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“Ecoballe”, lo stato dell’arte della rimozione in Campania

by Redazione
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Intervista a Claudio Marro, Direttore Tecnico di ARPACampania

 

Qual è la situazione della rimozione delle ecoballe stoccate in Campania?

Innanzitutto, la denominazione corretta è: Rifiuti prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti identificati con il Codice Europeo dei Rifiuti 19 12 12 o 19 12 11. Ci si riferisce ai milioni (circa 5,5) di tonnellate di rifiuti che negli anni 2000 furono prodotti ed accumulati in Campania in numerosi siti. Tali rifiuti derivavano dal trattamento di tritovagliatura a cui venivano, e vengono tuttora, sottoposti i rifiuti urbani prodotti dai cittadini della regione Campania, con lo scopo di selezionare le componenti a maggior valore calorico, in modo da poterne valorizzare il contenuto energetico nell’impianto di Acerra (cosiddetto termovalorizzatore). Poiché l’impianto è entrato in esercizio nel 2009, i rifiuti “secchi” prodotti dal 2001 furono imballati e stoccati in oltre 20 siti distribuiti in tutte le provincie campane. Fatta questa premessa, dai dati a disposizione della nostra Agenzia sappiamo che delle 5.455.000 tonnellate presenti depositate nel 2016, allo stato attuale, ne sono state allontanate circa 1,455 milioni di tonnellate.

E che fine hanno fatto questi 1,455 milioni di tonnellate?

L’80% circa, cioè 1,155 milioni, sono state trasportate fuori regione, in Italia e all’estero, mentre circa 300.000 tonnellate sono state riprocessate in impianti di trattamento campani per recuperare materia o per produrre il CSS (Combustibile Solido Secondario) da utilizzare come combustibile in impianti di incenerimento, cementifici, etc. (corrisponde in pratica all’ex CdR = combustibile da rifiuti). In pratica tale rifiuto è stato di nuovo lavorato per eliminare la frazioni non combustibili eventualmente presenti (vetro, metalli, inerti) ed ottenere una frazione a maggior potere calorifico.

In quali regioni italiane sono state inviate le “ecoballe”?

La Lombardia è la regione che ha accolto nei propri impianti più rifiuti, ossia circa 132 mila tonnellate pari al 40% del totale. Seguono Friuli-Venezia Giulia, Piemonte e Marche, che insieme hanno ricevuto quasi lo stesso quantitativo della Lombardia.

E all’estero? Quali sono i Paesi stranieri più coinvolti?

Il Portogallo, con quasi 230 mila tonnellate è il Paese che ha ricevuto più rifiuti, quasi il 50% del totale. Insieme ai Paesi Bassi ha ricevuto oltre il 70% dei rifiuti mandati all’estero. Altri paesi coinvolti, ma con quantitativi veramente ridotti, sono: la Germania, la Danimarca, la Bulgaria, l’Austria, la Spagna e la Svezia.

Ma cosa ci fanno poi questi Paesi o Regioni con le “Ecoballe” della Campania?

In linea generale va detto che, fatti salvi i rifiuti secchi riprocessati in Campania, il 60% delle “ecoballe” sono andate all’estero ed il 40% nelle regioni italiane. Mentre però in Italia sono privilegiate le operazioni di recupero (80% circa) all’estero circa la metà va a smaltimento e l’altra metà a recupero.

Cosa significa andare a smaltimento? In discarica?

Si, prevalentemente dobbiamo intendere smaltimento in discarica, o comunque deposito sul suolo o nel suolo, ma non si può escludere che una parte possa andare anche ad incenerimento senza grosso recupero energetico

E cosa di intende per recupero?

All’estero le nostre “ecoballe” vengono principalmente utilizzate come combustibile o come altro mezzo per produrre energia, mentre in Italia sono preferite operazioni di riciclaggio e/o recupero di altre sostanze inorganiche.

Ci sono controlli e analisi sulle ecoballe che vengono allontanate dalla regione Campania?

Voglio ricordare che il Governo italiano, con D.L. n. 185 del 25.11.2015 (convertito in Legge con modificazioni, n. 9 del 22 gennaio 2016) ha stabilito, ai sensi dell’art. 2 del citato Decreto legge, che il Presidente della Regione Campania dovesse predisporre un piano straordinario di interventi finalizzato, tra le altre cose “…allo smaltimento, ove occorra anche attraverso la messa in sicurezza permanente in situ, dei rifiuti in deposito nei diversi siti della Regione Campania risalenti al periodo emergenziale 2000/2009 e comunque non oltre il 31 dicembre 2009…”. La Regione Campania, per attuare quanto previsto dal DL, attraverso numerose Delibere di Giunta ha adottato un piano stralcio operativo di interventi di rimozione, trasporto e smaltimento in ambito comunitario e/o recupero in ambito nazionale o comunitario di rifiuti imballati e stoccati presso i siti ricompresi nei territori delle 5 province della regione.

Oltre ad aggiudicare i vari lotti messi a gara, i relativi bandi hanno previsto la caratterizzazione analitica degli stessi rifiuti da parte delle ditte aggiudicatarie. Inoltre, la Regione Campania ha stabilito di effettuare, attraverso ARPA Campania, attività di controllo durante lo svolgimento delle operazioni di campionamento in campo, nonché di caratterizzazione analitica, verificando la corretta applicazione delle metodiche di campionamento e validando i risultati analitici, sul 20% dei campioni esaminati. In sostanza, quindi, ci sono controlli di primo livello sulla qualità dei rifiuti da rimuovere che competono alle ditte aggiudicatarie e controlli di secondo livello che la Regione ha inteso affidare ad ARPAC mediante 5 specifiche convenzioni. Questi ultimi vengono effettuati a sorpresa prelevando campioni di rifiuti in contraddittorio con i laboratori incaricati dalle ditte aggiudicatarie. Si tratta quindi di controanalisi che riguardano complessivamente 1 campione su 5. Eventuali difformità vengono comunicate alla committente Regione Campania per le conseguenziali azioni o interventi. Finora le indagini di ARPAC hanno dimostrato la conformità delle analisi effettuate dai laboratori privati incaricati che hanno classificato la stragrande maggioranza delle “ecoballe” come rifiuti non pericolosi.

Dottor Marro, può sintetizzare in poche parole quanto ha appena detto?

La rimozione dei rifiuti secchi “ecoballe” procede con regolarità e i quasi 200 controlli effettuati dai tecnici di ARPAC, sia delle Aree Territoriali che dei laboratori specializzati della UOC Siti Contaminati e Bonifiche, non hanno evidenziato, finora, alcun problema. I siti di stoccaggio si stanno svuotando progressivamente di rifiuti. Certo, ci sono voluti quasi 10 anni per accumulare oltre 5,5 milioni di tonnellate di rifiuti, credo che ne occorreranno almeno 20 per rimuoverli e recuperare le aree utilizzate per il loro stoccaggio.