Fa tanto caldo ed io (come molti docenti) ancora sono a lavoro, il che – essendo ormai entrata ufficialmente nel secondo mese delle ferie collettivamente percepite – è molto deprimente.
Fa caldo, lo ripeto come in un celebre spot di qualche anno fa, lo stipendio viene annunciato da mesi in aumento, ma in realtà il netto in busta (lo sappiamo bene) è diminuito; funzioni accessorie, attività progettuali ed extra svolte da settembre 2022 a giugno 2023 saranno pagate non prima di settembre 2023, sicché anche quest’anno il condizionatore lo compro l’anno prossimo.
Ma, per fortuna, il Ministero mi è venuto incontro e per placare la mia atavica sete di sapere mi propone in comode date comprese tra il 27 giugno (inizio) ed il 9 settembre (fine) un utilissimo corso di formazione in modalità asincrona per divenire docente tutor dell’orientamento e/o docente orientatore, figure professionali volute dal Ministro Valditara che, lungi dal sostituire la docenza, il coordinamento, l’educazione civica, le riunioni dipartimentali e collegiali, la certificazione delle competenze, gli incontri scuola-famiglia e i viaggi di istruzione andranno ad arricchire il nostro ruolo di un nuovo, indispensabile compito: orientare gli alunni o, meglio, insegnare loro ad auto-orientarsi!
Che fortuna, direte voi. E infatti, dico io.
Tralasciamo ora che detto corso venga svolto a titolo gratuito, nel periodo di ferie ed ha carattere obbligatorio per quanti, per puro spirito di servizio, si siano fatti strappare un sì. E detto quel sì, c’è da giurarlo, saranno tutor per sempre come per sempre fu monaca la povera Gertrude. Tralasciamo, dicevo. So’ dettagli.
Dopo una sommaria immersione nel primo modulo del corso per preparare i docenti a divenire “tutor dell’orientamento”, a mio avviso, emergono incontrovertibilmente una serie di confortanti certezze che qui provo a riassumere, come nella ricetta di un delizioso cocktail estivo:
a. Un ruolo professionale ibrido ed irrisolto, passato negli anni dalla famiglia al parroco, dallo psicologo al clinico attitudinale, dal sociologo all’economista viene ora sbolognato come carico aggiuntivo al docente, sostanzialmente perché, atteso che nessuno ha capito come si svolga detto ruolo, tanto vale lo improvvisi l’insegnante così almeno fa qualcosa;
b. In ogni caso, quanto un consulente prendeva al netto per un solo giorno di orientamento costituirà ora lo stipendio, lordo, dell’insegnante orientatore dopo un anno dello stesso lavoro del consulente, con l’obbligo, però, per il malcapitato docente, di orientare decine d’individui adolescenti anziché uno. Genialata di bilancio, proprio.
c. Il livello scientifico del corso è talmente alto da far precisare al Ministero che lo ha proposto e all’Unione Europea che lo ha finanziato quanto segue: “Gli aspetti qui contenuti non riflettono necessariamente l’opinione dell’Unione Europea o della Commissione Europea o del Ministero dell’Istruzione e del Merito” (e di chi allora, del mio idraulico?), “che non possono essere ritenuti responsabili di tali scelte”. Sipario.
Una committenza degna del vescovo Ecclesio quando volle far costruire San Vitale a Ravenna o, che so io?, di Augusto con l’Eneide. Un endorsement in stile Barack Obama a sostegno della candidatura (poi, infatti, non andata a buon fine) di Hillary alla Casa Bianca, a supporto del self-empowerment del trainer tutor per evitarne burnout, dropout e suicidi (che, in estate, si sa tendono ad aumentare, poi se una ha tre mesi di ferie può essere pure che cada nella tentazione di annientamento nichilistico, se deve stare a tradurre dall’inglese ogni periodo, quindi… meglio sostenerla).
In sintesi, le famiglie italiane hanno di che gioire. Per illuminata decisione governativa si è scelta la classe professionale più demotivata e sottopagata tra quelle statali e le si è appioppato, praticamente gratis, l’incarico di orientare migliaia di adolescenti verso un futuro radioso e ricco di possibilità auto-rigenerative.
Con quali competenze? Mah direi quelle di sempre:
a. un corsetto posticcio online da fruire con la connessione domestica e che rielabora materiali già vecchi, non privi di refusi;
b. l’idea (questa sì, davvero innovativa) che si possa orientare attraverso narrazioni (tipo “occhio che il bosco è pericoloso, dal tempo di Cappuccetto”);
c. il mantra di un futuro “fluido” che, siccome è sconosciuto e ai più imprevedibile (neppure quelli pagati per farlo si azzardano più a ipotizzare scenari, tipo sociologi ed economisti), lo facciamo raccontare a quei debosciati dei docenti così la loro credibilità schizzerà al massimo. Chi, del resto, non ambirebbe come traguardo professionale a poter divulgare il seguente messaggio: “Non lo so, non mi hanno preparato, fai un po’ tu?”. Entusiasmante, vero?
Il tutto condito col solito, immancabile ingrediente: il masochismo dei docenti. Quello, come l’ombrellino sui cocktail migliori, non manca mai.
E un ombrellino, in mancanza di condizionatore, può pure fare comodo.
1 comment
Quanto vero, ahimè!
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