo?
Non è tanto un discorso di posizioni, che sostanzialmente si basano su mille variabili, ed è anche fisiologico che una città “salga” o “scenda”. L’attenzione deve essere al contesto analizzato. Noi ambientalisti avevamo una grande speranza in questo momento legato al Covid, soprattutto durante il primo lockdown dove tutto sembrava sospeso. Ovvero che questo nostro “fermarci” avesse fatto bene alla città, all’ambiente. Purtroppo però, ciò che speravamo non si è realizzato, anzi, è emerso che le politiche ambientali nelle città italiane, soprattutto nel Sud e in Campania, sono ferme. C’è stata un’involuzione, abbiamo avuto un incremento dell’utilizzo dei mezzi personali a discapito di quelli pubblici, che a Salerno non solo sono depotenziati ma hanno anche dei problemi legati alla sicurezza. Come circolo Legambiente Salerno “Orizzonti”, proprio nel periodo di lockdown, avevamo interloquito con l’ex commissione mobilità del Comune e ci era sembrato che ci fosse interesse nel vedere un “futuro comune”: abbiamo parlato di percorsi ciclabili, potenziamento del trasporto pubblico, incentivi dell’utilizzo delle biciclette e anche urbanismo tattico. Finito il periodo di lockdown, nulla. Probabilmente le esigenze quotidiane hanno scalfito quell’interesse nell’evoluzione che ci immaginavamo.
Mobilità, ma non solo. Come può contribuire il circolo di Legambiente Salerno al cambiamento?
Tutto parte dall’informazione e dalla sensibilizzazione con le nostre campagne quotidiane. Non ultima “Puliamo il Mondo”, per cui abbiamo collaborato con un nutrito pubblico di ragazzi provenienti da associazioni sportive. Ci siamo dati appuntamento e abbiamo cercato non solo di fare un’azione concreta, come la bonifica di un pezzo di spiaggia, ma prima ancora abbiamo deciso di leggere la storia i cui temi principale erano i cambiamenti climatici e i problemi legati all’ambiente, costruendo un dibattito. Ma la sensibilizzazione deve essere trasversale e abbracciare diverse categorie e fasce d’età, coinvolgendo anche le industrie. Stiamo organizzando diverse iniziative, la prossima sarà la Festa dell’Albero e a gennaio ricominceremo il terzo focus, che ci piacerebbe diventasse forum, sui cambiamenti climatici per la città di Salerno. Un’iniziativa per parlare delle strategie adattive che possono essere messe in campo sul territorio.
La collaborazione tra i vari protagonisti a livello amministrativo è uno degli elementi fondamentali per la lotta verso il green. E, in questo senso, l’occasione del PNRR è una spinta, un motore in più che deve proiettarci verso una vera transizione ecologica, concreta. Ma come fare?
La governance è importante. Necessari sono i sistemi di collaborazione tra associazioni e amministratori. Tutti devono dar vita a un sistema comune che permetta di lavorare sulla tematica. Necessario gestire in maniera corretta e partecipata i fondi, proiettati insieme verso un “futuro comune”.
Pessimi risultati. Una fotografia da analizzare per guardare avanti e migliorarsi, da dove partire, subito, a Salerno?
Bisogna intervenire subito sul verde urbano. Dobbiamo migliorare subito il nostro patrimonio arboreo, che è poi strettamente collegato al miglioramento della qualità dell’ambiente, dell’aria ma anche della socialità. Il verde urbano è l’aspetto complementare e necessario alle altre tematiche.