Domenica scorsa, al Nest, si è celebrato l’orgoglio di appartenenza alla “tribù” di San Giovanni a Teduccio. Una tribù composta di giovani artisti entusiasti della loro attività e del loro percorso che in dieci anni li ha portati ad essere ben più che una speranza per la cultura napoletana. Il grido conclusivo e liberatorio che ha riunito il pubblico è stato: “Io sono di San Giovanni a Teduccio”. Urlato a squarciagola da tutti, giovani e vecchi, accomunati dal desiderio di ritrovare un’identità.
A scatenare l’entusiasmo il concerto delle Ebbanesis, il duo formato da Viviana Cangiano e Serena Pisa che dal web ha scalato in breve tempo il percorso musicale ufficiale, arrivando alla ribalta nazionale.
Hanno presentato il loro progetto musicale Serenvivity, dal nome delle due artiste, ma strizzando l’occhio al serendipity ( attitudine a fare scoperte impreviste e fortunate, e la capacità di cogliere ed interpretare correttamente un fatto rilevante che si presenti in modo inatteso e casuale). Un percorso artistico che si riappropria, in maniera originale, della tradizione musicale napoletana e non solo, rielaborando e contaminando classici come Carmela, di Sergio Bruni, o affrontando mostri sacri internazionali come Bohemian Rapsody di Freddy Mercury, riscritta in napoletano.
Le Ebbanesis, il cui nome è ancora una volta una contaminazione, ‘e bbane (i soldi) e sis (abbreviazione di sister), hanno fatto della mescolanza di generi la loro caratteristica musicale. Nate nel 2017 con una pagina Facebook, i loro video in breve tempo hanno ottenuto un incredibile numero di visualizzazioni. Vocalmente molto brave e perfettamente armonizzate, presentano ogni loro brano, in chiave swing, in una cornice drammaturgica che ne racconta la nascita, dimostrando così di saper tenere la scena e coinvolgendo il pubblico. Le loro performance sul web funzionano benissimo perché ogni loro apparizione diventa un tassello facilmente fruibile dal popolo della rete.
Uno dei loro primi fan è stato Maurizio De Giovanni che, alla presentazione di un suo romanzo, chiese che si esibissero in Rundinella. Negli intervalli di dialogo con il pubblico, hanno ricordato la passione familiare per Viviani, che la Cangiano ricorda nel nome di battesimo, come volle il padre. Discendono dalla lunga tradizione del San Carluccio, vera fucina di talenti, dove debuttarono artisti emergenti divenuti poi grandi nomi, solo che la sperimentazione avviene ora su palcoscenici in rete. Il passaggio che le Ebbanesis devono ora affrontare è sui palcoscenici nazionali. Al Nest hanno giocato in casa, la banda di Francesco De Leva ha creato attorno a loro un caldo ed affettuoso abbraccio, mettendole in cartellone e così sapientemente attirando anche i giovani che di loro già sapevano tutto.
Quello che piace di queste due ragazze simpaticamente sfrontate, è la voglia di sperimentare e di non rimanere nei clichè, di nessun genere.
Per ora, a livello locale, fanno il pienone e si inseriscono perfettamente in quella voglia di migliorare se stessi ed il territorio che caratterizza le periferie. Specie quelle ex operaie come San Giovanni a Teduccio o Ponticelli. Questi quartieri stanno dando al loro essere marginali rispetto alla metropoli un valore aggiunto di libertà dagli stereotipi, pur mantenendo forti legami con la tradizione.